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Ecoreati, una piaga: in Emilia Romagna cemento e rifiuti sono un business

di Francesco Dondi
Ecoreati, una piaga: in Emilia Romagna cemento e rifiuti sono un business

Abusivismo e smaltimento a prezzi di saldo, Legambiente: «Una situazione non incoraggiante». Ma almeno si fanno controlli: 82mila

22 luglio 2024
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MODENA. Primo posto nel Nord Italia per controlli (82.081), quarto per reati contestati (1422) che la proiettano in 11ª posizione a livello nazionale, terzo per denunce (1532) e secondo per le sanzioni amministrative (5108). L’Emilia Romagna rimane un territorio dove le mafie fanno affari anche in ambito ambientale come emerge dal rapporto di Legambiente “Ecomafia 2024. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”. I dati, a livello nazionale, sono particolarmente preoccupanti: nel 2023 in Italia aumenta anche il numero delle persone denunciate (34.481, +30,6%), così come quello degli arresti (319, +43% rispetto al 2022) e quello dei sequestri (7.152, +19%). Tra gli illeciti, nella Penisola continua a salire la pressione del ciclo illegale del cemento (13.008 reati, +6,5%), che si conferma sempre al primo posto tra i reati ambientali; ma a preoccupare è soprattutto l’impennata degli illeciti penali nel ciclo dei rifiuti, 9.309, + 66,1% che salgono al secondo posto. Al terzo posto con 6.581 reati la filiera degli illeciti contro gli animali (dal bracconaggio alla pesca illegale, dai traffici di specie protette a quelli di animali da affezione fino agli allevamenti); seguita dagli incendi dolosi, colposi e generici con 3.691 illeciti.

La situazione emiliana

Una regione dove i controlli vengono fatti: è questo il dato significativo del contrastato agli ecoreati. Ne sono la prova i numeri degli accessi e le operazioni svolte dalle forze dell’ordine con i carabinieri Forestali tra i più attivi anche grazie alle sollecitazioni che arrivano dal basso. Perché l’Emilia Romagna rimane un territorio ad alta sensibilità ambientale e animale tanto che esposti, denunce e segnalazioni fotografano il senso civico della gente. È quindi inevitabile che laddove si denuncia - e poi si persegue - il malaffare i numeri risultino impietosi. «L'Emilia-Romagna - annota Legambiente - è al primo posto per numero di illeciti amministrativi e al terzo posto per persone denunciate, arrestate e per numero di sanzioni amministrative. La nostra regione è anche salita in classifica per quanto riguarda il ciclo illegale del cemento (14° posto nel 2023, 9° posto nel 2024) e il ciclo illegale dei rifiuti (13° posto nel 2023 e 12° nel 2024) e in questo caso non è una bella notizia».

Il ciclo del cemento

Costruire: la parola d’ordine nella laboriosa Emilia rimane immutata e non a caso il mattone è un bene rifugio assicurato. Ma non bisogna pensare soltanto al fronte della speculazione dei prezzi, anche l’abusivismo edilizio è un reato e la realizzazione di pensiline, garage, ampliamento di abitazioni, piscine interrate sono contestazioni spesso annotate dalle Polizie locali, incaricate di annotare e perseguire gli abusi edilizi. Il ciclo illegale del cemento non è però solo il costruito dove non si può, ma è anche appalti truccati, opere dai costi esorbitanti per alimentare giri di mazzette, corruzione e speculazioni immobiliari con le carte truccate.

La distinzione tra l’operato delle famiglie mafiose tradizionali e quello dei sodalizi criminali tra grandi imprese e mala politica si è ormai fatta sempre più labile. Se non addirittura inesistente quando gli interessi si saldano e dal malaffare del cemento guadagnano tutti.

Una casa abusiva può costare anche la metà di una costruzione in regola, basti pensare che tutta la filiera ha un prezzo ridotto: i materiali acquistati in nero, la manodopera pagata in nero, zero spese alla voce sicurezza del cantiere. E forse non è un caso che sia Rimini la provincia peggiore nella speciale classifica visti i numeri delle case e degli ammodernamenti illegali dei proprietari marittimi. Sono 51 i reati contestati e 39 le denunce a fronte dei 16 di Modena (17 denunce), i 12 di Ferrara (15 segnalazioni in Procura) e i 6 di Reggio con 6 denunce.

Il ciclo dei rifiuti

La palma dei “Comuni ricicloni” è spesso assegnata a realtà emiliane a testimonianza di come la cittadinanza sia ormai proiettata verso una raccolta differenziata molto diligente. Eppure il 12° posto in Italia per reati nel ciclo evidenzia anche come lo smaltimento sia un business dove il profitto è spesso anteposto alla legalità. Le mafie hanno storicamente un ruolo decisivo, anche se non sempre risultano coinvolte, trattandosi di una forma di criminalità tipicamente economica, quindi commessa da soggetti economici.

I reati avvengono in ogni fase del ciclo, dalla produzione, al trasporto, fino allo smaltimento e al finto recupero. Spesso riguardano le dichiarazioni sulla quantità o tipologia di rifiuti da smaltire: è la classica truffa del cosiddetto giro bolla, che falsifica la classificazione del rifiuto nei documenti d’accompagnamento. Particolarmente esposti ad attività di smaltimento e traffici illeciti sono gli pneumatici fuori uso, i gas refrigeranti e i rifiuti generati dalle apparecchiature elettriche ed elettroniche.

«Il nostro Paese - denuncia Legambiente - è stato anche il crocevia di traffici internazionali di rifiuti pericolosi e materie radioattive provenienti da altri Paesi e destinati a raggiungere, ad esempio via mare a bordo delle navi dei veleni, le coste dell’Africa e dei paesi asiatici. Proprio sui traffici illegali verso la Somalia stava conducendo un’inchiesta la giornalista Rai Ilaria Alpi, uccisa a Mogadiscio con l’operatore Miran Hrovatin nel 1994».l

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