Cmf Technology: il primo sciopero in 40 anni di attività
I cinquanta dipendenti dell’azienda di Sant’Antonio preoccupati per le difficoltà finanziarie e le voci di vendita
Primo sciopero in più di 40 anni di storia ieri a Sant'Antonio alla CMF Technology, con adesione di tutti i dipendenti, una cinquantina. Alle 10 hanno incrociato le braccia scendendo in strada davanti allo stabilimento al 73 di via Bottegone con emblematico striscione “Fateci lavorare”. Non era mai accaduto prima in questa realtà frignanese d'eccellenza che progetta e realizza automazioni e impianti per l'industria (soprattutto ceramica) esportati in una bella fetta di mondo. Più l'avveniristica produzione di conglomerati da materiali di scarto attraverso la controllata (al 100%) CMF Greentech che ha aperto a Cavezzo nel 2016. Stabilimento più piccolo (solo 5 dipendenti qui) ma capace di dare vita a gioielli come Wascoffee, il pannello realizzato con fondi di caffè su cui ha puntato Autogrill per il suo progetto d'arredo sostenibile. Nonostante le idee e know how, l'azienda è entrata in sofferenza finanziaria, in particolare quest'anno, quando si sono fatte sempre più insistenti le voci di vendita da parte della proprietà, che vede presidente della Spa Maurizio Chiodi e direttore generale Franco Pinelli. Sembrava che un compratore cinese fosse già pronto (tramite la formula dell'affitto di ramo d'azienda o l'acquisto in toto), poi a fine settembre la trattativa ha subito un brusco stop. Pare che abbia detto di essere in attesa di un via libera all'investimento da parte del governo cinese, lasciando però troppo nel vago i tempi. Tanto che la settimana scorsa la dirigenza ha aperto la procedura per la messa in liquidazione. I rifornitori non arrivano più e la produzione è già in difficoltà. Di qui la mobilitazione, che ha visto i dipendenti affiancati dalla Fim-Cisl (con Paolo Roncarati) e dalla Fiom-Cgil (con Massimiliano Grazioso). È possibile che arrivi la richiesta di cassa integrazione straordinaria (da cui la Greentech sarebbe però esclusa perché troppo piccola) ma se non si fa avanti in fretta un compratore si rischiano i licenziamenti. Nell'esprimere «piena solidarietà a lavoratori e famiglie», il Pd di Pavullo auspica uno sblocco positivo della situazione di un'azienda «da sempre fiore all'occhiello del territorio».
Quindi l'appello «alle istituzioni locali affinché facciano il possibile per aiutarla a uscire da questa secca, alla Regione in particolare vista l’attenzione dimostrata in questi anni al mondo del lavoro. Chiediamo, infine, al Ministero di concedere velocemente strumenti utili al superamento di questa fase di difficoltà». —