Medico picchiato, paura negli studi di Modena e provincia: «Aggressioni verbali quotidiane»
Il segretario dei dottori di famiglia Cintori dopo l’episodio violento nella Bassa: «Dagli insulti alle minacce, oggi tanti pazienti non accettano le nostre decisioni»
MODENA Qualcuno porta con sé il consiglio della parrucchiera, che caldeggia una Tac, magari con urgenza, per capire meglio il problema della caduta dei capelli. Qualcun altro ha in tasca il nome del farmaco migliore, che non è quello che ha in mente il medico, ma quello che propone convintamente un gruppo sui social.
I CASI
E poi c’è quello che vorrebbe un certificato di malattia decisamente più lungo: lo sa bene il medico di base della Bassa che nei giorni scorsi è stato brutalmente aggredito e picchiato da un paziente che si è visto prescrivere due soli giorni di malattia contro i dieci richiesti. Un caso che ha scosso profondamente il mondo della sanità modenese, anche perché il medico ha dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso di Mirandola, che poi l’ha dimesso con alcuni giorni di prognosi, e oggi è ancora molto provato per quanto successo.
NELLA BASSA
E se quello avvenuto nella Bassa è stato un caso particolarmente violento ed eclatante, i medici di base modenesi si trovano ormai a convivere con una situazione di profonda tensione. «Da noi le aggressioni sono soprattutto verbali - spiega Dante Cintori, segretario modenese della Federazione italiana Medici di medicina generale, che lavora in un poliambulatorio di sei medici a Pavullo - quindi non casi gravi come quello che ha coinvolto il collega, al quale va la mia vicinanza, ma comunque la situazione è complessa. Aggressioni verbali - aggiunge Cintori - che nel nostro caso hanno riguardato soprattutto le colleghe donne, e che dal Covid in poi sono aumentate esponenzialmente, fino a diventare quasi quotidiane. Io sono un uomo grande e grosso - sorride Cintori - e per questo, quando qualcuno alza un po’ i toni, le colleghe mi invitano ad andare di là. Ma, appunto, la situazione è piuttosto seria, perché si va dai toni accesi per contestare le scelte del medico ai veri e propri insulti, che peraltro continuano anche nella sala d’aspetto, di fronte agli altri pazienti».
CONTROMISURE
Ma quali sono le decisioni contestate dai pazienti aggressivi? «In realtà abbiamo visto un po’ di tutto - incalza il segretario Fimmg - dalle mail di insulti al medico alle lettere minatorie. Poi c’è chi pretende un determinato farmaco perché l’ha detto il “dottor Google”, e di fronte alla prescrizione del medico di una terapia diversa diventa aggressivo. E c’è chi vorrebbe la prescrizione di una visita specialistica con l’urgenza, e di fronte alla spiegazione che vista la situazione clinica l’urgenza non c’è, reagisce male». Una casistica molto variegata, che comprende anche le richieste di malattia più lunga del necessario, come nel caso avvenuto nella Bassa: «Il dato che accomuna molti casi - riprende il medico pavullese - è che il paziente, un attimo prima di alterarsi, dice “io ne ho diritto, perché pago le tasse”. E poi partono le urla, e a volte gli insulti e l’atteggiamento sempre più aggressivo anche dal punto di vista fisico, tanto che non è la prima volta che mi sento chiamare negli studi delle mie colleghe per cercare di riportare la calma. Casi - ribadisce - Cintori - che sono aumentati esponenzialmente dopo l’esplosione della pandemia Covid, con le pretese che aumentano sempre più e con le aggressioni, per fortuna più che altro verbali, diventate quasi quotidiane». Ma come si può uscire da una situazione così complessa? «Non è semplice - chiude il dottori Cintori - ma l’unica ricetta che mi viene in mente passa dalle comunicazione: una cosa che ripeto sempre ai medici più giovani è che noi dobbiamo parlare con il paziente, dobbiamo spiegare che le nostre scelte derivano dalla volontà di curarli al meglio e di farli stare bene».