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L’analisi

Mercato dell’auto in crisi, a Modena vendite crollate del 30%

di Manuel Marinelli
Mercato dell’auto in crisi, a Modena vendite crollate del 30%

In provincia la contrazione è superiore alla media nazionale, con appena 1.339 auto immatricolate nei primi otto mesi del 2024. Gli agenti di commercio: «Il Governo adegui il tetto di deducibilità». Vincenzo Credi, presidente Aci: «Il problema sono i costi troppo elevati dei nuovi modelli»

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MODENA. Auto elettrica, ibrida, a benzina o diesel? Forse la risposta media degli italiani, modenesi inclusi, a questa domanda potrebbe essere più o meno questa: “nessuna”, o meglio, “mi tengo quella che ho adesso”. I numeri certificano ampiamente la situazione del mercato dell’auto: «Nei primi otto mesi del 2024 sono state immatricolate in provincia di Modena 1.339 auto, quasi il 30 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. Ciò a fronte di un calo a livello nazionale, tra il 2023 ed il 2024, del 16 per cento».

L’allarme degli agenti di commercio

A dirlo è Davide Govi, presidente provinciale di Fnaarc Confcommercio, che rappresenta la categoria degli agenti di commercio. Prezzi sempre più alti, sia per il nuovo che per l’usato, tassi di interesse che sfiorano il 9 per cento e una generale incertezza sul futuro: queste le motivazioni che hanno causato una decisa frenata nelle vendite di automobili. Il mercato dell’auto nel nostro Paese continua a versare in una crisi profonda, confermata da numeri tutt’altro che confortanti. E Modena, in tal senso, fa addirittura peggio dei dati nazionali. «Noi agenti siamo fra i maggiori clienti delle case automobilistiche perché l’auto è un bene strumentale primario ed aumentando il tetto di deducibilità ci sarebbe una maggiore propensione al rinnovo del parco auto con un conseguente sostegno ad un mercato dell’auto che non brilla da anni. È fondamentale che il Governo, in occasione della stesura della legge finanziaria, accolga la nostra richiesta di adeguamento dei massimali di deducibilità».

«Anche quest’anno continueremo a fare tutto il possibile per sensibilizzare la politica su questo tema ed ottenere l’adeguamento fiscale ai parametri attuali di mercato, permettendo così alla categoria l’acquisto di auto sicure ed in linea con i lunghi percorsi che gli agenti devono sostenere ogni giorno», prosegue Govi a proposito dello spinoso tema della deducibilità del costo per l’acquisto dell’automobile, che per gli agenti di commercio rappresenta il proprio “ufficio mobile”, soggetto ad usura rapida considerata la media di 60mila chilometri percorsi annualmente.

«Torniamo a chiedere con forza che il Governo, nella prossima manovra finanziaria, adegui finalmente il tetto di deducibilità dell’auto, fermo dal 1986, mai più aggiornato, ma solo convertito in 25 mila e 822 euro: una cifra anacronistica rispetto agli attuali valori di mercato delle automobili nuove, i cui prezzi sono peraltro aumentati del 45 per cento solo nell’ultimo decennio» conclude Govi.

Il parere del presidente di Aci Modena

Sul tema è intervenuto anche Vincenzo Credi, presidente di Aci Modena: «Il problema è legato ai prezzi troppo elevati. Adesso per una macchina nuova si spendono 40mila euro quasi senza accorgersene, i costi sono lievitati negli ultimi anni. Ma gli stipendi sono sempre quelli, la storia la conosciamo. L’unica nota positiva è la sicurezza: gli aiuti alla guida delle auto moderne sono davvero utili. Inoltre c’è il tema dell’auto elettrica: non siamo ancora strutturati, mancano le colonnine, i tempi di ricarica sono lunghi... Insomma non siamo ancora pronti. Parlo per esperienza personale, visto che ho una macchina elettrica e per fare il pieno ci metto ore. Lasciare l’endotermico nel 2035 mi sembra una scelta precoce, come detto a livello infrastrutturale siamo indietro. E poi ci sono motori diesel Euro 6 che inquinano pochissimo, ma che ora non vengono più prodotti. Per dare una spinta servirebbero incentivi seri per l’utente finale, la gente va aiutata anche se il parco macchine è sicuramente enorme. I tassi sui finanziamenti adesso sfiorano il 9 per cento, prima eravamo intorno al 3/4. La differenza è notevole». conclude Credi.

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