Tasse, le novità sul calcolo degli acconti
A novembre versamenti maggiorati. In campo l’ipotesi di una flat tax
Il concordato preventivo biennale cambia le regole di calcolo degli acconti. Stando a quanto previsto dallo schema di decreto correttivo approvato in Consiglio dei Ministri il 20 giugno, l’adesione al patto con il Fisco avrà un impatto di rilievo alla fine di novembre, quando bisognerà versare il secondo acconto rideterminato alla luce del reddito da concordato.
Esclusivamente per il 2024, sugli acconti calcolati con metodo storico si applicherà una maggiorazione sulla differenza tra il reddito concordato e quello relativo al periodo precedente.
Una novità alla quale si affiancano gli ulteriori correttivi richiesti da Camera e Senato: in campo l’ipotesi di una flat tax per rendere più vantaggioso il nuovo Istituto di compliance fiscale.
Se per il versamento del primo acconto dovuto entro il 31 luglio si applicheranno le regole ordinarie, l’appuntamento con il secondo acconto di fine novembre imporrà di ricalcolare le somme dovute sulla base del reddito da concordato.
In particolare, il decreto correttivo prevede esclusivamente per il primo periodo d’imposta di adesione al concordato preventivo biennale che in caso di calcolo con metodo storico, tenuto conto pertanto dell’imposta relativa al periodo precedente, ai fini dell’acconto delle imposte sui redditi è dovuta una maggiorazione di importo pari al 15% della differenza, se positiva, tra il reddito concordato e quello di impresa o di lavoro autonomo dichiarato per il periodo precedente.
Una regola che impatterà sul secondo acconto Irpef e Ires, ma anche sul fronte dell’Irap. In tal caso l’adozione del metodo storico comporterà la necessità di applicare una maggiorazione di valore pari al 3%. Per quel che riguarda i forfettari, la maggiorazione dovuta sarà pari al 12%, soglia che scende al 4% per i forfettari che applicano la flat tax per le startup.