Ambulanze a Modena, autisti a partita Iva con turni doppi e senza riposi
Sono impiegati nei mezzi delle associazioni di volontariato
MODENA. Turni che talvolta, in un giorno solo, si raddoppiano o triplicano: ore su ore alla guida, e non è certo il massimo se le si passa su un’ambulanza che trasporta cittadini in condizioni più o meno critiche. Emerge un quadro piuttosto cupo dal mondo di Anpas e delle Pubbliche Assistenze modenesi, nelle quali pare stia diventando sempre più frequente assumere – ammesso e non concesso che si possa parlare in questi termini – autisti liberi professionisti con partite Iva.
L’attacco della Cisl
«Da infermiere e da cittadino prima ancora che da sindacalista faccio una domanda: chi si sentirebbe sicuro nell’essere trasportato su un’ambulanza il cui autista ha fatto anche il doppio delle ore di servizio rispetto ad un autista con un normale contratto nazionale di lavoro, non si è fermato per riposarsi e si massacra per riuscire a sbarcare il lunario?».
È questo il quesito di Gennaro Ferrara, segretario generale Cisl Fp Emilia Centrale. Si tratta, proseguono dal sindacato, «di personale che lavora senza vincoli orari per i turni e dovendosi sobbarcare i costi dell’assicurazione, costretto a macinare chilometri su chilometri anche al servizio di più Assistente pubbliche sul territorio per cubare un reddito sufficiente. La formula dell’autista assunto con partita Iva di fatto è una deregulation che, certo, può essere invocata per far fronte alla carenza di personale e per la salvaguardia degli equilibri di bilancio delle singole associazioni, ma che di fatto scarica sull’autista stesso un peso alla lunga insostenibile. Niente riposi, niente obbligo di effettuare uno stacco tra i turni, un compenso ridotto all’osso».
La richiesta
E quindi «per svolgere il servizio di emergenza urgenza un’associazione che fa assistenza pubblica riceve fondi pubblici, attraverso una convenzione con Ausl – osserva Ferrara –. Siccome ogni euro deve essere gestito nel migliore dei modi per avere un buon bilanciamento tra quello che fa il pubblico e quello che fa il privato, chiediamo formalmente che venga convocata una seduta ad hoc della Conferenza territoriale socio sanitaria per esaminare le convenzioni in essere e per discutere del caso degli autisti a partita Iva e dei cosiddetti trasporti sociali. Nella Conferenza siedono i sindaci, siede l’Ausl e chiediamo che questa seduta monotematica sia aperta alla partecipazione delle organizzazioni sindacali».
La situazione in provincia
Il referente della Cisl sottolinea poi un altro aspetto: «Il servizio delle ambulanze per l’emergenza urgenza vede una quota gestita da Ausl in proprio e una quota è affidata alle associazioni. Un meccanismo sussidiario che però non deve intaccare la qualità. Oggi la differenza è troppo consistente: sull’ambulanza Ausl il cittadino trova un infermiere con tre anni di Università e due anni di esperienza nel dipartimento di emergenza urgenza. Questi sono i requisiti prima di poter guidare un mezzo del 118, come da direttiva regionale vigente. L’esternalizzazione del servizio senza dubbio riduce i costi ma si fa bastare personale con un corso di formazione di circa 100 ore». È poi stato reso noto che da inizio anno è stata ceduta all’associazionismo la gestione del servizio ambulanza denominata Modena 6, e «in cantiere ora c’è l’esternalizzazione delle 12 ore diurne sulla cosiddetta “Nonantola 12”. Sul distretto di Vignola è prevista la riduzione di presenza dell’infermiere professionista Ausl sui mezzi del volontariato. È stata invece soppressa l’auto infermieristica di Mirandola. La situazione dei conti della sanità pubblica è difficile se non drammatica. E in questo scenario il dialogo con Ausl è fondamentale per reggere tutti insieme l’urto di una sanità pubblica col fiatone. Se parliamo di 118 crediamo che si possa e si debba riflettere insieme ad Ausl, ai sindaci del territorio, ai professionisti del settore e alle associazioni per riportare in officina alcune scelte di esternalizzazione tenendo sempre al centro la qualità del servizio, per i cittadini e per i suoi operatori», conclude Ferrara.