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Il caso

Trasferito il carabiniere che ha scritto sul volto della collega: «Ma è un premio»

Trasferito il carabiniere che ha scritto sul volto della collega: «Ma è un premio»

Il capitano di Pavullo andrà a rivestire lo stesso ruolo a Teramo, città da oltre 50mila abitanti, e i sindacati attaccano. Il comando generale: «Dovere giuridico, verifiche in corso»

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PAVULLO. Verrà trasferito in un’altra sede il capitano dei carabinieri di Pavullo accusato di avere scritto sulla fronte di una carabiniera di 21 anni, con la penna: «Visto. Il capitano». Nei suoi confronti, dopo la bufera e la dura reazione dei sindacati, il comando generale ha avviato un’indagine interna e ne ha disposto il trasferimento a Teramo. Una città da 50mila abitanti.
Una decisione condannata dai sindacati, che definiscono tale disposizione «un premio» e ancora, «troppo magnanime» e «incoerente». Mentre, dall’altra parte, il comando generale parla di «vincoli dettati dal dovere giuridico di garantire il completamento degli obblighi di comando» e sottolinea come, nella decisione, si sia dovuto tenere conto anche del reimpiego della coniuge del militare, anch’essa nell’Arma.

Le reazioni
Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma parla di «profonda indignazione. Non possiamo tacere di fronte alla decisione “incomprensibile” di premiare colui che ha commesso tale atto, trasferendolo ad assumere nuove responsabilità di comando della compagnia carabinieri di Teramo. Questa decisione, oltre a essere moralmente discutibile, trasmette un messaggio distorto che mina la fiducia nell'istituzione e nel suo impegno per la tutela di tutti i suoi membri.
Unarma chiede che vengano prese misure immediate e decisive per condannare questo comportamento e assicurare che simili episodi non abbiano mai più luogo all'interno delle forze dell'ordine».
Gli fa eco Antonio Loparco, segretario generale Unarma Modena: «Ancora una volta l'Arma decide di "spostare" il problema. Forse esistono due categorie nell'Arma. Quella degli ufficiali con presunzione di innocenza e il restante personale con presunzione di colpevolezza».
Giovanni Morgese, segretario regionale Nsc critica duramente il provvedimento assunto dal comando generale: «Non è coerente alla gravità del fatto che dimostra, sino a prova contraria, una mancanza di equilibrio nello svolgimento del delicato ruolo di comando. Il mero trasferimento, nella persistenza del ruolo, non risolve il problema ma semplicemente lo trasferisce in altra regione quasi a voler stigmatizzare una incompatibilità ambientale del capitano e non una incapacità, per cause allo stato conosciute, di adempiere al proprio ruolo. L’atteggiamento tenuto non pare frutto di una incompatibilità ambientale che prevederebbe una situazione di disagio e conflittualità coinvolgente anche altri militari del comando bensì un atto di sopraffazione di un comandante nei confronti di un sottoposto che dimostra, come sopra detto, una incapacità nello svolgimento del ruolo apicale».
Il segretario generale Usmia carabinieri Carmine Caforio parla di un «fatto grave che va condannato, anche per dare una risposta giusta in primis ai cittadini e subito dopo a tutto il popolo in uniforme. Usmia carabinieri si è occupata immediatamente della tutela e dell'assistenza della sua associata che, nonostante la giovanissima età, ha dimostrato coraggio e determinazione. Adesso le autorità interessate dal caso si stanno occupando dell'inchiesta avviata nei confronti dell'ufficiale, che siamo certi avrà un veloce sviluppo. Non siamo tenuti a sapere quali provvedimenti saranno adottati e quando, sta di fatto che, qualora gli stessi non dovessero risultare efficaci o adeguati alla grave vicenda che oltretutto ha suscitato clamore e gravissimo nocumento all'istituzione Arma, avranno un responsabile e la sua firma».
Zetti, segretario generale nazionale, parla di un «provvedimento di trasferimento abnorme nella sua magnanimità, atteso che per questioni molto meno delicate e importanti taluni comandanti sono stati sollevati dall’incarico e trasferiti a fare l'addetto presso qualche ufficio Legionale o di Brigata o delle Scuole».

La replica
Il comando generale dei carabinieri è intervenuto: «Nel sottolineare che la tematica esula dalle competenze attribuite ai sindacati militari per espressa previsione di legge, si evidenzia che il merito delle determinazioni assunte discende da vincoli dettati dal dovere giuridico di garantire il completamento (fissato al 15 settembre 2026, ndr) degli obblighi di comando previsti per il grado.

Il provvedimento ha contemperato anche le esigenze familiari dell'interessato, considerato che nel caso specifico vi è l'ulteriore obbligo di reimpiego del coniuge dello stesso, anch’essa militare dell'Arma. Alle iniziative assunte sul piano dell'impiego, si affiancano i rigorosi accertamenti in atto sul piano disciplinare e su quello penale, questi ultimi su delega dell'Autorità giudiziaria militare, informata nell'immediatezza».

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