«La mostra è blasfema»: bufera sulla Diocesi di Carpi
Le opere sono esposte nella chiesa di Sant’Ignazio: il vicario: «Frasi irrispettose. Il lavoro di Saltini è un dono»
Carpi È polemica sulla mostra “Gratia Plena”, inaugurata lo scorso sabato al Museo Diocesano di Carpi e definita «arte blasfema» dal quotidiano cattolico “La Nuova Bussola Quotidiana”, che punta il dito contro un quadro in cui viene ritratto un uomo chinato sulle parti intime di Gesù.
L’accusa è stata subito rispedita al mittente dalla Diocesi, che ha giudicato questi commenti «irrispettosi e non rilevabili davanti ad una corretta visione delle opere».
Della mostra realizzata dall’artista Andrea Saltini, esposta nella chiesa di Sant’Ignazio a Carpi, c’è un quadro in particolare che ha «scandalizzato e indignato» i gruppi ultracattolici: si chiama “INRI – San Longino”.
Cristo, riconoscibile dalla scritta “Inri” e dalle mani e i piedi bucati, è sdraiato, nudo.
Sopra di lui si vede un uomo, ritratto di spalle e chinato, che preme con la mano sinistra sul costato di Gesù. Ma non è questo l’unico quadro finito nell’occhio del ciclone con la protesta di queste ore.
Come detto, la risposta della Diocesi non si è fatta attendere e nel pomeriggio di ieri è stato inviata una lunga nota stampa dove viene fatta chiarezza sulla mostra, spiegandone il suo significato.
«Quanto ai giudizi, o pregiudizi – scrivono dalla Diocesi– secondo cui alcuni quadri esposti riproducono immagini blasfeme o dissacranti, pur rientrando nella libera circolazione delle opinioni, oltre a risultare irrispettosi nei riguardi del percorso compiuto soprattutto dall’artista e anche dai promotori, nulla di tutto questo è rilevabile davanti ad una visione delle opere corretta, documentata e con sguardo limpido».
Secondo la Diocesi, infatti, ogni quadro andrebbe «visto nell’insieme dell’esposizione» focalizzando l’attenzione «sull’esatto punto di visione, come indicato anche nel catalogo», discorso che vale anche per il quadro “INRI – San Longino”. A questo scopo sarà predisposto, oltre al catalogo della mostra, «un sussidio che presenta le singole opere dal punto di vista dell’artista che illustra la sua ricerca religiosa e spirituale, fornendo gli elementi culturali e personali per comprenderne il senso».
Sempre la Diocesi carpigiana specifica come siano state «centinaia di persone sono intervenute all’evento inaugurale e nella prima giornata di apertura» che si è tenuta proprio nei giornoi scorsi.
A documentare «il percorso di ricerca artistica e spirituale che la pastorale ha sviluppato», la Diocesi propone il commento del vicario episcopale per la pastorale don Carlo Bellini, frutto di un confronto approfondito con l’artista, fatto in occasione dell’inaugurazione della mostra: «Se la spiritualità è un sistema di senso che rende plausibile per un individuo la propria biografia – scrive Bellini - allora l’arte contemporanea ne è intrisa. Andrea Saltini rientra a pieno titolo in questo quadro ma ha una caratteristica oggi rara: fa riferimento esplicito ad una narrazione religiosa e a una teologia che non viene solo allusa. Le sacre scritture con i racconti di Gesù, Maria, gli apostoli si riferiscono ad una religione precisa e quindi il contenuto spirituale scaturisce da una tradizione che viene così attualizzata, interrogata, provocata e alla fine resa viva e interessante oggi. L’arte di Saltini non è devozionale, difficilmente potremmo vederla in una chiesa, ma è vera arte contemporanea a soggetto religioso, ancora una volta una rarità. Davanti a queste opere si può meditare. Per questo il suo lavoro è un dono per credenti e non credenti, per riflettere sui misteri del nostro stare al mondo, rinnovando l’eredità iconografica e il patrimonio affettivo dalla nostra tradizione culturale».
Le oltre cento persone che sabato si sono recate alla chiesa di Sant’Ignazio per vedere la mostra rappresentano, per la Diocesi, un «segno inequivocabile di un interesse per questa proposta culturale di dialogo tra chiesa e arte contemporanea che ha preso il via nel giugno scorso dal discorso di Papa Francesco agli artisti in occasione del 50° anniversario dell’inaugurazione della collezione d’arte moderna dei Musei Vaticani. Un testo la cui lettura è caldamente consigliata a chiunque si avventuri in questa materia senza pregiudizi e animato da sincera volontà di confronto».