Gazzetta di Modena

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La storia

Venturi, un secolo di vita a Modena tra arte, sogni e tradizione

di Ernesto Bossù
Venturi, un secolo di vita a Modena tra arte, sogni e tradizione

La dirigente Paolino: «Ci sentiamo responsabili custodi di questa eredità»

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«Auguri, Venturi».

Tra le sedi di via dei Servi, via delle Belle Arti – la principale, nonché quella storica –, e via Ganaceto l’emozione è palpabile: lo storico istituto scolastico modenese compie cent’anni, un traguardo «che rappresenta un’emozione e un vanto. Ma tutto questo – sottolinea la dirigente scolastica, Luigia Paolino – consegna anche un’eredità della quale noi, che siamo qui adesso a svolgere il lavoro nobile di insegnanti, ci sentiamo responsabili e custodi».

«Un passo avanti»

Senso di appartenenza, quindi, ma pure la voglia di migliorarsi sempre di più. L’istituto nel corso degli anni è cresciuto in maniera esponenziale. Il liceo artistico vanta ora ben cinque indirizzi – Architettura e ambiente, Arti figurative e Plastico-Pittoriche, Design della Ceramica, Design legno e arredamento, Grafica – e il professionale quello di Servizi culturali e dello spettacolo. Non solo: con 65 classi e oltre 1.500 studenti è diventato ormai un punto di riferimento su scala regionale.

«Basta guardare le foto d’epoca negli anni Quaranta e Cinquanta – sottolinea la dirigente scolastica – per capire che quei ragazzi e, soprattutto, quelle tantissime ragazze erano già un passo avanti. Sta qui la forza del Venturi: nel saper costruire il proprio presente e il proprio futuro conservando l’emozione e la responsabilità del passato. Guardando, insomma, a ciò che è stato con gli occhi dell’avanguardia».

Il 1° novembre 1924 la prima campanella

Una storia, quella dell’istituto modenese, lunga formalmente un secolo. Siamo nel 1923 quando, per emanazione di un Regio decreto, si gettano le basi per la nascita della scuola. Il primo novembre dell’anno successivo l’istituto apre i propri cancelli, diventando parte del sistema scolastico nazionale. Il Venturi di allora era una scuola con intendimenti prevalentemente pratici, pensata per addestrare giovani artefici al lavoro di officina e alla produzione di opere d’arte applicata. È da quel momento che prima il Regio istituto d’arte, poi l’istituto statale d’arte e infine, dai primi anni Duemila, il Liceo artistico e il corso professionale Venturi, tutti eredi della tradizione Sette-Ottocentesca dell’Accademia Atestina, hanno percorso il loro primo secolo di vita, come scuole e come laboratori creativi di libertà artistica. Ma l’eredità è ancora più ampia.

Una passione più antica

Fin dal lontano 1600, gruppi di giovani appassionati di arte avevano l’abitudine di riunirsi in Scuole o Accademie di Pittura, nate attorno a celebri artisti che, senza alcun compenso, per puro amore dell’arte, ne diventavano Maestri. Si incontravano nel sottotetto del Palazzo Civico, dove si tenevano anche le Accademie del nudo, diventate popolari ovunque dopo l’esempio dei Carracci a Bologna.

Questo metodo di insegnamento durò per oltre un secolo, fino a quando, nel 1750, sotto l’auspicio del Municipio, nacque una vera e propria Accademia grazie a venti artisti divisi in tre branche: architetti, pittori e scultori. Nel 1785, il Duca di Modena Ercole III decise di fondare una regolare Scuola di Belle Arti, che in soli cinque anni divenne una grande accademia.

Nel 1878, durante una pericolosa ondata di soppressioni, i professori riuscirono a salvare la scuola trasformandola nel Regio Istituto di Belle Arti. L’intento era quello di tutelare un vero e proprio gioiellino: nel 1872, peraltro lo stesso anno della premiazione del giovane scolaro Adolfo Venturi, alcune opere di scolari furono accolte nella Mostra Nazionale di Milano, dimostrando la validità del metodo di insegnamento, l’adeguatezza delle attrezzature scolastiche e, dal punto di vista economico, l’autosufficienza della scuola.

«Cento anni di futuro»

«Forse è banale dirlo – chiosa in conclusione Luigia Paolino – ma questo centenario di vita scolastica per l’istituto ha il senso di un ponte verso il futuro. Il Venturi guarda avanti, vive nella tecnologia, nei valori dell’identità dei giovani, e vive nei linguaggi espressivi che si rinnovano e si modificano. Tutto questo, ed è la cosa davvero speciale, è che lo fa con ironia, con la sensibilità di chi vede le cose per traverso, con un occhio forse sbilenco ma che coglie ciò che non si vede. Noi sappiamo cosa significa compiere cent’anni: vuol dire che il futuro è alle spalle. Per il Venturi cento anni di scuola sono cento anni di futuro», conclude la dirigente scolastica.

E per festeggiare lo straordinario traguardo sono pronti a una lunga serie di eventi e ricorrenze, che celebreranno la straordinaria storia di una delle istituzioni scolastiche della città, dove migliaia di modenesi hanno studiato, sognato e seguito la propria vena artistica.