Modena, dura vita per gli autisti delle ambulanze: «Lavoriamo senza tutele e soste»
Fino a 250 ore al mese, sette giorni su sette, e nessuna copertura assicurativa
Fino a 250 ore di lavoro al mese sette giorni su sette, nessuna assicurazione alle spalle e un totale di poco più di 1.200 euro netti con partita Iva. Il tutto contrariamente a quanto previsto dal regolamento sottoscritto da Ausl e dalle organizzazioni di volontariato (OdV) della provincia di Modena, in particolare Anpas, la Croce Rossa e la Misericordia.
«Sempre più partite Iva»
Emergono nuovi dettagli sulla qualità del lavoro degli autisti soccorritori liberi professionisti che operano negli Enti appena citati per il trasporto in emergenza-urgenza e per i cosiddetti secondari, ossia gli spostamenti inter-ospedalieri, territoriali e di materiale biologico. «Nella rete Anpas è in crescita, negli ultimi anni, la pratica di rivolgersi a figure dotate di partita Iva. Si lavora senza limiti orari – racconta una fonte che esercita professione nel circuito degli autisti soccorritori all’interno delle OdV – che talvolta obbligano a fare anche due turni di fila, con dodici ore di servizio continuativo e contro le 150 di un assunto con contratto regolare. Il tutto è poi condito dall’assenza di copertura assicurativa. O meglio: ce la dobbiamo pagare noi».
«Nessuno controlla»
Condizioni di lavoro pessime che peraltro non sono permesse dal quadro normativo che regola il rapporto tra l’Azienda sanitaria e le organizzazioni di volontariato. L’accordo triennale siglato nella prima metà del 2023 ed entrato in vigore il primo luglio dello scorso anno prevede infatti che oltre ai volontari sia possibile avere personale dipendente; figure verso le quali, precisa la clausola, «deve essere considerato il costo lordo annuo della retribuzione, oltre agli oneri contributivi e assicurativi, previsti dal contratto nazionale Anpas». Ma, come ribadisce l’autista soccorritore, «l’assicurazione è completamente a nostro carico, e nessuno la viene a controllare ai liberi professionisti».
Un tema che peraltro nella convenzione tra Ausl e organizzazioni di volontariato viene chiarito in fase iniziale: «Le organizzazioni di volontariato garantiscono che i volontari o i dipendenti inseriti nelle attività siano coperti da idonee assicurazioni», viene precisato.
«Servono garanzie»
Inoltre lo scorso martedì 16 luglio, un paio di giorni dopo un primo articolo pubblicato dal nostro quotidiano sul tema, il legale di Anpas nazionale avrebbe sostenuto, in una riunione con i vertici locali della medesima organizzazione di volontariato, che non era legislativamente permesse instaurare un rapporto di collaborazione a lungo termine – quindi che duri mesi o anni – tramite partita Iva. «Ma questo non è rispettato – chiosa la fonte – e anzi, essere liberi professionisti sembra ormai diventato una condizione fondamentale per trovare lavoro nella rete di Anpas». Spulciando sui social, infatti, sono diverse le organizzazioni che, negli ultimi anni, promuovono offerte di lavoro per le quali i candidati devono possedere partita Iva. È il caso di Avap Formigine, che nel marzo del 2019 pubblicò, su Facebook, un annuncio di lavoro indirizzato a potenziali «collaboratori per effettuare servizio inter-ospedaliero e servizio di emergenza-urgenza. Necessaria partita Iva». Lo stesso è accaduto lo scorso 19 aprile sulla pagina della Croce blu di San Felice. «Qui c’è un mondo intero, fatto da tantissimi volontari, che non può essere gestito in questo modo. Vanno applicate le dovute garanzie, peraltro previste dall’accordo sottoscritto da Ausl e OdV, e fatti i necessari controlli», conclude la fonte.
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