Pmi, 600 chiusure e gli occupati diminuiti del 10%: il bilancio del periodo 2014-2023
Primo Bertagni (Cna): «Le realtà strutturate crescono, mentre dall’altra parte le attività più piccole e nuove faticano sempre più a rimanere in piedi»
MODENA. Circa 600 imprese perse in dieci anni, dal 2014 al 2023, occupati diminuiti del 10% nello stesso lasso di tempo. Non servono altri dati per spiegare le dinamiche economiche dell’Appennino. «Dinamiche - racconta Primo Bertagni, presidente della Cna di Pavullo - che sono quelle che rileviamo empiricamente, ovvero realtà strutturate che crescono e, di contro, le attività più piccole e nuove che faticano a rimanere in piedi. Ma c’è una differenza anche geografica, nel senso che mentre Pavullo oggi è una realtà consolidata, nelle aree periferiche la situazione è piuttosto pesante.
La carenza di infrastrutture, sia fisiche che “virtuali”, su tutte la banda ultra-larga, è una delle cause di queste difficoltà. È inutile nasconderselo: la viabilità è una nota dolente, rispetto alla quale stiamo pagando i ritardi degli anni passati. Rispetto alle autostrade virtuali, mi piace ricordare come, assieme a Lepida, ci stiamo adoperando per facilitare la connessione veloce di tutte le aree produttive dell’Appennino. Un caso di successo, come testimonia il caso della Vaccari e Bosi di Pievepelago, che in soli due mesi ha trovato risposta alle esigenze di una connessione importante. Di certo dobbiamo trovare il modo di avvicinare le zone più periferiche».
Il turismo
Anche il turismo può rappresentare una carta importante per il rilancio dell’Appennino. «Credo - continua Bertagni - che in Appennino stia maturando la consapevolezza del ruolo che può giocare il turismo, peraltro con la possibilità di tirarsi dietro, nel suo sviluppo, anche artigianato e commercio».
In effetti, il turismo “slow”, ovvero quel turismo sostenibile che fa leva sui cammini, ad esempio, ma anche sulla sentieristica, sta iniziando ad essere sempre più diffuso, peraltro non in alternativa alle Alpi, ma in modo complementare a queste ultime. «È questa consapevolezza che ci ha portato a organizzare, per settembre, un’iniziativa pubblica proprio sui cammini, per cercare di capire cosa cerca un amante di questo prodotto turistico, per cercare poi di indirizzare di conseguenza le azioni promozionali». E qui si evidenzia un altro limite del territorio: la capacità di “fare” insieme. «Non so - sottolinea ancora Bertagni - se in Appennino si sia capito che occorre puntare sul turismo in modo coordinato ed insieme e che non si può andare avanti individualmente, in ordine sparso. A cominciare dalle amministrazioni: ogni nostra località può essere rappresentata come una giostra, una sorta di attrazione specifica che, assieme a tutte le altre, crea un enorme contenitore di opportunità, divertimento, svago, cultura, rendendo completa la proposta del nostro Appennino. Una sorta di puzzle a cui aggiungere nuovi pezzi».
L'impegno
E Cna si sta impegnando molto in questo senso: è delle scorse settimane un corso che ha portato gli attori turistici della nostra montagna a confrontarsi su diversi temi legati al turismo e al commercio. «Di certo - riprende Bertagni - servono idee e progetti, che non devono però essere alimentati solo da bandi. Certo, i sostegni finanziari servono, ad esempio per accompagnare le imprese nei primi anni di vita, ma i finanziamenti non possono essere il motore della nascita di nuove imprese». Un tema di cui si parla tanto è la sostenibilità. «Ed è un argomento di estrema importanza per questo territorio - chiude - molte imprese dell’Appennino utilizzano prodotti della natura, che peraltro scarseggiano, anche a causa dell’andamento climatico. Oggi, però, stiamo arrivando ad esasperazioni che rendono la sostenibilità un dovere e un dolore. Vale a dire un costo ulteriore per l’attività d’impresa. Credo che occorra una riflessione in questo senso».