Modena, l’occupazione torna a crescere ma il posto fisso è una chimera
Assunzioni oltre i livelli pre-Covid, precari quattro su cinque
Il mercato del lavoro modenese torna a risplendere. Nella fotografia dell’Inps non mancano però le ombre. Ad esempio, i contratti a tempo indeterminato (in crescita) restano meno della metà delle assunzioni a termine.
MEGLIO DEL 2019
Partiamo dalle cifre. L’osservatorio sul precariato dell’Inps fa segnare 79.072 assunzioni a Modena e provincia nel 2023. Nel 2019 erano state 71.410: oltre settemila in meno. Il balzo diventa ancor più evidente dal confronto con il 2020, quando le assunzioni furono 52.915.
CRESCITA RECORD
Le assunzioni totali sono in diminuzione rispetto al 2022, quando erano state 81.558. Eppure, i motivi per sorridere non mancano.
Si registrano oltre seicento contratti in più (da 15.777 a 15.112) a tempo indeterminato: il record negli ultimi cinque anni. Nel 2020 erano stati meno di diecimila (9.536).
SALDO IN ATTIVO
In generale, l’equilibrio tra assunzioni e cessazioni pende sul primo piatto della bilancia. Nel 2023 ci sono state 79.072 assunzioni e 70.651 cessazioni di contratti di lavoro: le prime sono 8.421 in più. La forbice si allarga rispetto al 2022 (7.505 assunzioni in più delle cessazioni). Soltanto nel 2020 la differenza era più marcata con 70.568 assunzioni e 59.360 cessazioni, vale a dire oltre undicimila in meno.
MENO DI UNO SU CINQUE
Veniamo ora alle note dolenti. I contratti a tempo indeterminato, pur in crescita, non rappresentano ancora nemmeno il venti per cento di quelli totali.
In altri termini, meno di un lavoratore su cinque ha la certezza del posto fisso. D’altra parte, una percentuale maggiore di lavoratori (da 27,4 a 28,1 per cento) smette di lavorare con un contratto a tempo indeterminato.
CGIL: «PIEDI DI ARGILLA»
«L’economia modenese è solida, ma si basa sui piedi d’argilla». L’immagine è usata da Daniele Dieci, segretario generale della Cgil di Modena, per descrivere il quadro sul precariato in base ai dati dell’Inps.
«I dati sulle assunzioni a tempo indeterminato sono sconvolgenti – osserva Dieci – l’economia modenese è una delle più ricche in Italia, ma si basa sui piedi d’argilla costituiti dalla precarietà dei lavoratori. Sembra che la ricca produzione del territorio sia assolutamente vincolata al precariato e tutto ciò non è accettabile».
Il segretario domanda un confronto aperto in vista delle elezioni. «Sarebbe bella una battaglia non legata ai nomi, ma su un’idea della città e della provincia – conclude – i candidati vogliono ancora insistere su un colosso dai piedi di argilla come modello di sviluppo?».
CISL: «SERVE PIU' DIGNITA'»
«Una piccola inversione di rotta». Così Rosamaria Papaleo, segretaria generale della Cisl Emilia Centrale, legge i dati dell’osservatorio Inps.
«Modena è sul podio in regione per incidenza dei nuovi contratti a tempo indeterminato (19,9 per cento) – la lettura di Papaleo – seconda solo a Piacenza. Un trend costante nel corso dell’anno, che ha visto un aumento dei contratti stabili sul 2022 (più 4.4 per cento), portando la provincia al di sopra dei livelli pre-Covid (più 17 per cento rispetto al 2019).
Le criticità non mancano. «A Modena le donne sono state più penalizzate nel raggiungere un contratto di lavoro – aggiunge la sindacalista – già nei primi sei mesi dell’anno registravamo una contrazione del 4,3 per cento, a significare una diminuzione delle opportunità di lavoro femminile».
Per Papaleo diventa essenziale «la necessità di associare la parola dignità a contratti degni di questo nome», aumentando i livelli di sicurezza sui luoghi di lavoro.
UIL: «PIU' LAVORO DI QUALITA'»
«Investire sul lavoro di qualità» è la ricetta di Roberto Rinaldi, coordinatore della Uil per Modena e Reggio Emilia.
«I dati che emergono dal rapporto Inps sono sicuramente il ritorno delle tante politiche lungimiranti messe in campo sul territorio modenese – riflette il sindacalista – dove il Patto per il Lavoro risulta essere ancora attivo. La maggior parte dei settori godono di buona salute, anche se registriamo un calo delle commesse nell’ambito della ceramica».
Tra le strade da seguire nel 2024 il rinnovo dei contratti collettivi nazionali, una maggiore attenzione alla sicurezza sul lavoro e al tempo della vita. «Finalmente si iniziano a registrare i primi accordi che parlano di meno orario con lo stesso salario – ribadisce – dove ci saranno le condizioni lo proporremo anche nel Modenese».