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A Mirandola l'ex Bellco taglia 350 dipendenti, l'80% sono donne: «Sola con tre figli a carico, che cosa farò?»

di Chiara Marchetti
A Mirandola l'ex Bellco taglia 350 dipendenti, l'80% sono donne: «Sola con tre figli a carico, che cosa farò?»

Il viaggio tra gli addetti dell'azienda della Bassa che sono a rischio licenziamento

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MIRANDOLA Una notizia choc, un fulmine a ciel sereno, una doccia fredda. Le parole e i modi di dire non bastano ai 350 dipendenti della Bellco per descrivere come si sono sentiti dopo aver saputo della decisione dell’azienda di fermare la produzione nella sede mirandolese.

TRA I LAVORATORI
«È uno schifo» e «Non ci posso credere» sono solo alcuni dei commenti detti tutt’altro che a denti stretti nel piazzale di via Camurana, dove da ieri mattina è cominciata la protesta dei lavoratori che tra pochi mesi saranno lasciati a casa. Dopo un colloquio con i vertici aziendali, i sindacati Femca Cisl e Filctem Cgil hanno subito proclamato uno sciopero. Dalle 12 nessun camion ha più varcato i cancelli della fabbrica e il passaggio è stato consentito solo alle auto degli impiegati negli uffici e ai lavoratori del centro di Ricerca e Sviluppo, che al contrario della produzione continuerà la sua attività.
«Andremo avanti a oltranza – dice Elena – finché non ci offriranno un piano B». Dei 350 dipendenti, circa l’80% sono donne.
«Sono vent’anni che lavoro qui – commenta Clara – e ora ne ho 52. I mutui sono raddoppiati e sono molto preoccupata. La voglia di lavorare non mi manca ma, vista la mia età, ho paura che non mi assuma più nessuno».

SENZA PAROLE
Tra lo sbigottimento generale, sono in molte ad ammettere che già da mesi tirava una brutta aria. «Ho sempre chiesto ai miei capi – continua la dipendente – se fosse vero che eravamo in difficoltà, ma hanno sempre negato».
Non è l’unica a dirlo. «Avevamo intuito che qualcosa non andasse – confida Enrica – ma l’azienda insisteva fossero voci di corridoio. Oggi (ieri per chi legge, ndr), così di punto in bianco ci hanno comunicato che Ven Manda (ad di Mozarc, gruppo di cui fa parte la Bellco) non vuole più spendere soldi in un’azienda che non funziona. Ma non è mica una situazione nata ieri, sono mesi se non anni che i dirigenti non hanno una visione aziendale decente. Fa bene l’amministratore delegato a dire che non vuole più investire i suoi soldi per questi sciagurati».

LA STORIA
Enrica ha 58 anni, è sola e non ha un altro stipendio. «Voglio vedere dove vado a vivere – ironizza –, magari sotto un ponte».
Negli ultimi mesi, il clima in azienda non era dei migliori: «C’è stata molta omertà – dice Paola Caramaschi – e mi aspettavo brutte notizie, ma questa è la peggiore che potessero darci. Abbiamo sopportato i malumori dei superiori, ci hanno ridotto all’osso le pause perché dovevamo essere più produttivi, poi veniamo a sapere che chiudono il reparto produzione e lasciano a casa 350 persone. Ci sentiamo presi in giro».
Oltre il danno, quindi, anche la beffa: «Ci dicevano che non stavamo facendo abbastanza – continua Cremaschi – e guai al primo che si muoveva dalla propria postazione. Tra l’altro, sono anni che sosteniamo che 350 dipendenti sono troppi per il lavoro che c’è da fare, bastava un ridimensionamento. È incredibile come non riescano a trovare una soluzione diversa dal licenziarci tutti». Non è l’unica a sostenere che 350 lavoratori fossero “troppi” per la sede mirandolese. «È capitato che io stessi cinque ore ferma senza fare niente – denuncia Annamaria – e non capivo come mai. Tutti erano ossessionati dal target di produzione, che abbiamo sempre raggiunto tra l’altro».

Rosaria ha 34 anni e viene da Napoli: «Mi sono trasferita a Mirandola quattro anni fa. Mi piace molto lavorare in camera bianca, mi hanno fatto un contratto a tempo indeterminato ed ero felicissima. Questa situazione è un incubo. Non ho fiducia nella politica, credo in noi stesse e nella forza che ci fa scioperare per ciò che è giusto e ci spetta». A metà pomeriggio, Marika non riesce più a trattenere le lacrime. «Sono da sola e ho tre figli a carico. Come farò a mantenerli?». Susanna l’abbraccia. «Alcune di noi possono contare sull’aiuto economico dei propri compagni, ma altre sono single. È una situazione tragica». Valeria aggiunge: «Nessuno dei nostri colleghi dell’ufficio si è degnato di uscire in segno di supporto, nemmeno quelli del reparto elettronica che fino a ieri l’altro sono stati in cassa integrazione pagati da noi. È uno schifo nello schifo. Sono venuti solo i colleghi della Baxter a portarci i saluti in segno di solidarietà».
Lo sciopero continuerà fino al raggiungimento di un accordo e i dipendenti lotteranno con le unghie e con i denti per il loro amato posto di lavoro alla Bellco.