Modena, Seta annessa a Tper e il sì dei sindacati: «Ma bisogna tutelare i lavoratori»
Cisl e Uil favorevoli, mentre la Cgil è più cauta
Soddisfatti Uil e Cisl, attendono un confronto Cgil e Faisa-Cisal, che comunque sono abbastanza positive pur nella loro cautela.
L’ARTICOLO: addio Seta, sarà inglobata da Tper
Le sigle sindacali rispondono con soddisfazione alla firma del Protocollo d’intesa approvato dalla Giunta regionale presieduta da Stefano Bonaccini per l’accorpamento di Seta e Start Romagna in Tper.
Un documento di indirizzo politico che piace anzitutto alla Uil: «Già nella scorsa legislatura – racconta il segretario di Modena e Reggio per l’Unione italiana del lavoro, Roberto Rinaldi – avevamo proposto all’allora assessore regionale ai Trasporti Raffaele Donini una misura di questo tipo. Oggi, finalmente, l’indirizzo intrapreso dalla Giunta è quello».
Per Rinaldi, però, «queste notizie non dovrebbero essere apprese dai media: servirebbe un confronto che finora non c’è stato, con Seta che troppo spesso preferisce tacere. Auspichiamo perciò che sia aperto il prima possibile un tavolo di confronto istituzionale».
Anche la Fit Cisl Emilia-Romagna, tramite il suo segretario Aldo Cosenza, interviene: «Non è un punto di arrivo ma l’inizio di un percorso. Un percorso per rendere più forte non questa o quella città ma il trasporto pubblico locale, che è una delle grandi chiavi per lo sviluppo del territorio. Non ci interessano gli aspetti politici ma i risultati che scassano i problemi. Quali? Oggi abbiamo bisogno di superare il nanismo che rende inefficiente il trasporto pubblico locale e scarica i suoi problemi sul portafoglio di chi guida un mezzo pubblico e di chi paga un biglietto. È tempo di cambiare e Cisl accetta la sfida». Poi, ancora: «In Francia esistono solo cinque società pubbliche per il trasporto pubblico, in Italia sono 932. Ciò significa che non abbiamo massa critica, siamo terreno di caccia per operazioni che possono arrivare dall’estero, non riusciamo a programmare investimenti e, soprattutto questo, rinnovare un contratto diventa impossibile. La piccola dimensione delle società attuali genera, così, due compressioni verso il basso, inaccettabili: peggiora la qualità del servizio, le corse vengono tagliate e i cittadini sono penalizzati – attacca il leader della Fit Cisl regionale – con un peggioramento delle condizioni di lavoro. Lo dico con un esempio: in Emilia-Romagna ci sono 110 milioni di chilometri percorsi su gomma, dei quali il 30% è esternalizzato, affidato a privati. In quel 30% non possiamo più permetterci il lusso di contratti non applicati o, in qualche modo, superati con condizioni di lavoro reale che sono improponibili».
Marco Bottura, segretario della Filt Cgil di Modena, è più cauto: «Come categoria sindacale non siamo contrari a priori a questi accorpamenti, anche se il fine ultimo deve essere ben chiaro: tutelare i lavoratori. La prospettiva della costituzione di una grande azienda di trasporto pubblico locale è una prospettiva da studiare e valutare, anche per essere più competitivi sul mercato».
Giuseppe Rendace di Faisa-Cisal guarda con scetticismo al nuovo gruppo, «anche se – specifica – non sono contrario di principio. Il vero problema, che va al di là di queste fusioni, è il fatto che servono soldi che attualmente non ci sono. Gli accordi sulle tabelle retributive sono fermi da vent’anni, la qualità del lavoro per gli autisti è scarsa e il parco mezzi è spesso inadeguato. Nella prospettiva di un accorpamento generale non bisogna mettere in secondo piano le buone intenzioni che prevedono un taglio agli sprechi e, al contempo, condizioni lavorative migliori».