Telefonino bandito da scuola e pedagogisti: «È un danno prima dei 14 anni»
Ma c’è chi invita alla calma: «Molto più utile educare all’uso consapevole dello smartphone e delle nuove tecnologie»
MODENA. Il “no” del ministro all’istruzione e merito Giuseppe Valditara agli smartphone accesi in classe per gli under 14 e le forti limitazioni all’uso dello strumento per gli alunni delle superiori sono oggi rafforzate da un appello di pedagogisti, docenti, universitari, psicologi.
«Vietiamo ai minori di 14 anni - spiegano gli esperti nel testo della loro petizione apparsa su change.org - l’uso dello smartphone e proibiamo agli under 16 di aprire un profilo sui social media», propongono i primi firmatari Daniele Novara, pedagogista e direttore del Centro PsicoPedagogico (CPPP) di Piacenza e Milano e Alberto Pellai, psicoterapeuta insieme a Roberto Farnè, pedagogista dell’Alma Mater, Anna Oliverio Ferraris, psicologa dell’età evolutiva a La Sapienza, Silvia Vegetti Finzi dell’università di Pavia insieme a numerose attrici e attori come Stefano Accorsi, Paola Cortellesi, Pierfrancesco Favino, Claudia Gerini, Luisa Ranieri, Luca Zingaretti e numerosi altri tra prof e artisti.
Due i motivi principali di questo no: «Uno diretto, legato alla dipendenza. Uno indiretto, perché l’interazione con gli schermi impedisce di vivere nella vita reale le esperienze fondamentali per un corretto allenamento alla vita». Risultano invece perplessi gli esperti del digitale mentre le scuole mano a mano recepiscono le nuove regole.
Si rafforza, dunque, la decisione di “vietare” il telefonino a scuola, rispetto al tentativo di “spiegarne” l’uso, l’importanza, i limiti e i pregi. Nel testo si legge: «Se è vero che spesso le tecnologie migliorano la qualità della vita, questo non accade quando si parla di educazione nella prima infanzia e nella scuola primaria. I bambini e le bambine che utilizzano strumenti tecnologici e interagiscono con gli schermi subiscono due danni. Uno diretto, legato alla dipendenza e uno indiretto perché l’interazione con gli schermi impedisce di vivere nella vita reale le esperienze fondamentali per un corretto allenamento alla vita».
A scuola
Mentre più oltre si spiega che «nelle scuole dove lo smartphone non è ammesso, gli studenti socializzano e apprendono meglio. Prima dei 14-15 anni, il cervello emotivo dei minori è molto vulnerabile all’ingaggio dopaminergico dei social media e dei videogiochi. Anche nelle scuole bisogna essere coerenti con quello che ci dicono le neuroscienze».
Valditara, già poco dopo l’insediamento del governo Meloni, diffuse una prima circolare ministeriale che riprendeva quanto già stabilito nello Statuto degli studenti risalente addirittura al 1998 poi ripreso in una circolare del 2007 in cui si spiegava che a scuola si va per imparare e «distrarsi con i cellulari non permette di seguire le lezioni in modo proficuo». La circolare del 2022 inoltre si proponeva di ridare autorevolezza al ruolo del docente che in certe occasioni è messo fortemente in difficoltà dal telefonino sempre acceso dei ragazzi. E si arriva così all’ultima circolare rivolta ai dirigenti scolastici e ai coordinatori didattici di tutte le scuole, quella dell’11 luglio sullo «stop ai cellulari dalla scuola dell’infanzia fino alla secondaria di primo grado anche a scopo didattico a partire da settembre 2024». Il ministero, comunque, non vieta il digitale nelle aule scolastiche, ma certo, richiamando numerosi studi internazionali che analizzano la relazione tra uso del telefono anche a scopo didattico e apprendimento, lo limita fortemente.
Vista l’autonomia scolastica già oggi in molti istituti si spegne il telefonino entrando in classe. In ogni caso l’ultima circolare, arrivata in piena estate, si sta diffondendo proprio in questi primi giorni di settembre, dai dirigenti scolastici arriva a ogni prof. «Il nostro dirigente - spiega il professor Stefano Savini, docente di strumento musicale alle Ruini di Sassuolo (Modena) - ci inoltra la mail dell’ultima circolare ministeriale che ovviamente applicheremo. Personalmente, peraltro, sono favorevole a gestire in questa maniera l’uso dei telefonini. Comunque per quanto riguarda il nostro istituto, vista l’età degli studenti, già ora non è possibile utilizzare il telefono durante l’orario scolastico. Per la verità i ragazzi non potrebbero utilizzarlo neppure durante la ricreazione, come invece a volte avviene».
L’esperta digitale
«Già da alcuni anni - spiega Anna Fogarolo, esperta di educazione digitale e autrice di vari libri per l’editore Erickson - diversi dirigenti scolastici, esasperati, hanno deciso di vietare l’uso del cellulare a scuola. Ciò a causa di eventi spiacevoli come video girati durante le lezioni e diffusi via chat e fotografie usate per prendere in giro i compagni di classe. Se da un lato possiamo capire l’esasperazione dall’altra vorrei invitare tutti a riflettere sul perché si è arrivati a questi estremi e su chi dovrebbe, a questo punto, educare all’uso consapevole di internet».
Fogarolo invita a non abbandonare l’educazione digitale: «Capire come funziona la rete, le sue dinamiche, è fondamentale. È paradossale pensare che fino a pochi anni fa le università si approcciavano alla media education con entusiasmo mentre oggi siamo arrivati al divieto pur di non affrontare il problema. Lo smartphone è uno strumento utile per comunicare, conoscere e apprendere». Dunque «vietarlo anche nel caso di fini educativi e didattici è un autogol che non risolve il problema, anzi, lo delega ad altri fuori dalle mura scolastiche. E se questi altri non sanno a loro volta usare consapevolmente la rete chi si prenderà cura dell’educazione digitale di ragazzi e ragazze?». l