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Macchine da scrivere La passione di Renato diventa una mostra

Serena Fregni
Macchine da scrivere La passione di Renato diventa una mostra

Inaugura all’ex asilo di Staggia l’esposizione “Olivetti Story” Pezzi unici da collezione provenienti da tutto il mondo

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Sono oltre trecento le macchine da scrivere, calcolatrici, contabili e computer del secolo scorso che, da oggi si potranno ammirare nell’ex asilo di Staggia alla mostra “Olivetti Story”, dedicata alla storia delle macchine per ufficio.

L’ideatore dell’esposizione è il pensionato Renato Zavatti che, svariati anni fa, spinto da una grande passione per queste antesignane dei moderni pc, ha iniziato a collezionarle.

«Ho lavorato per molti anni con l’azienda Olivetti - racconta - e lì è nata la mia passione. Ho iniziato a collezionare macchine da scrivere e così ho pensato di mostrare al pubblico un pezzo della nostra storia».

La mostra è suddivisa in varie sezioni, si va dalle vecchie macchine da scrivere di tutti i formati e colori e diverse collezioni firmate Olivetti alle macchine da scrivere e calcolatori provenienti da tutto il mondo; dalla sezione dedicata all’evoluzione del computer fino a calcolatrici e fotocopiatrici. «Mi hanno sempre affascinato questi strumenti che sono il frutto di anni di lavoro e progettazione».

Renato conosce nel dettaglio ogni macchina che dietro agli ingranaggi custodisce una storia particolare: «Ecco questa per esempio - racconta indicando una vecchia macchina da scrivere Olivetti degli anni Sessanta - fa parte di una collezione di cinque, tutte di diversi colori e con il tempo sono riuscito ad averle tutte. Per un collezionista poter avere una collezione completa è una soddisfazione indescrivibile».

Comprate su internet oppure nei suoi tanti viaggi in giro per il mondo, Renato non dimentica alcuni incontri importanti come quello con l’ingegnere che, insieme ad un team tutto italiano, inventò il primo computer, “Programma 101” che ovviamente troneggia nella sala dedicata ai calcolatori: «Prima di Steve Jobs e Bill Gates siamo arrivati noi italiani a progettare il primo computer che si può vedere qui alla mostra. Anni fa ho avuto l’occasione di conoscere uno degli ingegneri che l'ha progettato. Ho voluto esporre anche la foto con lui perché per me è stata un’emozione unica poterlo conoscere».

Per Zavatti non si tratta solo di macchine, ma di veri e propri oggetti “personali” che in questi anni ha custodito gelosamente conservandoli in ottimo stato. Proprio per questo ha esposto anche alcune macchine calcolatrici del secolo scorso senza la carrozzeria, ma solo con la parte interna per mostrare quanti ingranaggi si celano dietro i tasti: «Oggi è tutto diverso, ci sono calcolatrici piccolissime e digitali, ma 50 anni fa non era così e anche solo per spingere un tasto ci voleva il progetto di un ingegnere. Durante la mostra, essendo le macchine funzionanti, mostrerò anche gli ingranaggi in movimento».

Infine, da non perdere la sezione dedicata alle macchine dal mondo dove si possono ammirare esemplari introvabili e molto vecchi. Dalla macchina da scrivere americana Densome datata 1907 alla Chicago del 1900; dalla Mignon tedesca, una macchina da scrivere più piccola e per così dire “portatile” del 1905 fino ad una giapponese con la possibilità di inserire i simboli del loro alfabeto e anche una calcolatrice russa. «Sono tutte molto complesse e per scrivere ci voleva davvero tanto tempo ma sono anche molto affascinanti».

Tra le macchine anche la famosa Torpedo tedesca progettata durante la seconda guerra che nella tastiera comprende anche il tasto SS utilizzata dai Nazisti. Un vero e proprio viaggio esplorativo reso unico dalla presenza di Renato, un Cicerone colto e molto esperto in materia che vi farà scoprire un mondo che sembra sempre più lontano dalle nostre abitudini ma che non ha perso il suo fascino. —