Associazione a delinquere falsava i bandi regionali per fornire medici e infermieri a ospedali e aziende sanitarie: tre persone in carcere
La scoperta durante un controllo in una cooperativa sociale di Sassuolo ha dato il via alle indagini. Dal 2019 al 2023 hanno partecipato a gare in Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Marche, Lazio e Molise. I tre sono accusati anche di autoriciclaggio: hanno trasferito soldi in Lituania
SASSUOLO. All’alba di oggi, venerdì 19 luglio, su delega della Procura della Repubblica di Modena, militari del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Modena hanno eseguito l’ordinanza cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale, nei confronti di tre uomini, gravemente indiziati di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture ed autoriciclaggio, nonché il decreto di sequestro preventivo emesso d’urgenza dalla Procura fino a un importo complessivo di quasi 4 milioni di euro.
Le indagini di Procura e Guardia di Finanza
I tre indagati amministravano tre distinte imprese, apparentemente con compagini sociali differenti e gestioni separate, ma sostanzialmente collegate e gestite da un unico centro decisionale e di interessi.
Nel corso dell’indagine, la polizia giudiziaria ha analizzato 39 procedure ad evidenza pubblica, nel periodo tra il 2019 ed il 2023, per un valore complessivo degli importi a base di gara di oltre 29 milioni di euro.
Le imprese dei tre indagati venivano utilizzate contemporaneamente per partecipare a bandi di gara per la fornitura di personale medico ed infermieristico a strutture ospedaliere e aziende sanitarie pubbliche di varie regioni italiane (Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Marche, Lazio e Molise), presentando offerte coordinate nei loro contenuti in modo da assicurarsi la vittoria o, quantomeno, aumentarne le relative probabilità, falsando la concorrenza nelle procedure.
Ulteriore aspetto caratterizzante l’attività illecita era rappresentato dalla dissimulazione dell’assenza di una struttura idonea a garantire la corretta e puntuale gestione dei servizi richiesti, in quanto al momento della presentazione dell’offerta tecnica venivano allegate liste di medici (con relativi curricula vitae, titoli e specializzazioni) che, in realtà, non collaboravano con le società ed in taluni casi neppure erano a conoscenza di essere stati inseriti in un appalto specifico.
Nei casi in cui una delle imprese riconducibile agli indagati otteneva l’aggiudicazione per l’effettuazione delle prestazioni sanitarie, gli indagati e la impresa aggiudicataria in molti casi non erano in grado di adempiere compiutamente ed a garantire le prestazioni previste nel contratto, lasciando le strutture sanitarie nelle condizioni di non poter operare oppure impiegando i pochi medici disponibili in più turni lavorativi consecutivi, contrariamente alle disposizioni normative vigenti, o, ancora, inviando medici non in possesso dei requisiti richiesti (specializzazioni), così causando pericolose criticità alle strutture ospedaliere e situazioni di pericolo per i pazienti. Infatti, molti servizi riguardavo turni presso il pronto soccorso, di guardia medica pediatrica o di supporto anestesiologico, per i quali era richiesta un’elevata e specifica qualificazione.
Contestualmente alla misura cautelare personale, i Finanzieri hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo d’urgenza, anche nella forma per equivalente, emesso da questa Procura, con riferimento all’illecito profitto tratto dai reati contestati, quantificato in quasi 4 milioni di euro. In tale importo sono ricompresi anche 710mila euro riferiti all’ipotesi di autoriciclaggio. Infatti, mediante le indagini finanziarie, è stato accertato che queste somme sono state trasferite ad un'altra società, estranea al contesto degli appalti, ma amministrata di fatto dai medesimi indagati, e in parte confluite su conti correnti esteri della Repubblica Lituana allo scopo di renderle non rintracciabili.
Sulla base del decreto sono state sequestrate disponibilità finanziarie, quote societarie e auto di grossa cilindrata, per un valore, ad oggi, di circa 300mila euro, beni in parte “schermati” mediante l’intestazione alle persone giuridiche coinvolte, ritenute comunque responsabili per i fatti contestati ai sensi della normativa di cui al D.Lgs. 231/2001 (responsabilità degli enti).