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La storia

Marano, sorpresi dall’alluvione durante la gara: «Acqua ovunque, così siamo fuggiti»

di Enrico Ballotti
Marano, sorpresi dall’alluvione durante la gara: «Acqua ovunque, così siamo fuggiti»

Matteo Buldrini era a Macugnaga, comune piemontese falcidiato dal maltempo

01 luglio 2024
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MARANO. «L’intervista la faccio volentieri, ma solo per ricordare che ci vuole rispetto per la montagna e per il mare anche quando si è in vacanza. Che anche nei momenti di svago bisogna fare attenzione. Non vorrei uscisse che il mio, a Macugnaga durante l’alluvione, sia stato un gesto eccezionale. Ero solamente lì e ho fatto quello che bisognava fare in un momento complicato». Chi parla è Matteo Buldrini, ha 37 anni e da una vita abita a Marano. Ex calciatore di buon livello, ha vestito le maglie di Bologna, Reggiana e Modena oltre che del Castelfranco - per dieci anni - in Serie D. Ora, lasciati i campi da calcio, è metalmeccanico di professione con una grande passione per la montagna e per la corsa.



Non a caso, proprio, questo sabato si trovava a Macugnaga in Val d’Ossola (Piemonte). Pronto a stare con i primi nel MEHT, il Monterosa Est Himalahyan Trail, una corsa di 85 chilometri su e giù per le salite con un dislivello di 5.800 metri. Un’impresa dura, ma non nuova a Buldrini che negli anni sta affinando sempre di più la sua confidenza con i trail. Anche con quelli decisamente duri come il Monterosa Est Himalahyan Trail di Macugnaga. Si diceva dei tragici momenti dell’alluvione: torrenti esondati, paesi pieni di fango, persone in fuga ed evacuate. Un’ondata di maltempo che ha coinvolto non solo il Piemonte, ma anche la vicina Valle d’Aosta.

La storia

Ebbene, sono più o meno le otto di sera di sabato quando il 37enne maranese si trova “travolto” da pioggia, fulmini e soprattutto fango: «Era già iniziato a piovere dalla sera prima – racconta – ma il temporale, quello vero e proprio, mi ha sorpreso mentre correvo all’interno di un bosco. Ero tranquillo, in contatto con l’organizzazione di gara e seguito, sempre da loro, con il Gps. Il mio obiettivo, considerato quanto stava accadendo, era ormai cambiato: non più chiudere la gara tra i primi, ma superare il bosco e tornare sulla strada principale dove ad attendermi c’erano alcuni addetti. Tra l’altro, come facile intuire, il MEHT era già stato sospeso. Così mentre attraverso questo boschetto, con visibilità praticamente a zero, capisco che il piccolo fiume accanto a me sta ormai superando gli argini e soprattutto mi accorgo che tra un albero e l’altro c’è una luce. È quella del “frontalino” di un altro concorrente, un ragazzo toscano che avevo già incontrato alla partenza. Sta urlando, forse, ma non sento nulla in quel frastuono di acqua. Decido così di avvicinarmi: lo vedo in difficoltà, praticamente bloccato a causa dalla fuoriuscita del torrente Anza. È il corso d’acqua che entra in paese. Mi immergo in un punto che per fortuna non presenta corrente e tra un sasso e alcuni alberi rimasti in piedi cerco di capire se ci sia la possibilità di fuggire da quel tratto pericoloso. Ci confrontiamo, ci facciamo coraggio a vicenda e capiamo che l’unico modo per rientrare è riprendere la “strada” - si fa per dire - che ci ha permesso di raggiungere quella zona a valle del bosco. Così facciamo». Insomma, un lieto fine: «Sì – sono ancora le parole di Matteo – devo dire che sono sempre rimasto in contatto con gli organizzatori, gli stessi che mi hanno seguito passo dopo passo anche grazie al Gps. Quando siamo arrivati a valle ho capito cosa era successo e che anche il paese di Macugnaga era stato fortemente colpito da acqua e fango».