Decreto salva casa: «L’Emilia Romagna ha già le sue regole, può non applicare le nuove norme»
Michele Bonaretti, consigliere dell’Ordine degli ingegneri di Modena: «Mini case? Possono creare degrado»
MODENA. «Nulla è ancora completamente definito ma non è scontato che in Emilia Romagna si applichi in futuro per intero la norma voluta dal governo e discussa ieri in Senato. Parliamo infatti di una materia concorrente tra lo Stato e le Regioni e la Regione Emilia Romagna ha già legiferato su questi temi: ho sentito alcuni comuni della Bassa modenese che già ora sarebbero orientati a continuare ad applicare le norme regionali e non quelle della legge Salvini».
La prospettiva, che potrebbe dare fiato a nuove polemiche politiche specie in ottica elezioni regionali, arriva da Michele Bonaretti, consigliere dell’Ordine degli ingegneri di Modena che da tempo studia il decreto del governo . Si paventa dunque un conflitto tra l’Emilia Romagna e Roma in materia di urbanistica? Appunto è presto per dirlo anche se la discussione oltre che politica - maggioranza e opposizione in queste ore si scambiano accuse reciproche in Parlamento - è anche tecnica.
Ingegnere, com’è oggi il decreto Casa che sta generando sia polemiche che applausi?
«Intanto va premesso che siamo nella fase di discussione dopo gli emendamenti della commissione Ambiente al decreto legge 69 su “Disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica”, il decreto SalvaCasa di Salvini. Occorrerà dunque capire meglio e servirà tempo a noi professionisti, ma possiamo sicuramente dire oggi che la normativa prevede un testo edilizio più facilmente applicabile per i tecnici e gli amministratori degli enti preposti».
C’è un però?
«Sì, visto che non siamo davanti a una legge quadro bensì alla modifica di alcune sole norme, seppur importanti, si rischia di fare un pasticcio all’italiana perché avremo tanti testi sulla stessa materia che si contraddiranno tra loro. All’Ordine degli ingegneri sei mesi fa il ministro Salvini aveva annunciato per l’estate un testo unico sull’edilizia invece, per ora si interviene su singoli articolati senza arrivare a un insieme organico di norme. Certamente per il legislatore è più facile procedere in questo modo, ma si corrono appunto rischi: norme contraddittorie e concorrenza tra leggi statali e regionali».
Quali altri problemi individua?
«Le parti maggiormente a rischio della norma Salvini riguardano il cambiamento minimo degli standard per l’abitabilità, ossia i monolocali che possono essere anche di soli 20 metri quadri e l’altezza minima abbassata fino a 2,40 metri dagli attuali 2,70. Ciò certo agevola il risanamento di spazi in disuso e anche di sottotetti, ma sussiste il rischio che si arrivi a rendere abitabili locali poco decorosi».
Ma in giro per il mondo nelle metropoli, ad esempio in Giappone, già oggi molti vivono in spazi ridottissimi, no?
«Certo, ma in Giappone c’è una popolazione ampia e un territorio piccolo, noi abbiamo un’altra cultura e altri spazi. Poi certo si può fare, ma è più significativo il fatto che il decreto agevolerà il mercato immobiliare anche se appunto un po’ a scapito della vivibilità per le abitazioni micro di molti cittadini. Ha presente il film con Renato Pozzetto che va a vivere nel mini alloggio in città (“Il ragazzo di campagna”, una scena cult, ndr)? Ecco, mi pare possa finire così. C’è però un’altra questione che preoccupa noi tecnici».
Ossia?
«Come Ordine degli ingegneri abbiamo detto che la cosiddetta nostra “datazione dell’abuso” non va bene: le nuove norme ci chiedono che al momento di sanare il piccolo abuso se il proprietario non ha prova o non fornisce data dell’abuso da sanare sia il tecnico incaricato a dover indovinare tale data. In assenza di prove dovremo inventare tale data con la responsabilità civile e penale che ne consegue? Ma attendiamo anche su questo perché come le dicevo all’inizio i comuni potrebbero scegliere di applicare le leggi regionali in materia».
Infine c’è il tema della destinazione d’uso: si faciliterà il cambio di destinazione?
«In tanti casi sarà possibile con maggiore facilità arrivare al cambio d’uso di un locale. A esempio si potrà passare da un ufficio a un alloggio abitabile e anche questo va senz’altro incontro alle esigenze dei proprietari di appartamenti. Ma forse in maniera un po’ speculativa e c’è anche qui un rischio: quello di aumentare il carico urbanistico, come ad esempio ai parcheggi per le abitazioni ex uffici».
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