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Il caso

Scritta sul volto della collega: l’ufficiale dei carabinieri rischia fino a 5 anni di carcere

di Daniele Montanari
Scritta sul volto della collega: l’ufficiale dei carabinieri rischia fino a 5 anni di carcere

La Procura militare contesta due reati al capitano di Pavullo

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PAVULLO. È già stato notificato l’avviso di garanzia, da parte della Procura militare, al capitano dei carabinieri di Pavullo finito nella bufera per il gesto compiuto su una sottoposta.

Il fatto è successo la sera del 14 maggio: i tempi rapidissimi sono un chiaro segnale da parte della Procura militare di Verona dell’attenzione che sta riservando a questo caso, che probabilmente non ha precedenti in Emilia Romagna, e forse neanche in Italia.

I reati contestati

Da quanto trapelato, sono due i reati che vengono contestati al comandante della Compagnia di Pavullo, nell’ambito del Codice penale militare di pace, relativi agli articoli 195 e 196. Il primo è quello di “violenza contro un inferiore”, che è punito con la reclusione militare da uno a tre anni. Il secondo, quello di “minaccia o ingiuria a un inferiore”. “Il militare che offende il prestigio, l’onore o la dignità di un inferiore in sua presenza – recita l’articolo 196 – è punito con la reclusione militare fino a due anni”.

La scritta sul volto della sottoposta
Secondo quando ricostruito, la sera del 14 maggio durante l’ispezione al cambio turno l’ufficiale avrebbe scritto con la biro sulla fronte della ragazza “visto, il capitano”, come si fa per avvenuto controllo sulle pattuglie. Invece di firmare il foglio di servizio, le avrebbe “firmato” il volto. La ragazza è rimasta esterrefatta, così come gli altri colleghi presenti. Uno di loro, un giovane da poco in servizio, percependo la gravità dell’accaduto ha fotografato il viso della ragazza, fatto circolare in una chat interna. È grazie a lui che è emerso l’episodio. E al comandante diretto della ragazza, che informato del fatto ha provveduto subito ad attivare la scala gerarchica perché venissero presi provvedimenti.

Il provvedimento del comando provinciale
Immediato l’intervento del colonnello Antonio Caterino, comandante provinciale dei carabinieri, che ha subito sollevato il comandante dal suo incarico. Ma ha disposto anche accertamenti urgenti a seguito dei quali al capitano per 15 giorni sono stati tolti tesserino e pistola. Per due settimane, è stato esonerato dalle proprie funzioni. Un provvedimento legato probabilmente alla condizione di stress che sta vivendo a seguito delle indagini avviate nei suoi confronti.

Un fascicolo è stato aperto anche dalla Procura ordinaria di Modena, pare nell’ambito del Codice rosso che si attiva anch’esso in tempi rapidissimi per le donne vittime di reato. Sul fronte della difesa, il capitano tramite il suo avvocato Luca Camaggi di Bologna ha contestato ogni addebito, respingendo le accuse di abuso di autorità o atto di maschilismo e sottolineando il suo impegno nell'Arma contro la violenza alle donne.

Da parte sua, il Nuovo Sindacato Carabinieri (Nsc), attraverso il segretario regionale Giovanni Morgese, plaude alla celerità con cui si sono attivate le Procure, a partire da quella militare: «Ha dato una rapida risposta attivandosi subito per accertamenti una volta ricevuta la comunicazione ufficiale del comandante provinciale, che è anche ufficiale di polizia giudiziaria e che quindi nel fare segnalazione ha già verificato l’esistenza di presupposti di reato. Così come emerso finora dalle ricostruzioni, l’accaduto si configura come un fatto gravissimo compiuto su una sottoposta. Non ci risultano precedenti in Emilia Romagna, e da una verifica fatta anche con gli altri sindacati militari, pare che in tutta Italia non si sia mai verificata una condotta del genere. In caso di processo, ci costituiremo senz’altro parte civile».l