Carpi, benefattore anonimo dona 200mila euro all’ospedale Ramazzini
La comunità potrà beneficiare di questo gesto di generosità degno di nota
CARPI. Una generosità fuori dal comune. Non tanto nei confronti dell’Ausl e dell’ospedale Ramazzini ( i destinatari di questa importante donazione) quanto più verso la comunità carpigiana, che potrà beneficiare di questo gesto così degno di nota.
Un benefattore anonimo, che ha espressamente richiesto di rimanere tale, ha donato al Ramazzini apparecchiature sanitarie per 200mila euro da destinare al nosocomio carpigiano. E non apparecchiature qualunque, ma strumenti di ultima generazione che andranno a potenziare reparti chiave come quello di rianimazione e terapia intensiva e l’area chirurgica.
Nello specifico, la donazione “regala” al Ramazzini quattro unità operative, rispettivamente da 31mila euro, 92mila, 73mila e 2300 euro, che saranno «inserite nel patrimonio mobiliare dell’Azienda Usl di Modena solo dopo aver superato il collaudo tecnico di accettazione che sarà effettuato presso il laboratorio del servizio unico ingegneria clinica di Carpi», come si legge nella delibera pubblicata proprio dall’Azienda sanitaria modenese. Ma quali sono, quindi, le apparecchiature ricevute dall’ospedale? È presto detto. Il primo è un trombolestrogramma, ovvero uno strumento moderno capace di fornire in pochissimi minuti molte informazioni sullo stato coagulativo.
Ci sono poi un enteroscopio e una colonna endoscopica, quest’ultima una tecnologia d’avanguardia che permette di identificare anomalie superficiali della vascolarizzazione della mucosa.
Il commento
A chiudere questa breve lista troviamo un ureflussometro. Questo il commento della direttrice sanitaria del distretto carpigiano, Stefania Ascari: «Ringraziamo – ha detto a nome dell’Azienda sanitaria modenese – in maniera sentita e riconoscente il donatore che vuole rimanere anonimo e quindi rispetteremo la sua decisione. Questa donazione va a potenziare la capacità interventistica dell’ospedale di Carpi. Sono quattro unità operative, di cui tre che vanno a rafforzare l’area chirurgica e una quella della rianimazione e terapia intensiva. Si trattano di apparecchiature – conclude Ascari – tutte di ultima generazione. Di fronte a gesti di questo tipo, l’unica cosa che possiamo fare è dire grazie, a nome di tutta la comunità».