Cassa integrazione, è allarme: a Modena è cresciuta del 60%
I dati del 2023 spaventano: il settore industriale registra l’aumento principale
Modena Oltre otto milioni di ore di cassa integrazione tra Modena e provincia nel 2023 per il settore dell’industria, del commercio e dell’edilizia. Tradotto: aumento del 60,7 per cento sul monte ore autorizzato nel 2022, quando era stato di poco più di 5 milioni di ore.
A lanciare questi dati è stata la Uil Emilia-Centrale, che ha elaborato i numeri certificati dall’Istituto nazionale di previdenza sociale. A rimanere escluso è, per ora, il comparto dell’artigianato, ancora in fase di valutazione da parte dello specifico Ente bilaterale nazionale non essendo competenza dell’Inps.
Nello specifico, la Cassa integrazione ordinaria aumenta, in un anno, di circa 4 milioni di ore, passando dalle 2.735.980 del 2022 alle 6.533.323 del 2023. Nello stesso lasso di tempo si registra invece un leggero calo invece per la Cassa integrazione straordinaria, che da 2.512.136 ore autorizzate nel 2022 passa a 2.092.959 del 2023. Il computo totale delle ore del comparto industriale, del commercio e dell’edilizia, passa dunque da 5.367.226 a 8.626.282.
L’aumento maggiore del monte ore di Cassa integrazione autorizzato si rileva nel settore industriale, che segna un positivo di 3.108.149 ore, variando quindi dalle 5.081.263 del 2022 alle 8.189.412 del 2023.
Sostanziali aumenti, però, anche nei restanti comparti: nell’edilizia da 137.910 ore si è passati a 223.470, mentre il commercio ha fatto registrare 213.400 ore di Cassa integrazione nel 2023 contro le 147.019 registrate nel 2022.
Tra Cassa integrazione ordinaria e straordinaria ci sono differenze. La prima è utilizzata principalmente durante periodi di difficoltà economiche, ristrutturazioni aziendali o cali temporanei dell’attività produttiva, che potrebbero essere anche normali e fisiologici e non necessariamente frutto di una crisi profonda, mentre con la Cassa integrazione straordinaria i lavoratori interessati vengono collocati in una sospensione temporanea del rapporto di lavoro. Continuano, quindi, a essere dipendenti dell’azienda, ma ricevono un’indennità di integrazione salariale pari a una percentuale dell’ultima retribuzione percepita.
«Se teniamo conto che resta da analizzare il comparto dell’artigianato, il quale pare essere altrettanto negativo, si può dire che il campanello d’allarme è suonato», sostiene il segretario della Uil Emilia Centrale, Roberto Rinaldi. I motivi sono principalmente dovuti a una «gestione della transizione industriale nel nostro Paese in ritardo rispetto ad altri stati avanzati dell’Unione europea. Tutto questo, in un territorio importante come quello modenese, non fa altro che creare difficoltà a tutte le filiere manifatturiere ed industriali».
La Uil «chiede da tempo, al Governo, una strategia lungimirante che accompagni i percorsi, ma a quanto pare sono in preda al panico ed impegnati in altre questioni. Il ridimensionamento delle politiche sull’edilizia e le tensioni geopolitiche internazionali completano il quadro, soprattutto per il comparto ceramico. Quest’ultimo – chiosa Rinaldi – ha difficoltà a reggere la concorrenza estera, sempre più sleale, e a riattivare le linee di mercato storiche che nel periodo pre-covid e antecedente alle guerre hanno portato l’intero settore territoriale ad essere leader mondiale».
Il riferimento è, in particolare, ai commerci russi e cinesi, oltre che tedeschi.
«Il prossimo sindaco di Modena, oltre alla gestione dei rifiuti, delle politiche abitative e della sicurezza, temi sicuramente importanti e centrali, dovrà mettere nell’agenda delle priorità la situazione di crisi dei settori strategici. A ciò si aggiungano vertenze mensili, tra le quali quella della Maserati, che se non affrontate con una visione metropolitana della città, che tenga quindi conto organicamente del sassolese e del carpigiano, rischiano di depotenziare il territorio».