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La protesta

Modena, alberi abbattuti accanto al Secchia: «Perché tagliare 50 ettari di bosco?»

di Gabriele Farina
Modena, alberi abbattuti accanto al Secchia: «Perché tagliare 50 ettari di bosco?»

Il comitato Difendiamo il parco fluviale del Secchia critica i lavori di Aipo per ampliare la cassa d'espansione e manifesta a Marzaglia

04 settembre 2024
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MODENA. «Perché tagliare cinquanta ettari di bosco?». Il comitato “Difendiamo il parco fluviale del Secchia” è sceso ieri mattina in campo contro i tagli in atto ormai da mesi per ampliare la cassa d’espansione con fondi del Pnrr.
Il gruppo s’è riunito a Marzaglia Vecchia e ha esplorato il percorso che corre lungo l’argine del fiume. Un modo per mostrare ai cittadini «l’ecocidio del Secchia», come lo hanno definito gli esponenti sul gruppo Facebook.
«L’area è lunga più o meno un chilometro e mezzo e larga trecento metri – ha detto Aldo Meschiari a nome del comitato – Stiamo parlando di circa cinquanta ettari di bosco in cui gli alberi sono stati tutti tagliati».
Il comitato ha realizzato due video, servendosi di droni. Le immagini dall’alto hanno mostrato la vastità dell’area coinvolta. Il sopralluogo di ieri ha reso la prospettiva più vicina agli alberi tagliati.
A un certo punto, due volontari sono scesi dal percorso, salendo su una catasta di alberi tagliati per esporre sulla legna lo striscione con il nome del comitato.
Si tratta di salici e pioppi bianchi, come risulta dal progetto di Aipo. Nella tavola si legge che sono interventi di adeguamento e messa in sicurezza della cassa di laminazione ai sensi di legge.
«Puoi mettere in sicurezza il territorio, alzando gli argini e allargando le casse di espansione – ha obiettato Meschiari – Non c’è bisogno di radere al suolo cinquanta ettari di foresta».
L’esponente del comitato ha quindi citato Mario Tozzi e il libro “Oltre il fango” per ribadire l’importanza della vegetazione nei pressi degli argini. «Le foreste ripariali hanno la funzione di frenare le piene – ha osservato – e rendere più solido il terreno».
Durante il sopralluogo, i lavori nell’area andavano avanti e i mugugni dei manifestanti erano evidenti. «Va bene alzare gli argini, come hanno fatto a Ponte Alto, e ampliare le casse, ma perché devi tagliare la foresta? – ha insistito Meschiari – Gli alberi sono un elemento di sicurezza: se li tagli, metti in insicurezza il territorio, che è adesso è molto più vulnerabile e soggetto alle erosioni».
Il comitato s’è ritrovato nelle vesti di Cassandra: ha messo in guardia, non venendo ascoltato. «Abbiamo sempre detto che stavano tagliando tutto – ha precisato – Ci hanno risposto che non pensavano che facessero questo disastro. Una volta scoppiato il bubbone, qualcosa devono dire. Nessuno è però mai venuto a controllare».
Nello specifico, il comitato si è rivolto ai Comuni di Modena, Campogalliano e Rubiera. «In una zona molto inquinata come la pianura tra Modena e Reggio Emilia hanno tolto un polmone verde – ha denunciato – che catturava migliaia di tonnellate di anidride carbonica all’anno e anche polveri sottili, rinfrescando la zona».
Meschiari è tornato dunque a trattare l’aspetto della sicurezza. «Gli alberi sono la prima barriera contro le piene e le alluvioni – ha aggiunto – perché frenano l’acqua e consolidano il terreno».
Nel progetto di Aipo sono previsti interventi compensativi a sud dell’area soggetta all’intervento. Per il comitato non basta a evitare un «atto di guerra contro il patrimonio ambientale».

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