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La storia

Michel Ivo Ceresoli, figlio di un tecnico di Modena ma costretto a sbarcare da clandestino

di Luca Gardinale
Michel Ivo Ceresoli, figlio di un tecnico di Modena ma costretto a sbarcare da clandestino

L’incredibile storia del 34enne arrivato in Calabria dalla Guinea attraversando il Mediterraneo su un barcone

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MODENA. Italiano lo è pienamente, ed è anche un po’ modenese, considerando che il papà, con quel cognome molto diffuso nella val Dolo, tra Montefiorino e Frassinoro, alla fine degli anni ’80 partì dalla nostra provincia per andare a lavorare in Guinea, dove la multinazionale per cui lavorava aveva l’appalto per una grande strada.

Il fatto è che lui, Michel Ivo, pur essendo italiano ha dovuto viaggiare da clandestino per raggiungere il nostro Paese.

NATO IN GUINEA, IL PAPÀ È MODENESE

Una storia ai limiti dell’incredibile raccontata ieri dal quotidiano calabrese “Il Crotonese”. Il protagonista si chiama Michel Ivo Ceresoli ed è nato nella Repubblica di Guinea Conakry 34 anni fa da una donna guineana e un modenese che tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 lavorava nello Stato africano come tecnico per la multinazionale delle grandi costruzioni Astaldi.

Nel 1996, quando Michel - che ha anche un fratello, oggi 30enne - aveva solo sei anni, il padre lasciò la Guinea, e da quel momento non ha mai più avuto contatti con la famiglia. L’uomo aveva però riconosciuto entrambi i figli, che di conseguenza sono italiani. Grazie al lavoro della madre, Michel è riuscito a studiare, laureandosi così in Diritto internazionale all’Università Nongo Conakry.

NESSUN CONTATTO CON IL PADRE DAL 1996

«Con mio padre - conferma Michel Ivo al quotidiano calabrese - non abbiamo avuto più contatti dal ’96. Dal 2006 abbiamo provato a venire in Italia, ma per mancanza di mezzi e anche per l’assenza dell’ambasciata italiana in Guinea, non ci siamo riusciti».

La possibile svolta è arrivata nel 2018, quando l’ambasciata è stata aperta: «Siamo andati con mia mamma e mio fratello - racconta ancora - l’ambasciatore ha ascoltato la nostra storia e ha preso la nostra documentazione. Poi ci hanno detto che l’ambasciata non si occupava di rilasciare visti, e ci hanno messo in contatto con il consolato. Abbiamo fissato una serie di appuntamenti che però non sono mai stati rispettati. Ero amareggiato».

IL VIAGGIO SUL BARCONE

Tante difficoltà che però non hanno fermato Michel Ivo: «In Guinea era meglio morire che restare un giorno in più - incalza - così ho deciso di usare i soldi risparmiati per prendere il mare. Ero un italiano che cercava di tornare a casa per via clandestina».

A febbraio 2023, con la scusa di andare a un colloquio di lavoro, con la sua auto raggiunge la capitale del Mali, Bamako. Lì cerca un trafficante per arrivare in Europa: «Alla frontiera tra Mali e Algeria mi hanno detto che dovevo pagare il taxi obbligatoriamente perché a causa del colore della mia pelle rischiavo di essere ucciso dall’esercito algerino, perché potevano scambiarmi per un trafficante».

Michel Ivo baratta così il telefono per un passaggio in taxi fino al confine con il Niger, riesce a nascondere tra le dita la scheda sim su cui aveva i soldi per non farsela prendere dai soldati del Niger che, però, gli strappano il passaporto. Senza documenti, riesce ad arrivare ad Adrar in Algeria dove, però, viene arrestato e rispedito verso un campo alla frontiera con il Niger. Durante il tragitto riesce a scappare dal bus insieme ad altri ragazzi, riuscendo a raggiungere Algeri. Da qui raggiunge, camminando per 400 chilometri a piedi, Sfax in Tunisia. È il luogo di partenza dei barchini che arrivano a Lampedusa, distante appena 115 miglia. Al terzo tentativo, il 4 luglio sbarca, spiegando alla polizia - in francese - di essere italiano. Nessuno, però, gli crede, e dopo un paio di giorni viene trasferito al Centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Qui ripete alla polizia di essere italiano da parte di padre: a quel punto, parte una serie di verifiche da parte del direttore del centro e della Prefettura, arrivando alla verità in otto mesi.

LA CITTADINANZA ITALIANA

A quel punto la Prefettura riesce a recuperare una fotocopia del passaporto che gli era stato distrutto, mentre dalla Guinea Michael Ivo si fa mandare i documenti di nascita dall’ambasciata italiana. Poi finalmente, quasi un anno dopo la sua partenza dalla Guinea, il 22 febbraio del 2024, il Comune di Isola Capo Rizzuto gli rilascia la carta d’identità con quella scritta: “cittadinanza Italiana”. Oggi il 34enne vive ancora in Calabria, e attraverso l’associazione Sabir sta imparando l’italiano e fa colloqui di lavoro. «Ora - chiude e- vorrei poter trovare mio padre e soprattutto far venire in Italia mia mamma e mio fratello senza le difficoltà che ho dovuto affrontare io».