Pavullo, tolti tesserino e pistola al carabiniere che ha scritto sul viso della collega
L'ufficiale esonerato dalle sue funzioni per 15 giorni dal Comando provinciale
PAVULLO. È stato “sospeso”, senza pistola e tesserino, il capitano dei carabinieri di Pavullo finito nella bufera dopo che una collega lo ha denunciato per aver scritto sul suo viso.
Il provvedimento
Appena ricevuta segnalazione dell’accaduto, il colonnello Antonio Caterino, comandante provinciale dei carabinieri, ha sollevato il comandante dal suo incarico. Non solo. Ha disposto accertamenti urgenti a seguito dei quali al capitano per 15 giorni sono stati tolti tesserino e pistola. Per due settimane, è stato esonerato dalle proprie funzioni. Un provvedimento legato probabilmente alla condizione di stress che sta vivendo a seguito delle indagini avviate nei suoi confronti. Quella della Procura militare e quella che verrà probabilmente aperta dalla Procura ordinaria. Potrebbe essere ravvisato il reato di violenza privata, vista la condizione di subalternità della ragazza, carabiniera in ferma volontaria, rispetto all’ufficiale, comandante della Compagnia. Che però da parte sua, attraverso l’avvocato bolognese Luca Camaggi, ha respinto ogni accusa sottolineando che non si è trattato di abuso di autorità, o atto di maschilismo.
La ricostruzione
Secondo quanto ricostruito, l’ufficiale la sera del 14 maggio le avrebbe scritto a biro sulla fronte “visto, il capitano” come si fa per avvenuto controllo sulle pattuglie. Invece di firmare il foglio di servizio, le avrebbe “firmato” il volto. La ragazza è rimasta esterrefatta, così come gli altri colleghi presenti. Uno di loro, un giovane da poco in servizio, percependo la gravità dell’accaduto ha fotografato il viso della ragazza, fatto circolare in una chat interna. È grazie a lui che è emerso l’episodio. E al comandante diretto della ragazza, che informato del fatto ha provveduto subito ad attivare la scala gerarchica perché venissero presi provvedimenti.
Il sindacato Usmia
La dinamica è stata resa nota ieri da Teresa Panza, segretaria regionale Pari opportunità del sindacato Usmia Carabinieri: «Ciò che è accaduto è molto grave – osserva – lo dico in primis come collega e poi come appartenente a Usmia. Noi, come sindacato, siamo intervenuti immediatamente per comprendere la situazione e, soprattutto, per assistere la collega sotto ogni aspetto. Il sindacato, dopo aver ascoltato la collega coinvolta nella grave e sgradevole vicenda, nell’immediatezza in accordo con lei ha deciso di non rendere noto l’accaduto per evitare clamore mediatico e maggiore disagio per la collega. Lei è forte e determinata, quindi siamo sicuri che, assistita in ogni fase dai professionisti di Usmia, affronterà questa situazione con la fermezza e la dignità che caratterizzano l’agire di ogni carabiniere.
È importante sottolineare che l’Arma è attenta e vigile su questi comportamenti : abbiamo le risorse per intercettare e sanzionare fatti del genere, per evitare che si ripetano. È importante prestare attenzione a ciò che accade attorno a noi, anche tra colleghi. E nei rari casi in cui si percepiscono comportamenti inappropriati, è necessario denunciare, perché non si ripetano. Riteniamo che sia necessario agire in fretta nell’ambito della cultura militare affinché la figura del comandante, ad ogni livello, oltre alle responsabilità e alle complesse competenze, sia il primo sindacalista del personale alle sue dipendenze, avendo cura di chi lavora con lui».
Anche il Nuovo Sindacato Carabinieri e Unarma stanno seguendo da vicino il caso, pronti a costituirsi parte civile in caso di processo.