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La manifestazione

Modena si stringe nel nome di Anna, la donna strangolata e uccisa dal marito: «La lotta va avanti»

di Ginevramaria Bianchi
Modena si stringe nel nome di Anna, la donna strangolata e uccisa dal marito: «La lotta va avanti»

Ai piedi della Ghirlandina un corteo per l’ennesima vittima di femminicidio

15 giugno 2024
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MODENA. Si sono fatti gruppo tenendo l’uno la spalla dell’altro. Poi, con il braccio teso, in molti hanno spalancato i palmi delle loro mani, come per fare un saluto. Hanno piegato i pollici e ci hanno vi hanno disteso sopra, accartocciate, le quattro dita restanti. Chi non era impegnatoin questo gesto - il simbolo di segnalazione di violenza femminile - applaudiva forte, commosso. Gli organizzatori avevano detto che “non ci sarebbe stato spazio per le lacrime", perché sarebbe dovuta essere una manifestazione all’insegna della lotta e dell’autodeterminazione femminile. Eppure, qualche lacrima è scappata a tutti.

Sotto la Ghirlandina

Ieri pomeriggio, ai piedi della Ghirlandina, un corteo si è riunito in ricordo di Anna Sviridenko, la diciannovesima vittima di femminicidio registrata in questo 2024.

Si sono viste più donne che uomini in piazza, come spesso accade in queste situazioni. Pochi giovani e tanti adulti. All’appello hanno risposto anche il sindaco Massimo Mezzetti, l’assessora allo sport Grazia Baracchi e l’assessora al turismo Ludovica Carla Ferrari. Con loro, i membri di svariate associazioni. In tutto duecento persone, che hanno portato agli occhi della cittadinanza «proposte concrete da mettere in atto per contrastare il patriarcato e la scia di sangue che lo segue».

Dentro la folla

Ma nel mezzo della folla, non era presente nemmeno una singola persona conoscesse Anna direttamente. Nessun collega di lavoro, neanche un vicino di casa.

«Non è possibile che non ci sia nessuno a raccontare una sua memoria», dice una donna sbigottita all’inizio della manifestazione, proprio prima che la lettura delle testimonianze iniziasse. «L’importante è che ci siamo noi qui per lei: guarda quanti siamo», la conforta l’amica accanto a lei. E così, le danze si aprono, e il microfono passa di mano in mano, di voce in voce. «Ancora una volta, una donna è stata uccisa da un ex compagno che non accettava la loro separazione - sentenzia Aurora Ferrari, segretaria confederale della Cgil - Ancora una volta, abbiamo potuto vedere uno scenario dove era ben presente il retaggio di una cultura patriarcale che non concepisce il pieno diritto delle donne all'autodeterminazione della propria vita. Non dobbiamo smettere di lottare, per Anna e per tutte, perché siamo solo all’inizio di una battaglia che va vinta».

Anche il sindaco Mezzetti

I passanti, incuriositi, hanno iniziato ad ascoltare, unendosi alla manifestazione, e il sole iniziava a calare dietro la punta del campanile. Una marea di cartelloni bianchi e rossi erano alzati verso il cielo: “Rispetto delle donne”, o ancora “Vogliamo la libera scelta delle donne”.

«Sul mio c’è incisa una frase molto semplice: “Stop alla violenza patriarcale” - spiega un’anziana – Sono qui perché anche io perché da giovane ho subito delle violenze e, anche se è un pensiero scontato, non voglio che nessuna debba vivere quello che ho vissuto io».

Ma è difficile in queste situazioni dire qualcosa che non è già stata detta e ridetta. La sensazione di frustrazione, invece, cresce sempre di più. «Gli uomini uccidono le donne perché donne: non ci sono altre motivazioni - conferma Patrizia Belloi, della conferenza delle donne democratiche di Modena - È ora che ogni uomo si prenda le proprie responsabilità».

Così, ha preso in mano il microfono il sindaco, che ha chiesto scusa “a nome di tutti”. «Possiamo e dobbiamo fare ancora molto - continua Mezzetti - La cultura patriarcale va abbattuta su tutti i fronti, e io per primo mi schiererò sempre dalla parte dei diritti delle donne, perché non ci sia più nessuna vittima di femminicidio». Perché non ci sia più nessuna Anna