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Da San Felice all’isola disabitata: il giro del mondo di Mirko

di Anna Pedrazzi
Da San Felice all’isola disabitata: il giro del mondo di Mirko

Il viaggio del 24enne è partito da Santiago di Compostela, ha attraversato oltre 10 Paesi ed è durato 7 mesi

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SAN FELICE. “Nessun piano era il mio piano”: è con questa premessa che, sette mesi fa, è iniziata l’avvenuta di Mirko Neri, ventiquattrenne di San Felice che il 13 settembre dello scorso anno è partito per un incredibile viaggio.

Da Santiago al giro del mondo

Partito in solitaria per il Cammino di Santiago di Compostela, Mirko ha dato inizio a quello che da sempre è stato il sogno della sua vita. «Sono partito da solo con uno zaino da 18 chili che conteneva tutto ciò di cui avevo veramente bisogno - racconta - Il mio sogno è sempre stato quello di viaggiare vivendo a stretto contatto con i locali, con la loro cultura e con le loro usanze. Per scelta non ho mai fatto troppe ricerche sulle mie mete, quello che amo di viaggiare è proprio scoprire, senza aspettative o pregiudizi».

Grazie alla piattaforma di volontariato “Workaway”, Mirko ha avuto la possibilità di visitare oltre dieci Paesi dove si è trattenuto più o meno a lungo nei quali, in cambio di qualche ora di lavoro quotidiana, riceveva vitto e alloggio presso famiglie locali. Terminato il cammino verso Santiago di Compostela, Mirko ha visitato il Portogallo per poi andare in Marocco, a pochi chilometri dalla città di Essaouira, dove ha lavorato come “house sitter” e come manovale in una fattoria con cavalli, cammelli e altri animali.

Dopo il Marocco si è spostato a Dubai, dove si è trattenuto per soli cinque giorni, per poi andare in Malesia. Qui ha lavorato, munito di machete, alla bonificazione di parte della giungla per un mese, fianco a fianco ad un locale che progettava la costruzione di campeggio nel mezzo della natura. Mirko si è poi diretto per qualche giorno a Singapore, per poi dirigersi verso la sesta tappa: il Vietnam.

Giunti alla fine del terzo mese, Mirko ha deciso di partire alla volta del Giappone dove, per altre quattro settimane, si è cimentato nella lavorazione e produzione di olive e olio di oliva. Poi, la meta più selvaggia, “Sambawan”, un’isola nell’arcipelago delle Filippine, abitata da sei persone e interamente percorribile in poco più di dieci minuti: «Qui non avevamo né acqua né elettricità, e la mia mansione era ripulire le spiagge dalla plastica - racconta Mirko - quest’isola mi ha insegnato tanto: la gentilezza, l’accoglienza, la vera ricchezza».

Il sesto mese Mirko è partito alla volta delle Hawaii dove ha lavorato, per un mese, con un capitano che lo ha assoldato per restaurare la sua barca. Prima di giungere all’ultima tappa del suo viaggio, Mirko ha fatto una breve sosta a Los Angeles, per poi fermarsi per cinque settimane nel posto che gli ha rubato il cuore: il Messico. Munito di cappello da cowboy, stivali e cavallo, Mirko ha lavorato in un ranch dove le mansioni erano la cura degli animali e la manutenzione della proprietà.

Esperienza formativa

«Ho viaggiato tanto, in posti non turistici, sperduti, a volte molto poveri e quello che ho visto è che e persone cercano di fare sempre meglio per migliorare il posto in cui vivono, anche se non hanno niente. Probabilmente non avendo le mille distrazioni che abbiamo noi, investono e lavorano su quello che hanno che, spesso, non è niente di più del loro villaggio. Questo - conclude - mi ha fatto ragionare su quello che voglio fare nel mio futuro e, per il momento, l’intento è quello di provare a stabilirmi nel paese dove sono nato. Voglio investire nella mia realtà facendo cose semplici: se c'è una cosa che ho capito da questo viaggio è che non c'entra il posto dove vivi o le cose che possiedi, a fare la differenza sono le persone».