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Il caso

Sanità pubblica in affanno a Modena, il 45% dei cittadini si è rivolto al privato tra le tre e le cinque volte l’anno. Il 36% ha rinunciato non potendo permettersi le cure

Sanità pubblica in affanno a Modena, il 45% dei cittadini si è rivolto al privato tra le tre e le cinque volte l’anno. Il 36% ha rinunciato non potendo permettersi le cure

Il sondaggio U.Di.Con conferma un sistema in difficoltà

27 giugno 2024
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MODENA. Ricorrere alla sanità privata o rinunciare alle cure? Il dilemma, in alcuni casi drammatico, è alla base del sondaggio regionale di U.Di.Con. Emilia-Romagna incentrato sulla sanità. L’indagine online ha cercato di verificare anche tra i cittadini modenesi quali sia la tendenza attuale, alla luce delle lunghe liste d’attesa, in particolare per determinati esami diagnostici e per alcune visite specialistiche. Con l’auspicio che le misure annunciate recentemente dal Governo possano portare a benefici in tempi brevi (con il via libera in primis delle Regioni), la situazione che emerge dal sondaggio è, però, preoccupante.

Il sondaggio
Centinaia le risposte arrivate, con una netta prevalenza delle donne (82%). Per quanto riguarda l’età hanno contribuito al sondaggio soprattutto i cittadini over 40, con picchi tra gli ultra sessantenni, tra i più toccati dalla questione sanitaria.

Entrando nel merito delle risposte, in linea generale la necessità di una visita specialistica si è verificata 1-2 volte l’anno nel 44,9% dei casi e, con la stessa percentuale, anche dalle 3 alle 5 volte nell’arco dei 12 mesi. Purtroppo, nella netta maggioranza dei casi (57,3%), l’appuntamento per svolgere la visita in regime di sanità pubblica è stato fissato dopo oltre due mesi di attesa. E’ bene ricordare che gli standard di riferimento regionali per le prestazioni di specialistica ambulatoriale di primo accesso sono stabiliti, invece, in 30 giorni per le prime visite e in 60 giorni per gli esami strumentali (eccetto la prima mammografia che è da garantire entro 90 giorni).

In quanti si rivolgono al privato

Da qui, in svariati casi, l’obbligo di rivolgersi al privato per tagliare i tempi. Alla domanda del sondaggio ‘Quante volte ha preferito rivolgersi alla sanità privata negli ultimi 12 mesi?’, solo il 18% dei partecipanti ha dichiarato di non essere ricorso alla sanità privata, mentre la percentuale maggiore (48,3%) vi si è rivolta 1-2 volte durante l’anno. Preoccupante la percentuale di chi vi ha fatto ricorso dalle 3 alle 5 volte, che raggiunge il 27%. Ne deriva un aggravio in termini economici, visto che oltre il 68% degli intervistati ha dichiarato di aver speso, per una visita privata, una cifra che varia dai 100 ai 200 euro.

Il lato positivo?

La nota positiva che emerge dall’indagine U.Di.Con è che, almeno per ora, gli emiliano-romagnoli non hanno fatto ricorso a finanziamenti per curarsi, se non in piccolissima percentuale (0,5%). Di contro, però, l’alternativa al mancato ricorso ad una forma di finanziamento non sempre si è tradotta nella possibilità di pagare il necessario per curarsi: nel 36% dei casi, infatti, la scelta è stata di rinunciare alle cure. Una percentuale che dovrebbe far suonare più di un campanello d’allarme a livello di governo regionale e nazionale.

E ancora: non risultano particolarmente diffuse le polizze integrative (le possiede il 14,6% degli intervistati), ma il trend è sicuramente in crescita, visto che il 36% sta attualmente considerando l’idea di attivarne una.

In generale, la tendenza emersa dal sondaggio conferma – se ce ne fosse ancora bisogno - la necessità di trovare soluzioni già nell’immediato per smaltire le liste d’attesa e per non aggravare una disuguaglianza sanitaria che ha conseguenze socio-economiche devastanti, indegna di un Paese che da sempre ha fatto del welfare sanitario un vanto, almeno a livello di democraticità del sistema.