Modena, polemica dopo l'incendio alla Crm: «Identico a sei mesi fa, serve prevenzione»
Le fiamme nel reparto produttivo dell'azienda in via del Mercato, nel quartiere Sacca, partito anche questa volta da un nastro, forse a causa della farina
MODENA. È ripartita ieri pomeriggio la produzione nello stabilimento Crm Casa della Piada dopo il rogo che lunedì verso le 19.30 ha interessato il capannone al 41 di via Massarenti. Ovviamente è ripartita nelle altre linee, perché ci vorrà tempo per il ripristino di quella interessata dall’incendio, dove i vigili del fuoco sono rimasti al lavoro fino alle 2.30 di notte.
Le cause
Ma ieri è stata anche la giornata dei perché. Come ha fatto a incendiarsi di nuovo il reparto produttivo della stessa azienda già colpita dal fuoco il 23 gennaio? Allora si appurò che le fiamme erano partite dal nastro trasportatore che porta piadine e crescentine in cottura. E stavolta dai primi riscontri – ma sono in corso approfondimenti – pare proprio che sia accaduta la stessa cosa, ma in un’altra linea. Una linea in questo caso molto più grande, e con un reparto di confezionamento importante. L’ipotesi è che le scintille siano partite da un motore elettrico a causa di una quantità eccessiva di farina caduta all’interno. E si sa che la farina è infiammabile. Da parte sua l’azienda – che a maggio ha cambiato proprietà passando al fondo Wise Equity – ieri non ha rilasciato dichiarazioni, facendo capire che ci sono accertamenti in corso. Confermato però che non ci sono stati feriti, né intossicati.
La Cgil
La situazione è seguita da vicino dalla Cgil, con Monia Auricchio, rappresentante sindacale sia di Flai Cgil che di Filt Cgil, vista la presenza sul sito anche della società Appennino Servizi, che opera in appalto occupandosi delle spedizioni. «Due episodi nel giro di pochi mesi sono troppi – sottolinea – è vero che non ci sono stati feriti e che i sistemi di allarme hanno funzionato, ma bisogna assolutamente intervenire sulla prevenzione. Anche perché, dai riscontri che abbiamo, non sembra che gli incendi si siano verificati in circostanze eccezionali, e il problema della farina incendiabile è noto. Attendiamo di essere convocati al più presto dalla dirigenza per capire l’entità del danno e se quello che è successo avrà conseguenze occupazionali. Ci auguriamo vivamente di no, considerato anche il fatto che il precedente non aveva comportato un ricorso alla cassa integrazione grazie alla redistribuzione dei dipendenti sulle altre linee».
Il fumo
L’altro fronte è quello delle emissioni. L’incendio ha sprigionato una nube nera che ha allarmato non poco i residenti della Sacca, quartiere dove ci sono abitazioni (parecchie peraltro) insieme a grandi attività produttive. «Prima un fumo giallastro come la bile, poi un altro tipo di fumo, corposo e nero come la pece – scrivono in una lettera – e tutto è durato per quasi un’ora, dalle 19.30 alle 20.20. La gente è corsa a chiudersi in casa».
C’è ansia di sapere cos’è successo, e se ci sono state conseguenze sulla salute. Da parte sua Arpae ieri in una nota ha specificato: «Gli operatori di Arpae sono stati attivati dai vigili del fuoco e sono intervenuti sul posto. Al loro arrivo, l'incendio era ormai spento. Nelle aree circostanti era ancora presente l’odore del materiale combusto; sono state quindi effettuate alcune misure della qualità dell’aria utilizzando strumentazione a lettura diretta, che non hanno evidenziato situazioni di criticità. Dopo questi primi rilievi, necessari soprattutto per acquisire informazioni utili per gli accertamenti successivi, sono stati individuati due punti significativi nelle vicinanze, in cui sono stati avviati monitoraggi con campionatori passivi, per la ricerca di composti organici volatili (Cov) e aldeidi.
I campionatori sono stati posizionati presso le abitazioni più vicine, in particolare in via del Mercato e nel parcheggio in fondo a via Europa ed è stato poi selezionato un terzo punto di monitoraggio, che costituisce il punto di confronto. Gli esiti dei rilievi saranno resi noti appena disponibili».