Violenza sulle donne, dopo Cisl anche Csi con la Gazzetta di Modena per il manifesto
La presidente Emanuela Carta: «Serve un lavoro di squadra»
MODENA. Mentre il nostro manifesto contro la violenza sulle donne continua a raccogliere consensi (un migliaio le firme già le raccolte), proseguono anche le sottoscrizioni delle associazioni del territorio ai cinque punti che abbiamo tracciato per dare il primo esempio, tutti i giorni, in questa battaglia.
E dopo la Cisl, anche il Centro Sportivo Italiano di Modena scende in campo al fianco della Gazzetta di Modena.
Lo spiega la sua presidente Emanuela Carta, che cita Michela Marzano: «Ma come fanno, le altre, a farsi rispettare?” è la frase ricorrente della professoressa Anna protagonista dell’ultimo libro scritto dalla giornalista e scrittrice Michela Marzano, “Sto ancora aspettando che qualcuno mi chieda scusa”. Il libro è ricco di contenuti legati al tema dell’affettività, della violenza di genere, dell’autoconsapevolezza e conoscenza personale, del coraggio e della ricerca».
Perché la scelta di questa frase per rispondere alle domande su come lo sport possa diventare linguaggio a favore della parità di genere e del rispetto reciproco a contrasto di ogni forma di violenza?
«Perché è una domanda che mi sono fatta tante volte pensando alla mia vita e al mio lavoro, ancora oggi e con più responsabilità in veste di presidente di una associazione provinciale con 40.000 tesserati e più di 330 società affiliate».
Dal vostro osservatorio che situazione vedete?
«Nella realtà dei fatti, nella cultura del nostro tempo e del nostro Paese c’è ancora molto da fare e da ripensare. Nei nostri contesti associativi territoriali, regionali e nazionali, in proporzione alle attese di oggi vediamo che sono ancora poche le donne che possono dare il proprio contributo alla pari degli altri colleghi uomini. Tanti i fattori che ci hanno portato a questa situazione di disuguaglianza. Posso farle un esempio che mi ha toccato personalmente?».
Prego.
«Qualche tempo fa un mio collega mi disse: “perché tutta questa insistenza per le quote rosa, non c’è nessuna discriminazione o sbarramento nei confronti delle donne nei consigli direttivi, nei luoghi decisionali si devono sedere le persone selezionate per meriti e competenze”. Che detta così può lasciare spazio a più di una interpretazione, nella realtà il quadro delle persone con competenze e meriti in quel momento era per la maggiora parte maschile. La risposta al collega quindi è stata: “benissimo iniziamo ad invitare le tante donne che con grande professionalità e competenza stanno facendo crescere la nostra associazione e che non siedono nei luoghi decisionali”. Spesso, alle donne, è mancata l’occasione, per una questione di cultura. Fortunatamente per obbligo di legge e per nuove sensibilità i numeri delle donne dirigenti in ambito sportivo sono in aumento, ma c’è ancora molto da fare per vedere un segno di forte cambiamento di pensiero e di passo».
Sul tema della violenza che percezione avete?
«Ringrazio la Gazzetta di Modena per essersi fatta portavoce di un Manifesto di intenti e di impegno per l’eliminazione della violenza sulle donne. Violenza fisica, psicologica e verbale che vediamo realizzarsi purtroppo in ambito familiare, lavorativo e nei luoghi della socialità. Vogliamo firmare simbolicamente e concretamente questa petizione per riaffermare “basta” e per rilanciare sull’agire insieme. Da alcuni anni come comitato modenese e in collaborazione con il Comune di Modena e con altri comuni della provincia, con il Centro Documentazione Donna di Modena e altre realtà del territorio, abbiamo attivato momenti sportivi, culturali, formativi e associativi aperti a tutti che riprendessero i temi del contrasto alla violenza di genere, della lotta agli stereotipi e della prevenzione su forme discriminatorie di vario genere. Abbiamo istituito una commissione pari opportunità che in collegamento con le commissioni tecniche del comitato e della presidenza progetta e realizzare attività sportive, formative e culturali volte alla sensibilizzazione di questi temi».
Oggi cosa si può fare?
«Lavorare insieme. Dalla giornata del 25 novembre, dalla campagna delle panchine rosse e di #capitanetutte, abbiamo raccolto adesioni da parte di tantissime realtà sportive e di singoli cittadini, questa esperienza ha suscitato la disponibilità di alcune squadre maschili dei nostri campionati di calcio adulti ad aderire alle future progettualità che andremo a realizzare per sensibilizzare gli uomini al tema dell’eliminazione della violenza di genere. Tutti insieme, uomini e donne, per lanciare un messaggio che non si è soli, che si può essere parte di un cambiamento, che quel cambiamento è da realizzarsi nella quotidianità di ciascuno, nei luoghi di lavoro, nello sport, nella politica e nella tutela e nell’esercizio dei diritti che oggi sono riconosciuti».