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Il caso

Modena, carabiniera umiliata davanti ai colleghi: comandante sotto accusa

Modena, carabiniera umiliata davanti ai colleghi: comandante sotto accusa

L’episodio in una caserma della provincia: il superiore le avrebbe scritto in faccia con la penna. I sindaca parlano di «maschilismo» e «bullismo» e si costituiranno parte civile

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MODENA. Un altro caso scuote i carabinieri di Modena dopo quelli degli arresti violenti finiti alla ribalta nei mesi scorsi. Questa volta si tratta di una vicenda interna, avvenuta in una caserma della provincia: un comandante, secondo quanto si apprende, avrebbe umiliato una sottoposta scrivendole in faccia con un pennarello.

Sull’episodio sono intervenuti i sindacati dei carabinieri.

Il sindacato Unarma: «Atto vergognoso»

«A seguito dei fatti di un superiore nei confronti di una carabiniera donna in una caserma carabinieri del modenese – dichiara il segretario generale modenese di Unarma, Antonio Loparco – il sindacato Unarma si costituirà parte civile attendendo gli esiti delle indagini della magistratura. Unarma aveva già denunciato che le donne non venivano impiegate in pattuglia insieme e da questo ultimo vergognoso atto accaduto nei confronti di una donna che veste la divisa, Unarma chiede che venga istituita una verifica da parte di professionisti esterni di psicologi per gli appartenenti alle forze dell’ordine con controlli in particolare a chi svolge per ruolo o grado azione di comando con lo scopo di verificare requisiti e attitudini di chi deve gestire il personale che quotidianamente ha degli stress lavorativi esterni e nell’ambito lavorativo dovrebbe essere sereno».

Il Nuovo sindacato carabinieri: «Gravissimo episodio di bullismo»

«Per il gravissimo episodio di “bullismo”, che parrebbe essere avvenuto in una caserma carabinieri del Modenese, in danno di una carabiniera donna, auspichiamo una ferrea indagine della Procura ordinaria e militare. La Segreteria Regione Emilia Romagna del Nsc ha già attivato i propri legali per valutare la costituzione di parte civile. Gli atti di vile e becero maschilismo se condotti da chi per funzione esercita un potere che mette in sudditanza il sottoposto, sono intollerabili e non possono sicuramente rientrare in atti definibili goliardici», sottolineano Giovanni Morgese, segretario generale Emilia Romagna, e Andrea Di Virgilio, segretario generale aggiunto.