Operazione due ruote: a caccia di nuove strade
Pier Paolo Marani porta i turisti su percorsi conosciuti ma apre vie lasciate andare: «Con i miei amici le puliamo»
FANANO. Fanano, incantevole borgo incastonato nel cuore dell’ Appennino modenese, nasconde tesori inaspettati per gli amanti della natura e dell'avventura. Strade strette e serpeggianti, avvolte da un'atmosfera di tranquillità, interrotta solo dal fruscio delle foglie mosse da qualche animale selvatico.
Ma anche sentieri spianati, spaziosi, che incorniciano i boschi. Pier Paolo Marani, ex ciclista appassionato del suo territorio, questi luoghi li conosce bene. Ha trascorso anni a percorrerli pedalando in bicicletta. E oggi, nonostante sia in pensione, il suo amore per il ciclismo non è svanito, anzi. Marani accompagna - sempre su due ruote - tantissimi i turisti, sia italiani che non, tra i colori sgargianti dell’Appennino. Questa sinergia tra le sue passioni, negli anni, si è racchiusa in un’ unica missione: quella di curare e riscoprire i sentieri anche meno conosciuti che offre questo territorio che, a detta sua, «non sono valorizzati».
«Percorro da quando sono bambino queste strade, ma non c’è mai stata volta in cui io mi sia stufato, perché c'è davvero tanto da vedere - afferma con un sorriso - Il verde dei boschi mi rincuora e mi riempie l’anima e penso, ma forse sono di parte, che nell’Appennino modenese ospitiamo una marea di ricchezze invidiabili a tante altre zone di montagna. Parliamo di 150 chilometri di sentieri che partono da Fanano e attraversano l’Appennino toscano, quello reggiano e anche un po’ del territorio bolognese. E poi - continua - si tratta poi di strade percorribili da chiunque, sia esperti che principianti, sia da amanti del ciclismo che del podismo. Peccato siano davvero pochi quelli che li conoscono, e ancora meno quelli che li percorrono e li curano».
«E’ da anni che riscontro questo problema - riprende Marani - A parer mio ci vorrebbe maggiore gestione da parte degli uffici turistici e anche da parte dell’amministrazione comunale, migliorando la promozione dei sentieri e la cartellonistica che, quando c’è, è tutt’altro che semplice e leggibile. Mettendomi nei panni di qualche principiante, riconosco che non deve essere facile orientarsi, se non si conosce la zona. E poi - prosegue a commentare - tantissime strade non curate e lasciate andare, se tirate a lucido, potrebbero potenzialmente diventare nuovi sentieri da proporre agli appassionati. Io e alcuni miei amici ogni tanto ci divertiamo a riscoprirli e a curarli, eliminando la flora in eccesso e creando solchi più importanti per garantire il passaggio alle persone. Il punto - sentenzia - è che non toccherebbe a noi farlo, ma agli enti di competenza, che dovrebbero avere molto a cuore questo tema, perché sarebbe davvero importante per il turismo».
Ed effettivamente, davanti alla terribile prospettiva di vedere sempre meno nevicate sul nostro Appennino, sarebbe fondamentale tenersi stretti i turisti appassionati alle altre attività tipiche della montagna: «Purtroppo, la scarsa affluenza turistica è evidente. E mi spiace davvero tanto, perché se tutto quello che si vuole promuovere per questo territorio è incentrato sulla neve, siamo destinati a vedere sempre meno gente - sottolinea - Eppure, l'Appennino offrirebbe molto di più, ed è proprio per questo che è cruciale valorizzare anche altre stagioni dell’anno».
«Per ora non vedo grandi risultati per le altre iniziative se non da parte di quelli come me, che amano girare, e che curano i sentieri - afferma con rammarico il ciclista - Spero che possa iniziare a muoversi qualcosa in merito. Nel frattempo - conclude - farò la mia parte, e continuerò a far vedere alle persone che lo desiderano i nostri territori, chiaramente, sempre pedalando su due ruote».