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«A Modena si risparmia sulle ambulanze, altrimenti il 47% sarebbe fuorilegge»

di Giovanni Balugani
«A Modena si risparmia sulle ambulanze, altrimenti il 47% sarebbe fuorilegge»<br type="_moz" />

Cisl attacca: «I nuovi limiti alzati a 400mila chilometri». L'Ausl: «Solo una è fuori tetto e c’è un piano per la progressiva sostituzione del parco mezzi»

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MODENA. Fino a un anno fa in Emilia Romagna le ambulanze per le emergenze potevano percorrere al massimo 300mila chilometri o avere sette anni di anzianità. Il criterio è stato alzato a 400mila chilometri e 10 anni. Una strategia che ha ovviamente “allungato” la vita del parco auto. Una scelta che secondo Cisl è dettata dai costi: «Non ci sono i soldi per un turn over radicale e puntuale delle ambulanze», afferma il sindacato che ritiene l’attuale situazione «indegna di un Paese civile».

I MEZZI A MODENA

Il parco mezzi del 118 a Modena conta 44 veicoli.

«Un solo mezzo ha percorso 419mila chilometri – spiega Ausl – quindi più dei 400mila previsti, ed è immatricolato nel 2009; insieme ad esso, altri 7 mezzi hanno data di immatricolazione fino al 2014 (ma in particolare due sono immatricolati a luglio 2014) e, di conseguenza, non vengono utilizzati per il trasporto in emergenza urgenza, bensì come mezzi secondari o di backup temporaneo in caso di guasti altri mezzi». Per gli undici mezzi che hanno superato i sette anni dall’immatricolazione (fino al 2017 compreso, anno in cui, tra giugno e novembre, risultano immatricolati 7 degli 11 citati) «come previsto dalle norme di accreditamento ogni anno viene effettuato il controllo e la certificazione delle condizioni igienico-sanitarie da parte del direttore sanitario della struttura cui afferiscono», precisa Ausl. Ancora: sette mezzi sono immatricolati tra il 2018 e il 2019, altri 18 tra il 2020 e il 2023.

«Il 57% dei mezzi ha dunque tra uno e 6 anni di immatricolazione – commenta Ausl – l’82% ha fino a sette anni di età se si aggiungono quelli immatricolati tra il 2017 e il 2014 che vengono annualmente controllati per garantirne il pieno rispetto dei requisiti igienico-sanitari».

L’Ausl conferma che «esiste un piano per la progressiva sostituzione dei mezzi obsoleti, compatibilmente con le risorse aziendali e con i tempi di produzione che, in certe annate, subiscono dei rallentamenti indipendenti dall’Azienda: nel 2023 sono state integrate nel parco mezzi aziendale tre ambulanze e due automediche, mentre con finanziamento per 2024/25 è previsto l’acquisto di una ambulanza».

Analizzando i chilometri, oltra al mezzo che ha più di 400mila chilometri, «undici veicoli sono sopra i 250mila; tutti gli altri hanno diverse percorrenze, variabili a seconda della funzione e del territorio su cui insistono, sia della data di immatricolazione. Si va da un minimo di 900 chilometri per un mezzo immatricolato a dicembre 2023, fino a un massimo di circa 200-247mila per sette mezzi che corrispondono a quelli con data di immatricolazione meno recente».

L’ATTACCO DI CISL

«Senza il ritocco sui chilometri oggi il 27% dei mezzi sarebbe fuori legge e un altro 16% starebbe per diventarlo. Totale: il 43% delle ambulanze sarebbe stato da sostituire». Così Gennaro Ferrara, segretario generale della Cisl Fp Emilia Centrale: «Abbiamo in servizio a Carpi un’ambulanza di scorta che lavora dal 2006 e ha preso fuoco due volte (Ausl afferma che si sia trattato di un manicotto con olio che ha bruciato, ndr). Nome di battaglia: “Poderosa”. Ecco, la situazione del parco mezzi del 118 di Modena è la polaroid del danno, enorme e profondo, che i tagli alla sanità stanno producendo. Siamo il Paese che ha speso 200 miliardi di euro per il superbonus 110% e poi non riusciamo a garantire il meglio a chi si deve curare e a chi lavora per salvare vite».

Ferrara specifica che «l’Ausl sta facendo tutto quello che può, spesso trasformando il nastro adesivo in oro. Ma è buio pesto: i tagli stanno rendendo impossibile fare visite, producono liste d’attesa lunghe mesi, frenano i controlli degli ispettori del Servizio Prevenzione e Sicurezza ambienti di Lavoro (Spsal), costringono a riciclare mezzi vecchi».

Ferrara legge mail, messaggi e rispolvera gli appunti del personale Cisl Fp e degli iscritti che fanno volontariato nell’assistenza: «Da tempo denunciamo questa situazione pesante. Che si trasforma in beffa, perché una ambulanza deve essere sempre al top: quando parti per andare a salvare una persona in arresto cardiaco quel vecchio motore diesel ha bisogno di volare, letteralmente – prosegue Ferrara –. Fare manutenzione su mezzi obsoleti e che, comunque, hanno già subito un trattamento durissimo, costa un sacco di soldi ogni anno. Fare di necessità virtù è un’antica arte italiana ma ricordo che questi non sono mezzi da passeggio, non sono seconde auto di famiglia ma, insieme ai professionisti che li utilizzano, sono strumenti che fanno la differenza tra la vita e la morte. Ecco perché crediamo che Modena e tutte le altre città non meritino questo scenario indegno di un Paese civile».

Per emergere da questa soluzione c’è una sola strada maestra: «Investire in sanità. Si abbia il coraggio di mettere da parte le bandierine di partito e di prendere i soldi del Mes europeo. E se vogliamo fare anche un’altra cosa semplice ma efficace, i parlamentari modenesi potrebbero scrivere una proposta di legge bipartisan per rendere fiscalmente vantaggiosa la donazione privata alle Aziende sanitarie, finalizzata al cambio dei suoi mezzi salvavita – chiosa il leader di Cisl Fp Emilia Centrale –. Proprio come avviene a favore delle associazioni che svolgono un lavoro straordinario nel campo della pubblica assistenza e alle quali non finiremo mai di dire grazie».

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