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“Don bomber”, il parroco che segna: «In campo vietate bugie e parolacce»

di Ernesto Bossù
“Don bomber”, il parroco che segna: «In campo vietate bugie e parolacce»

Don Francesco Ametta, 29enne di San Martino in Rio nella diocesi di Reggio Emilia, sfida nel campionato di Promozione le squadre modenesi

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SAN MARTINO IN RIO. Per ora ha all’attivo ancora zero gol rifilati alle squadre modenesi, ma nel calcio non si sa mai, anche perché la scorsa settimana si è sbloccato nella Coppa Italia di Promozione. Ha fatto il giro dello stivale la storia di don Francesco Ametta: 29 anni, sacerdote dal 2022 e ora anche… calciatore a buoni livelli.

Come nasce una passione

Attaccante della Sammartinese, squadra che, come suggerisce il nome, ha sede a San Martino in Rio, nel Reggiano, don Francesco è vice-parroco da due anni nel medesimo comune. «Fin da quando ero ragazzino amavo giocare a pallone, e prima di prendermi un periodo di pausa dettato dalla necessità di andare in seminario avevo esordito perfino in Promozione», racconta. L’avventura sul terreno di gioca don Francesco l’ha iniziata nuovamente a novembre del 2023: «In quei giorni ho chiesto alla Sammartinese se mi potessi allenare con la squadra – dice – con l’obiettivo di rimanere in forma. Prima dell’inizio della nuova stagione, quella che si sta giocando in questi mesi, la società ha deciso di tesserarmi, e allora ho cominciato ad essere presente con costanza», sottolinea il prete.

Il debutto

Il debutto di don Francesco è stato mercoledì 11 settembre, nel match che ha visto la Sammartinese scendere in campo contro la Bagnolese per una partita valida per la Coppa Italia della Promozione: «Non mi aspettavo di giocare titolare sinceramente, è stata una bella sorpresa», chiosa. E, come si suol dire, è stato un esordio da sogno, quasi divino: al terzo minuto di recupero del primo tempo Ametta ha insaccato il pallone in rete, portando momentaneamente la sua squadra a un solo gol di distanza dagli avversari. L’unico rammarico è che a vincere è stata, alla fine, la Bagnolese, impostasi di misura per 3 a 2. In campo, prosegue don Francesco, «quando scappa dalla bocca di qualcuno una parola irrispettosa ovviamente riprendo l'autore della blasfemia. Ma se devo essere sincero il clima, soprattutto con la squadra, è davvero positivo: il calcio è una bella metafora della vita, uno sport in cui il gruppo affronta le difficoltà come una comunità».

"Niente bugie”

Certo, qualcuno, specie gli avversari, amano scherzare: «Di frequente, soprattutto quando desiderano recriminare un fallo, dicono che io non posso dire bugie. E ci mancherebbe», scherza don Francesco. Ma, come si diceva, il contesto è davvero piacevole. La cosa forse più complessa, per ammissione stessa di Ametta, «è conciliare lo sport con la Chiesa. Il cuore della domenica è, per me, la celebrazione della Messa, e dunque andrò a giocare quando possibile». Al di là di ciò, però, l’Istituzione clericale «ha preso di buon grado questa mia passione per il calcio. Lo sport in generale – afferma in chiusura don Francesco – e il pallone in particolare, ha sempre significato incontro, socialità e dialogo», elementi costituenti anche della dottrina ecclesiastica. La prossima settimana la Sammartinese scenderà in campo, in Coppa, contro la Riese; nel weekend, invece, i reggiani ospiteranno in casa La Pieve di Nonantola.

Difficile che contro i granata don Francesco possa essere presente, ma per il match infrasettimanale di Coppa, invece, gli occhi saranno puntati tutti su di lui.