Due mamme per un figlio, il tribunale dice sì a una coppia di Pavullo
Maura e Romina, legate da 17 anni e sposate dal 2021, coronano un sogno: Aurora, la loro bambina, può avere il cognome della madre biologica e di quella adottiva. Il 12 luglio è nato il fratellino Lorenzo: per lui sarà seguito lo stesso iter
PAVULLO. Oggi le coppie omosessuali in Italia possono adottare, anche se non c’è una legge specifica. L’iter è lungo, ma il risultato arriva, come testimonia la storia di Maura Chiletti e Romina Ceroni, che da pochi giorni sono a tutti gli effetti le due mamme di una bimba che porta entrambi i cognomi: Aurora Chiletti Ceroni.
La storia
Le due pavullesi sono un caso emblematico a livello provinciale. Sono legate ormai da 17 anni, e si sono sposate con unione civile nel 2021. È venuto naturale il desiderio di avere un figlio. E loro con coraggio hanno portato avanti questo progetto genitoriale. Nel 2022 all’ospedale di Sassuolo Maura ha dato alla luce Aurora, concepita con le tecniche di fecondazione eterologa da donatore anonimo. Subito dopo, assistite dall’avvocata Elena Lenzini (dello Studio Lenzini di Pavullo, specialista da 20 anni di diritto di famiglia) hanno iniziato il lungo e complesso iter dell’adozione in casi particolari, previsto dall’articolo 44, comma 1, lettera d) della legge sulle adozioni.
A fine giugno il coronamento: il Tribunale per i minorenni di Bologna, su parere conforme del pm, ha pronunciato la sentenza di adozione della piccola, aggiungendo al cognome della mamma biologica Maura Chiletti quello della mamma adottiva Romina Ceroni. Una gioia immensa per le due mamme, che poi a distanza di pochi giorni ne hanno avuta un’altra: il 12 luglio Maura ha dato alla luce, sempre a Sassuolo, il fratellino di Aurora, Lorenzo, concepito sempre con le tecniche di fecondazione eterologa da donatore anonimo. E adesso l’avvocata Lenzini e Romina intraprenderanno un iter analogo per la sua adozione.
L’avvocato
«Oggi le coppie omosessuali in Italia possono adottare – sottolinea l’avvocata Elena Lenzini – pertanto le cosiddette adozioni gay non sono più un tabù. Su questo non vi è più dubbio. Non c’è una legge che ammetta esplicitamente l’adozione delle coppie omosessuali, ma è stata la giurisprudenza, cioè i giudici italiani, a riconoscere la possibilità. Non differisce molto dall’adozione piena, quella cioè consentita solo ai coniugi. Anzi, le differenze sono irrilevanti all’atto pratico, se ad essere adottato è il figlio del partner. L’adottante sarà quindi il “genitore sociale”, il cosiddetto “step-parent”. Quando sussistano i requisiti previsti, non vi sono altre particolari restrizioni. La sola possibile si avrebbe nell’ipotesi in cui il giudice venga a conoscenza di qualche ragione che renda l’adozione contraria all’interesse del bambino. Non potrà però essere considerata una condizione impeditiva il fatto che si tratti di una coppia omosessuale».
Romina e Maura
«La telefonata con cui l’avvocata Lenzini ci ha comunicato la sentenza ci ha regalato gioia pura – commentano Romina e Maura – dopo due anni l’adozione speciale è ufficiale: per la legge siamo una famiglia. Famiglia è dove c’è amore, e tra noi l’amore ha sempre regnato sovrano: un amore sincero, profondo e incondizionato che ci ha spinte ad avere Aurora, nonostante il tortuoso e spinato labirinto legislativo italiano. Nel pentagramma di gioia infinita, una nota di rammarico, però, risuona: crediamo sia ingiusto sottoporre una famiglia ad un percorso così lungo, fatto di colloqui, valutazioni e attese, per raggiungere ciò che in realtà siamo sempre state: una famiglia. Nella speranza che la situazione nel nostro Paese possa evolvere, ci auguriamo che tutti riescano a credere sempre più in se stessi, camminando a testa alta, senza paura e vergogna. Siamo le persone che decidiamo di essere. Possiamo scegliere di lasciarci spegnere dalle delusioni o di lottare per tenere viva la luce che abbiamo dentro. Noi abbiamo scelto di essere felici, alla luce del sole. Ora, con la nascita di Lorenzo dobbiamo ricominciare l’iter da capo, ma siamo felici, perché finalmente la nostra famiglia è davvero al completo».
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