«Acqua gratis e lezioni online, il bar dell’Università di Modena sul lastrico»
La famiglia Madonna gestisce il punto di ristoro all’interno di Ingegneria: «Ci hanno negato di poter diminuire le ore di servizio, rischiamo di fallire». L’Ateneo: «Nessun commento, c’è un contenzioso. In certi momenti ridotto il canone»
MODENA. I titolari del Bar e ristorante Madonna, all’interno del Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari di Modena, con accesso da via Vivarelli, si dichiarano sull’orlo del fallimento e, al netto delle ingenti perdite di fatturato causate dalla chiusura forzata per la pandemia, accusano l’amministrazione di Unimore di aver favorito questa incresciosa situazione. «Prima della pandemia il locale ha sempre funzionato molto bene - racconta Luca Madonna, uno dei titolari- anche se fin dall’inizio abbiamo sempre rilevato alcune inadempienze da parte di Unimore nei nostri confronti. I rapporti si sono però deteriorati da dopo la pandemia quando l’Università ha deciso di intraprendere alcune iniziative che ci hanno creato danni economici irreparabili costringendoci all’indebitamento». Le accuse che la famiglia Madonna rivolge all’amministrazione di Unimore, che hanno portato la famiglia ad andare per vie legali, sono infatti molteplici. In primo luogo quella di avere installato un distributore di acqua potabile gratuita al primo piano dello stabile principale accanto alle macchinette distributrici di acqua e bevande in appalto al bar dell’università. «Questa scelta, che la direzione ci ha giustificato con la necessità di essere più sostenibili ed eliminare la plastica - continua Madonna - ci è costata un quasi 50mila euro in un anno di acqua non venduta. Premetto che noi non siamo contro scelte ecologiche. Magari si sarebbe potuto agire insieme visto che avevamo un contratto di esclusiva per la distribuzione dell’acqua in università. Visto il danno subito abbiamo chiesto una riduzione dell’affitto (paghiamo 39 mila euro l’anno) ma ci è stato negato». A peggiorare la condizione economica del bar, subito dopo la pandemia, si era messa anche la riduzione di apertura dell’ateneo e l’accrescimento di lezioni on line, con molti meno ragazzi che frequentano i locali in presenza. «Viste le difficoltà - aggiunge il titolare - nei 18 mesi post pandemici, avevamo chiesto di poter abbassare i costi di gestione del locale diminuendo le ore di servizio. Ma anche questo ci è stato negato, obbligandoci all’orario di apertura espresso in gara d’appalto nonostante la dimostrazione, anche per vie legali, che gli scontrini in certe fasce orarie, che peraltro corrispondevano agli orari di chiusura anticipata dell’università, erano pari a zero. E se chiudevamo prima ci siamo visti sanzionare con penali da 500 euro».I gestori del bar Madonna hanno però ottenuto dal Tar di Bologna, presso cui hanno fatto ricorso per l’annullamento delle sanzioni, il rimborso da parte di Unimore per un valore di 2.000 euro. Infine la famiglia Madonna ritiene di aver subito un torto anche per quanto riguarda il servizio catering affermando che non è stato rispettato il diritto di prelazione sul servizio (a parità di prezzo) che l’esercizio Madonna poteva esercitare. «A noi pare di cogliere un accanimento nei nostri confronti - conclude Madonna - e non ne capiamo il motivo. La gestione del bar ristorante ha sempre dato da vivere alla nostra famiglia e ora ci troviamo sull’orlo del fallimento ingiustamente e non per una nostra mala gestione». E sulle accuse della Famiglia Madonna Unimore preferisce non dare spiegazioni dichiarando che «su alcuni aspetti della vicenda c’è un contenzioso in corso e, pertanto, non riteniamo opportuno entrare nel merito. L’Università è e resta sempre disponibile al dialogo, tant’è che, nei momenti di particolare difficoltà per il bar, legati alla pandemia, è stato fortemente ridotto, e in un anno azzerato, il canone di concessione».