Poche parole e un applauso di un minuto: in duecento per Anna nella “sua” San Felice
Diciassette associazioni in difesa delle donne davanti alla Rocca
San Felice Poca voglia di parlare, ma pure l’assordante rumore di persone, tante persone, stanche dell’ennesimo femminicidio e che per un minuto hanno applaudito nel ricordo dell’ennesima vittima.
Alle 10.30 di ieri, davanti alla Rocca estense di San Felice, sono state circa duecento le presenze per ricordare Anna Sviridenko, strangolata brutalmente dal marito. Una manifestazione spontanea patrocinata dal Comune e a cui hanno aderito 17 associazioni del territorio in difesa delle donne.
Gli appelli
Al centro una questione culturale, quella che, fa sapere Serena Ballista, rappresentante dell’Unione delle Donne e della Casa delle Donne, «è un fattore strutturale della nostra società. Ci sono logiche di potere, all’interno della coppia, che se messe in crisi provocano la morte di tante donne; l’emancipazione femminile è interpretata come lesa maestà che gli uomini sentono, ed è micidiale. Serve un netto cambio di passo».
Una piccola speranza, sottolinea la presidente di Donne in Centro, Anna Martinelli, c’è: «Gli uomini non sono tutti uguali. Ma – prosegue – bisogna che a livello regionale e nazionale ci sia un maggiore investimento: servono più progetti nelle scuole e nella società civile, affinché le donne siano consapevoli che una via di uscita c’è. Poi, va detto, serve ampliare lo sguardo. Non esiste solo una violenza fisica, che è quella che sempre emerge, ma anche psicologica ed economia; queste sono due sorelle gemelle della prima che vanno assolutamente combattute».
Le istituzioni
Michele Goldoni, sindaco di San Felice, promette «un aiuto concreto alla famiglia di Anna. Oggi siamo qui per una tragedia, che sta diventando ormai all’ordine del giorno. I dati sono tragici. Non conoscevo Anna, ma leggendo qualche cosa su di lei ho capito che era una persona attiva, solare, amava i propri figli; oggi dobbiamo essere qui come comunità per stringerci attorno alla famiglia e combattere questa piaga della società».
Come Unione dei comuni dell’area nord, sottolinea il primo cittadino, «stiamo cercando di portare avanti diverse battaglie. Ho parlato con l’avvocato della famiglia di Anna, Francesca Obici, e mi sono messo a disposizione fin da subito. Sviridenko, non essendo residente da noi ufficialmente, non risulta dentro i nostri parametri, ma faremo quello che ci è concesso, mettendo a disposizione, ad esempio, la nostra casa comunale in caso di necessità. Inoltre, nel primo Consiglio comunale utile discuteremo se essere parte civile nel processo».
E ancora: «L’amore non è possesso né violenza, si tratta di un fatto culturale da combattere senza se e senza ma, insegnando all’uomo che si può, e si deve, amare senza essere violento. È un cammino che dobbiamo fare e piano piano, a partire dalle scuole», riflette Goldoni.
Anna Baldini, assessore alle pari opportunità dell’Amministrazione di Finale, sostiene che «non bisogna rassegnarsi a questi frequenti atti di violenza. Non si tratta di fatalità, né di un caso; dobbiamo agire sull’origine di questi eventi».
«Tante gocce fanno un mare»
Aggiungono dal Centro antiviolenza dell’Unione dei comuni dell’area nord, che «tante gocce messe insieme fanno un mare, un mare che può per davvero cambiare le cose. Vi preghiamo di rivolgervi agli esperti in caso di segnali sospetti da parte di fidanzati, ex fidanzati, mariti ed ex mariti».
Per Non Una di Meno «l’impegno di una amministrazione non può limitarsi all’installazione di panchine rosse o di conferenze sul tema; il Comune può e deve dare un segnale attraverso il dialogo con le scuole, proponendo corsi di sessualità e affettività all’interno degli istituti. Secondo il ministro dell'istruzione e del merito Giuseppe Valditara la scuola deve essere in prima linea nella lotta contro il maschilismo, che però si traducono in percorsi opzionali, solamente tenuti alle superiori e comunque non trattanti il tema della sessualità. È un paradosso, va promossa la cultura del consenso, del dialogo, del no: questo i bambini e le bambine lo possono capire benissimo se gli viene data l’opportunità. Si sono lette tante cose sbagliate, poi, sul femminicidio; non esiste nessun ineluttabile collegamento tra il divorzio e il femminicidio. Quello che non accettano di vedere è che una donna che si vuole separare mette in crisi una cultura patriarcale ancora dilagante. L’amore, anche quando è sofferente, non uccide», concludono. Così San Felice ha voluto ricordare la sua Anna, che qui nel cuore della Bassa aveva deciso di vivere.
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