Modena, il bosco del Secchia mangiato dai lavori: «Spariti 30 ettari di alberi»
Gli ambientalisti contro il progetto della cassa di espansione del fiume per prevenire alluvioni e altre emergenze
MODENA. La sicurezza idraulica di Modena continua a destare preoccupazioni tra i cittadini e i comitati locali. Il progetto di miglioramento delle difese idrauliche, presentato come un intervento essenziale per prevenire alluvioni e altre emergenze legate al fiume Secchia, sta sollevando polemiche e dubbi tra la popolazione.
Le modifiche al progetto
Quando fu presentato, nel 2019, era stato suddiviso in tre fasi principali; la prima prevedeva il rialzo degli argini e l’allargamento della cassa di espansione del fiume. Per permettere tali lavori, è stato necessario effettuare il taglio della vegetazione lungo l’argine, un intervento che ha visto la rimozione di alberi e arbusti per un’estensione di circa 1200 metri lungo il fiume e 300 metri in profondità. Tuttavia, la situazione appare più complessa di quanto previsto. Infatti, l’area interessata dal taglio è stata significativamente ampliata: dall’iniziale proposito di fare un taglio di 10 ettari, si è arrivati a coprire un taglio di oltre 30 ettari, una quantità che va ben oltre i limiti inizialmente stabiliti. Questo massiccio intervento ha sollevato critiche non solo per la perdita di vegetazione, ma anche per le possibili conseguenze ambientali, come la desertificazione delle zone limitrofe.
La denuncia degli ambientalisti
A denunciare questa situazione è Massimo Neviani del Comitato salute ambientale di Campogalliano: «La giustificazione di questi tagli, finalizzati a migliorare la capacità della cassa di espansione non sembra trovare riscontro nei fatti – sentenzia Neviani – Per le piene più importanti, dunque, il progetto ora come ora non porterà miglioramenti sostanziali senza ulteriori interventi strutturali, visto che l’aumento della capacità della cassa sarà inferiore all’1% di quanto sarebbe necessario per mettere in sicurezza il fiume Secchia».
In particolare, un nodo cruciale è rappresentato dalla traversa, una struttura lunga 150 metri che, secondo il piano originario, doveva essere demolita e ricostruita per garantire un effettivo incremento della capacità di contenimento delle acque. Tuttavia, non ci sono notizie certe su quando e se questo intervento verrà effettivamente realizzato: «La nostra preoccupazione principale è che, senza la demolizione e la ricostruzione della traversa, l'efficacia del progetto rimarrà fortemente limitata – riprende Neviani – Senza demolire e rifare la diga, che ha errori di progetto, non ci sarà nessun miglioramento anche a fine 2026, ossia l’anno in cui è previsto il completamento dei lavori sugli argini».
La richiesta alle autorità
Intanto, i cittadini lamentano una scarsa comunicazione da parte delle autorità: «Non sappiamo quanto dureranno i lavori né quali saranno gli effetti concreti nel breve termine. Tutto è avvolto nell'incertezza», affermano. La preoccupazione è che, mentre si attende una soluzione definitiva, la sicurezza idraulica di Modena resti in bilico, con un territorio sempre più esposto al rischio di alluvioni e sempre meno ricco di aree verdi. Così, la questione resta aperta, e l'attenzione dei cittadini e dei comitati si concentra ora sulla «necessità di una maggiore trasparenza e di un reale coinvolgimento della comunità nei processi decisionali che riguardano la sicurezza e l'ambiente del territorio».