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il delitto di via puccini 

L’assassino di Ghizlan rischia l’ergastolo

Francesco Dondi
L’assassino di Ghizlan rischia l’ergastolo

La Cassazione ha accolto il ricorso del pm sull’applicazione delle attenuanti che avevano portato a 22 anni la condanna

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Francesco Dondi

Khalil Laamane, il 51enne condannato per aver assassinato la moglie 37enne Ghizlan El Hadraoui, rischia di nuovo l’ergastolo. La Cassazione ha infatti accolto il ricorso del pubblico ministero, dottor Luca Guerzoni, contro la sentenza emessa dal giudice dell’udienza preliminare in cui si condannava il marito a 22 anni. Il magistrato si era infatti opposto alla concessione delle attenuanti generiche, che avevano ridotto la pena.

«Khalil Laamane non aveva mai mostrato tendenze delinquenziali. Prima di minacciare di morte la moglie e di ucciderla era invece in preda a grossi turbamenti e alla depressione. L’ha uccisa in un clima di esasperazione per una separazione che lei voleva e lui rifiutava». È uno dei passaggi più espliciti delle motivazioni scritte dal gup e che hanno influito evidentemente sul riconoscimento delle attenuanti. Ma la Cassazione ha optato per una valutazione diversa e ha rinviato ad altro giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Modena solo la parte relativa alle attenuanti. Il nuovo gup dovrà quindi valutare la situazione, tenendo comunque conto del solco tracciato in Cassazione.

Laamane, difeso dall’avvocato Giovanni Gibertini, è stato condannato per l’omicidio della moglie, avvenuto nel febbraio 2019. Sottoposto a perizia è risultato in grado di intendere e volere anche se in carcere ha continuato a mostrare segni di forte depressione che lo hanno anche portato a mettere a repentaglio la propria vita.

Un delitto, quello di via Puccini, a Modena, che colpì molto l’opinione pubblica per il retroterra entro cui si inseriva: il 51enne era conosciuto all’esterno come una persona ben integrata, un lavoratore oltre che un volontario.

Ma in casa la situazione era precipitata da un po’ tanto che Ghizlan lo aveva anche denunciato per minacce e lesioni: non accettava la separazione, il cui iter era appena iniziato.

Laamane la colpì con almeno sette coltellate sotto casa, trasportò il corpo in via Cavazza e poi si recò a lavare l’auto per coprire ogni traccia. Le telecamere, tracce biologiche e un portachiavi trovato nella disponibilità dell’uomo avevano però portato la polizia di Stato a chiudere il cerchio intorno a lui: indizi ritenuti granitici anche dal primo giudice, che però aveva equiparato le attenuanti generiche alle aggravanti secondo una valutazione non condivisa dalla Procura.

Nel processo erano stati sanciti anche i risarcimenti: 500mila euro ai figli, assisiti da Valeria De Biase; 20mila euro ai familiari di Ghizlan, assistiti dall'avvocato Nicola Termanini; 5mila euro di provvisionale all'associazione Donne contro la violenza Casa della donne di Modena. —

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