Gazzetta di Modena

Modena

Il provvedimento

Il prete lefebvriano don Crescimanno interdetto dalla Chiesa: «Amareggiato, obbedirò»

di Serena Arbizzi
Il prete lefebvriano don Crescimanno interdetto dalla Chiesa: «Amareggiato, obbedirò»

Pena canonica al sacerdote modenese per le celebrazioni "abusive" in una cooperativa agricola a Sassuolo, dopo i richiami del vescovo della diocesi di Reggio Emilia monsignor Giacomo Morandi: «Ho cercato sempre un dialogo»

02 settembre 2024
3 MINUTI DI LETTURA





SASSUOLO. «La prima cosa che ho provato quando ho ricevuto quel provvedimento è un senso di amarezza: ho cercato sempre il dialogo. Ma farò di tutto per esprimere ubbidienza».

La pena canonica

Dopo i richiami all’ordine e il divieto di svolgere qualsiasi tipo di attività spirituale emessi dall’arcivescovo Giacomo Morandi, ora è arrivata la pena canonica “dell’interdetto” a carico di don Claudio Crescimanno. Pena che ha l’effetto di impedire l’accesso a tutte o gran parte delle funzioni della Chiesa in un luogo particolare. Insieme a don Andrea Maccabiani, don Claudio ha dato vita alle celebrazioni religiose della “Cittadella della Divina Misericordia”. Si tratta di messe ed eventi portati avanti negli spazi di una cooperativa agricola nei colli di Casalgrande Alto, con la partecipazione di fedeli reggiani e sassolesi: in tutto tra i 150 e i 160.

La comunità lefevbriana

La vicenda era finita anche in Consiglio comunale e aveva fatto molto discutere per vari aspetti, come l’assenza di precauzioni contro il Covid e l’utilizzo del messale in latino. Ai richiami dell’arcivescovo la comunità aveva sempre fatto spallucce, esprimendo vicinanza al mondo del francese Marcel Lefevbre in un mix di tradizionalismo, conservatorismo e posizioni impermeabili che aveva condotto, a fine 2021, all’intervento della Diocesi reggiana, dopo diversi passaggi con gli uffici della Santa Sede.

Le parole di don Crescimanno

Don Crescimanno spiega di aver «ricevuto il provvedimento venerdì. Sapevo che esisteva un procedimento in corso al quale però non ho partecipato anche per questioni personali. Al di là di questo, non avevo avuto notizie precise sul fatto che l’iter stava arrivando a conclusione. La prima cosa provata è un senso di amarezza. Io ho cercato sempre, e se fosse possibile cercherei anche adesso, un dialogo con il vescovo per capire se è possibile trovare punto d’incontro».

Quando i sacerdoti sono arrivati a Casalgrande Alto la Diocesi era retta dall’arcivescovo Camisasca.

«Riponevo grandi speranze nell’arrivo di monsignor Morandi – confida don Crescimanno –. Ha dimostrato grande sensibilità verso i sacerdoti. Ho incontrato due volte l’arcivescovo per una specie di interrogatorio e una sola volta a quattr’occhi. Capisco che abbia moltissimi impegni, nondimeno avrei voluto incontrarlo più volte. Quando ci siamo parlati, il confronto è stato franco e sereno, pur nella diversità di alcune posizioni».

Cosa succederà ora? «Io posso rispondere per me stesso: mi sento nelle condizioni di prendere in seria considerazione la sentenza e regolarmi di conseguenza. Farò di tutto per esprimere obbedienza – commenta don Crescimanno –. Io sono, tuttavia, l’ultimo anello di quanto riguarda, invece, centinaia di migliaia di persone».

E don Crescimanno non è solo nel celebrare le messe “abusive” a Casalgrande Alto. Si vedrà, dunque, se ci saranno ulteriori colpi di scena. Nel frattempo, la Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla fa sapere che «nel rispetto della riservatezza e dei passaggi canonici, nei prossimi giorni darà conto di quanto disposto dal monsignor arcivescovo nei termini previsti dall’ordinamento».l

© RIPRODUZIONE RISERVATA