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Modena, La Contrada per contrastare le demenze

Gabriele Farina
Modena, La Contrada per contrastare le demenze

Inaugurato ieri il centro d’incontro per disturbi cognitivi lievi

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Un centro per contrastare la demenza sul nascere. Al civico 127 di strada Contrada è stato inaugurato nel pomeriggio di martedì 2 marzo il centro d’incontro La Contrada”.

La sede nel cuore dell’associazione G.P. Vecchi si sviluppa su due piani con spazi dedicati a persone che hanno iniziato ad avere problemi di memoria, improvvise difficoltà a esprimersi, a concentrarsi oppure a orientarsi.

IL QUARTO IN PROVINCIA

Gli specialisti definiscono la condizione “Mci” o disturbo cognitivo lieve dalla traduzione dell’inglese. «Come centri dei disturbi cognitivi seguiamo circa tremila persone – ha spiegato il dottore Andrea Fabbo, direttore dell’unità complessa di Geriatria dell’Ausl di Modena – Circa un terzo presenta la condizione “Mci”, che precede la demenza».

Il centro modenese è il quarto operativo in provincia dopo quelli di Formigine, Vignola e San Prospero. Le porte sono aperte al lunedì e al giovedì dalle 9 alle 12. Diciotto persone hanno iniziato a ritrovarsi dallo scorso dicembre. C’è chi cucina, chi gioca, chi si legge un giornale, chi discute con gli altri.

«I FAMILIARI SONO IMPORTANTI»

Attività che appartengono a un quotidiano a cui si aggrappano per rimanere in salute, supportati da familiari, volontari e professionisti. «Le statistiche ci dicono che oltre l’ottanta per cento della cura dell’anziano è svolta dai familiari – ha sottolineato il ricercatore Rabih Chattat, coordinatore del modello “Meeting center” – Il lavoro del familiare è importante non tanto come cura, ma perché è una persona che conosce l’altro, che sa quali sono le sue preferenze e quali i suoi desideri».

Il coordinatore ha rimarcato come il modello funziona e «fa risparmiare, in quanto riduce gli accessi ai servizi e le ospedalizzazioni».

Fabbo ha concorda sul punto e rilanciato. «La possibilità di intercettare la condizione nella fase precoce ci permette di poter fare interventi per rallentare gli sviluppi della malattia – ha aggiunto il medico – e per evitare di intervenire in urgenza».

COME ACCEDERE

Sulla qualità della vita ha insistito Chattat. «Al momento non abbiamo un trattamento per la malattia – ha ribadito – Possiamo prenderci cura delle persone, che possono adattarsi e vivere meglio la malattia. Lo stesso vale per i familiari, che possono affrontare il percorso in modo adeguato».

Gli interessati che intendono accedere alla struttura (privatamente o su consiglio dei medici) devono associarsi alla G.P. Vecchi e versare un contributo mensile.

Il tetto massimo è fissato a 35 persone, includendo i familiari. «Chi viene da noi si sente libero – ha osservato Emanuela Luppi, presidente dell’associazione – anche di non fare niente».

«Abbiamo un ambiente grande – ha notato Giuliana Bulgarelli, vicepresidente dell’associazione – ma che sta diventando piccolo». 

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