Gazzetta di Modena

Modena

Il caso

Modena, gli infermieri del 118 costretti a dormire e lavarsi nel degrado

di Giovanni Balugani
Modena, gli infermieri del 118 costretti a dormire e lavarsi nel degrado

All’ex Aeronautica gli spogliatoi del personale delle ambulanze

3 MINUTI DI LETTURA





MODENA. Un muro scrostato non è certo il massimo della bellezza, ma si fa di necessità virtù. Un tubo si può rompere e allora pur di avere l’acqua calda va bene anche una cisterna esterna collegata ai servizi con un prolungamento che si insinua in bagno dalla finestra (che però non si può più chiudere). Ma vi sono elementi che non possono essere accettati dagli infermieri e autisti del 118 di Modena che si trovano costretti a cambiarsi e lavarsi in locali vecchi e degradati. Talmente vecchi che i bagni sono ancora le turche, che le aree riposo, dove si effettua la cosiddetta “vigile ritirata”, sono ridotte a due brandine spartane e un divano-letto sbilenco. Le donne non hanno le docce riservate. Per lavarsi o usare i bagni devono assicurarsi che non vi siano già gli uomini o viceversa. E tanti saluti alla doverosa privacy che ogni persona merita, soprattutto dopo un turno di lavoro.

Il tutto con armadietti in metallo, spifferi e arredamento vetusto. Ogni giorno è la realtà che gli infermieri del 118 devono affrontare presso l’ex caserma dell’Aeronautica di strada Minutara a Modena. È qui che l’Ausl e il Comune hanno insediato la sede per il personale delle ambulanze, una soluzione che doveva essere temporanea e invece si protrae da due anni.

L'intervento
«Modena è una grande città con uno straordinario 118, che salva, protegge e rappresenta passione, competenza, dedizione – così Alfonso Bracigliano (dirigente sindacale di Cisl Fp Emilia Centrale) e il collega Stefano Mussi (rappresentante dei lavoratori per la sicurezza) – I professionisti del servizio hanno dato tutto anche durante la pandemia, nonostante strutture non adeguate. Ora è il momento di dire loro grazie con i fatti e un salto di qualità: riteniamo che sia il momento di aprire una grande e concreta riflessione partecipativa per dare al personale del 118 una sistemazione definitiva e degna di questo nome, unendo tutte le forze in campo».

La situazione nell’ex caserma è letteralmente fatiscente: «Ruggine sugli armadietti, muri scrostati dall’umidità, bagni con le turche degli anni ‘60 non a norma e senza dubbio non adatti all’utenza, men che meno quella femminile. Le docce sono due ma non hanno un antibagno, ragion per cui occorre organizzare turni tra uomini e donne per il loro utilizzo. Da più di un mese, inoltre, l’acqua per il funzionamento dei servizi igienici viene derivata da una cisterna d’emergenza», prosegue Cisl.

Una situazione che Mussi conosce bene come sindacalista e come infermiere del 118 con 22 anni di servizio alle spalle. Proprio Mussi ha depositato da due anni a questa parte, a nome di Cisl Fp, diverse segnalazioni: «Chiediamo al nuovo sindaco Massimo Mezzetti e all’Ausl, che sappiamo avere a cuore il 118, di tirare una riga e di aprire un grande cantiere organizzativo sul futuro del servizio, discutendo con i suoi professionisti e le organizzazioni sindacali. Basti pensare che nell’ex aeronautica abbiamo spogliatoi per gli infermieri e il personale, posizionati a quasi un chilometro dalla sede operativa del 118 mentre un servizio moderno avrebbe bisogno di essere organizzato con la logica di un polo integrato», proseguono Bracigliano e Mussi, ricordando che pure la sede operativa del 118 in via Emilia Est è ancora in attesa di ristrutturazione dal 2005.

«È un rebus difficile ma Modena può e deve risolvere questa situazione. Siamo passati dall’esperienza pesante di un 118 che operava nei container nei quali pioveva dentro, ad una ex caserma nella quale il progetto di una cittadella della salute è al palo, complice il rapporto difficile col demanio militare, proprietario dell’ex aeronautica – chiosano i due sindacalisti Cisl Fp –. Lo stesso demanio che leggiamo essere stato interessato a Firenze per la realizzazione del nuovo stadio su una sua superficie. Ci limitiamo ad osservare che sarebbe utile un analogo approccio proattivo anche per quel che riguarda l’headquarter del 118 di Modena».