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Il lutto

Formigine, addio alla maestra Silvia Mantovani: «Ha cresciuto generazioni di bimbi»

di Stefania Piscitello
Formigine, addio alla maestra Silvia Mantovani: «Ha cresciuto generazioni di bimbi»

Il marito Marco Nosotti, giornalista: «Mi ha donato una vita meravigliosa»

22 giugno 2024
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FORMIGINE. Se ne è andata giovedì sera, 20 giugno, circondata dall’affetto della sua famiglia Silvia Mantovani, maestra d’asilo per circa quarant’anni a Formigine e moglie di Marco Nosotti, noto giornalista sportivo.

Silvia aveva 59 anni ed è morta dopo una lunga malattia. Lascia Marco, i suoi figli Giulio e Margherita e tanti, tantissimi affetti. Nosotti è rientrato dalla Germania, dove stava lavorando per gli Europei di calcio, domenica sera: lei, come detto, se ne è andata giovedì a casa, dove era sottoposta ad assistenza domiciliare, poco prima dell’inizio della partita Italia-Spagna.

Nosotti con Silvia ha condiviso 28 anni di matrimonio. Entrambi formiginesi, si sono innamorati quando lui si stava occupando delle Olimpiadi a Barcellona, lei invece rientrava dall’isola di Timor dove era stata impegnata in un progetto di volontariato. Mantovani era molto conosciuta a Formigine per tanti motivi. Per la sua vita dedicata ai bambini, innanzitutto, con il suo lavoro da maestra, ma anche perché la sua è una famiglia numerosa.

«Lei – così il marito Marco – è una Mantovani di Magreta, don Sergio Mantovani era suo zio. L’altro ceppo della famiglia è quello dei Vacondio di Corlo. Una di quelle famiglie di una volta, molto legate, in cui la solidarietà e gli affetti sono sempre stati alla base di tutto». Silvia era conosciuta da tantissimi come la “maestra Silvia”. Per una ventina di anni aveva lavorato alla scuola dell’infanzia Maria Ausiliatrice di Formigine, il “Conventino”. Poi era passata all’asilo Malaguzzi dove era rimasta per altri vent’anni. Una vita dedicata all’insegnamento e ai bambini che tanto amava e ai quali si dedicava con professionalità e sensibilità. «Ha cresciuto intere generazioni – racconta Nosotti – È stata maestra di molti che oggi sono genitori se non addirittura, perlomeno quelli più precoci, nonni. Silvia usava parole semplici, parole buone e importanti: con i bambini non puoi barare e questo è stato l’insegnamento che cercava di trasmettere loro. La semplicità».
Nelle scorse ore, quando la notizia della scomparsa di Mantovani ha iniziato a diffondersi a Formigine, decine di messaggi di cordoglio sono arrivati alla famiglia da parte di quei bambini ora adulti che sono stati nelle sue classi, e da parte di quei genitori che hanno affidato i propri figli alla maestra Silvia: «Adesso – prosegue il marito – c’è una corsa a dimostrare ciò che è stata Silvia. Una catena di affetto incredibile. Abbiamo ricevuto tantissimi messaggi di vicinanza». Tanti messaggi sono arrivati anche dai colleghi del giornalista: «Mi ricordano che pur non avendo conosciuto personalmente mia moglie – spiega lui – hanno colto i valori e le emozioni che trasparivano dal mio modo di parlare di lei. Parlano di una persona profonda. E lei era così. Che vita meravigliosa mi ha regalato».
La 59enne ha scoperto della malattia a cavallo tra il 2020 e il 2021: «Io tornavo da Kos – racconta Nosotti – quando ebbe un primo problema e le fu diagnosticato questo male. Il suo primo pensiero fu ai suoi figli. Mi disse: “Sono troppo giovani, hanno ancora bisogno”. L’altro pensiero fu alla sua classe e ai suoi alunni: “Avranno una supplente, non riusciranno ad avere continuità nel loro percorso”. Aveva un senso del dovere molto forte. Le piaceva essere andata a lavorare nel Comune perché la scuola era inclusiva, superava le barriere: i bambini erano il bene primario, le cose funzionavano bene e si poteva stare tutti insieme».
Nosotti ricorda gli ultimi momenti passati con la moglie, dal compleanno di lei il 12 maggio scorso alla fiera di San Geminiano che «per lei era l’appuntamento, la festa dell’anno, tra bancarelle e tortellini». La riflessione continua e Nosotti ricorda come sua moglie fosse una «roccia».
«È stata lei che ha fatto crescere i nostri figli e mi dava dritte su come fare. Ci siamo conosciuti una vita fa: non è mai venuta con me a Milano, io dovevo lavorare lì, ma pensavamo fosse giusto crescere i nostri figli a Formigine, qui c’era la nostra famiglia e c’erano i legami importanti. Io sono stato molto fortunato, mi sono sentito libero, lei mi ha sempre appoggiato e assecondato. Riportava anche il mio ego a terra quando ce n’era bisogno. Mitezza, gentilezza e disponibilità gratuita sono state le sue regole di vita».

I funerali si sono svolti oggi alle 11 presso la chiesa di San Bartolomeo a Formigine.