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Continua la rinascita della Via Vandelli: sempre più appassionati sul percorso da Modena a Massa

Continua la rinascita della Via Vandelli: sempre più appassionati sul percorso da Modena a Massa

Il bilancio: «Ogni anno si stimano circa 3.000 viandanti»

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MODENA. Cinquemila e quattrocento metri di dislivello, 175 chilometri, 180 se si vuole mettere i piedi nel Tirreno, per rinfrescarli dopo una passeggiata che dura in media sette giorni.
Sono i numeri della Via Vandelli, il cammino che da Modena porta fino a Massa, una strada realizzata a metà del 1700 in appena tredici anni (grosso modo quanto c’è voluto per realizzare la complanare di Modena…) per collegare al mare le residenze dei duchi d’Este di Modena e Sassuolo.
Una Via che, come vedremo, sta rinascendo e sta venedo apprezzata via via sempre più dagli appassionati del turismo slow e degli amanti dei percorsi, degli itinerari, anche lunghi, da affrontare a piedi.

La storia
Questa la storia antica di questa strada, che ancora oggi ritroviamo in alcuni tratti della Nuova Estense. Poi ce n’è un’altra, quella della sua riscoperta. A raccontarcela è Giulio Ferrari, che di professione fa il fisico, ma che è il presidente dell’Associazione Via Vandelli APS.
«Era il 2016 e come regalo di compleanno volevo fare a piedi la via di casa – sono nato a Montale, proprio sulla Via Vandelli – Così ho cominciato a ricostruirne il percorso originale, mettendolo poi in pratica. Tappa dopo tappa, durante il cammino, ho scritto un diario che nel 2018 è stato pubblicato da Artestampa. Poi, nel 2021, è stata la volta della pubblicazione di una guida da parte di un editore specializzato, Terre di Mezzo. Credo che sia questo il momento in cui prende il via la visibilità della Via Vandelli».
Ma cosa fa l’Associazione? «Tante cose, a cominciare dalla promozione della via, la sua tutela (ci sono tanti manufatti storici nel suo percorso), l’organizzazione delle informazioni per i viandanti, ma soprattutto il coordinamento tra le amministrazioni e gli enti coinvolti a diverso titolo dal passaggio della via Vandelli sul territorio».
Stiamo parlando di tre province – Modena, Lucca e Massa Carrara, 21 comuni, diverse istituzioni con gli enti parchi, il Cai, il Fai (a proposito: la Via Vandelli si è classificata al quarto posto nel censimento dei Luoghi del Cuore organizzato proprio dal Fondo Ambiente Italiano).

Da Modena a Massa
«Giusto l’anno scorso – continua Ferrari – siamo riusciti ad ottenere, grazie alla presenza della Provincia di Modena come capofila, un protocollo al quale hanno aderito tutti gli attori della Via Vandelli a livello provinciale. Oggi abbiamo iniziato lo stesso percorso per la Toscana, con l’obiettivo di ottenere il riconoscimento regionale per questo cammino, necessario per accedere ai più importanti bandi e finanziamenti».
Cammino che, peraltro, non è l’unico del territorio: citiamo, in ordine sparso, la Via Germanico-Imperiale, la Romea Nonantolana, il Cammino di Santa Giusta e quello dell’Unione, a Vignola.
Ma la Via Vandelli rimane probabilmente quello più modenese. Un cammino che sta iniziando ad avere anche un certo risalto in termini di presenze e, quindi, di ricadute economiche.
«Non è facile valutare il numero di viandanti che praticano un cammino. Nel nostro caso stimiamo che possano essere 3.000 le persone che, partendo da Modena o da Sassuolo, ogni anno arrivano a Massa. Un numero che fa pensare che ogni notte negli agriturismi che si affacciano sulla via si fermino tre, quattro persone. Con le ricadute positive del caso: ormai a La Santona e a San Pellegrino l’effetto viandanti ha un peso notevole, per fare un solo esempio».

Turismo slow
Considerazioni che giustificano l’interesse di CNA per questa tipologia di turismo “slow”, tanto che è in corso di organizzazione un evento per affrontare specificatamente questo argomento.
«Pensiamo che i cammini rappresentino una sorta di strumento turistico adattissimo al nostro territorio – sottolinea Alberto Canovi, presidente dell’Area Appennino dell’Associazione – e per questo vogliamo indagare quali caratteristiche devono avere infrastrutture turistiche come la Via Vandelli: quali sono le aspettative dei viandanti, i loro bisogni, le modalità promozionali, in modo tale da offrire opportunità alle imprese e alla comunità ed indirizzare in questa direzione anche l’azione delle amministrazioni locali coinvolte. Ad esempio, per agevolare la nascita di attività sinergiche alla realtà dei cammini».
Perché, malgrado la crescente visibilità della via Vandelli – i viandanti oggi arrivano da tutta Italia, isole comprese (e non è uno slogan!) oltre che da altri paesi quali Francia, Germania, Olanda – cose da fare ne rimangono molte.
«Concordare un percorso ben definito, provvedere ad apporre una segnaletica vera (fino a ieri fatta da adesivi pagati di tasca mia, ma che oggi finalmente è realizzata in collaborazione con tutte le sedi Cai coinvolte nel cammino), organizzare una manutenzione continua del percorso – elenca Ferrari - trovare qualche soluzione per la ricettività e agevolare l’apertura di esercizi di servizio ai viandanti, come bar che aprano presto (i viandanti iniziano le camminate di buon mattino), lavanderie, il trasporto zaini da una tappa all’altra. Anche per questo la Via Vandelli rappresenta davvero un’opportunità di sviluppo per il nostro Appennino. La Via Vandelli ha già contribuito molto al turismo slow locale, ma le potenzialità sono tantissime, se si mette in piedi una sinergia tra associazioni, enti ed esercenti».