Fuoriclasse/ Federico, giovane poeta con la vena pessimista: " I versi vengono da soli"
Carrera, prossimo alla maturità, ha pubblicato “Frammenti di noia” Leopardi, Pascoli e Petrarca lo hanno influenzato. E anche Catullo.. "Il mio futuro? Magari domattina esco di casa e vengo investito da una corriera: non faccio progetti"
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Frammenti di Noia è il titolo del primo libro di poesie di Federico Carrera, studente all’ultimo anno del liceo Muratori-San Carlo, appassionato di classici e aspirante regista.
Il libro di Carrera contiene 45 poesie ed è suddiviso in due parti: la prima contiene quelli che lui definisce “i veri frammenti di noia”; la seconda, invece, è dedicata a varie poesie d’amore.
Frammenti di Noia, cosa significa?
In realtà, devo ammettere che non ha un significato molto profondo, è l’unione di due concetti: frammenti, perché inizialmente mi ispiravo ai lirici greci, che componevano generalmente poesie brevi, anche se in fin dei conti, ne ho realizzate alcune davvero lunghissime.
Ho scelto poi la noia perché mi sono accorto che i momenti in cui ero più invogliato a scrivere coincidevano con quelli in cui non c’era molto da fare: era come se le poesie si componessero da sole.
Quando è nato e come si è sviluppato il tuo interesse per la poesia ed in generale per la letteratura?
Sono sempre stato più indirizzato verso l’ambiente classico che verso quello scientifico, ma prima della seconda liceo non avevo una passione spiccata. Adesso la letteratura mi piace moltissimo e anzi, posso dire che effettivamente “mi è sfuggita un po’ la mano”.
Oltre alla lirica greca, hai avuto altre fonti d’ispirazione?
Leopardi e Pascoli, ma anche Petrarca sono gli autori che mi hanno influenzato maggiormente; soprattutto Leopardi mi ha trasmesso la sua vena pessimista che ha pressoché da sempre caratterizzato il mio modo di pensare e di scrivere. Sì, nel libro uno dei fili conduttori è la malinconia.
Quando hai iniziato a scrivere poesie?
Ho scritto la mia prima poesia due anni fa: non è quella sulla prima pagina del libro, nessuno (a parte me) sa quale sia. Pian piano ho avvertito dentro di me il bisogno di continuare a scrivere e molto naturalmente sono arrivate le altre poesie. Raggiunta la trentina ho pensato che avrei potuto realizzare una raccolta unitaria, così una mattina di settembre mi sono detto “questa è l’ultima, facciamo un libro”.
Dove scrivi di solito?
Ho scritto le prime poesie sull’autobus, mentre andavo a scuola o quando tornavo a casa, ma a dir la verità non ho un luogo in particolare che mi sproni alla scrittura. A volte passeggio per Formigine, spesso diretto a Villa Gazzotti, mi siedo su una panchina e scrivo qualche verso; talvolta scrivo di notte a letto, dove sono da solo e nessuno mi disturba.
Quando scrivi, segui uno schema fisso o ti affidi all’istinto?
Penso che, quando si fa poesia, non sia possibile seguire uno schema fisso, come invece faceva Petrarca che scriveva solo sonetti; d’altra parte però, non posso neanche dire di scrivere d’impulso, dal momento che, giunto al termine della scrittura, applico alle mie poesie un lavoro di rifinitura o, come diceva Catullo di “labor limae” che le rende un lavoro meditato e modellato secondo le mie intenzioni.
Raccontaci della pubblicazione del libro. Come si è posta la casa editrice nei tuoi confronti?
La casa editrice, Edizioni Effetto di Torino, è molto giovane e sta ancora arricchendo il suo catalogo. Flavio, il direttore, ha risposto molto felicemente quando ho gli inviato il mio manoscritto e, non avendo ancora pubblicato nessun libro di poesia, sono fiero di dire di essere il suo primo poeta. Sono soddisfatto perché la casa editrice ha rispettato tutte le mie esigenze, in particolare quella riguardante il carattere tipografico; alla fine posso dire che in soli due mesi, stranamente rapidi ed indolori, il libro è diventato proprio come me lo aspettavo.
Come hanno reagito i tuoi genitori quando gli hai parlato della tua intenzione di pubblicare un libro di poesia?
Ormai non si sorprendono più molto, perché sono da sempre stati al corrente della mia passione per la scrittura di racconti e sceneggiature.
Il libro contiene anche una poesia che parla di loro. Al tempo non lo sapevano; lo hanno scoperto solo quando è arrivata a casa la prima copia. Quando hanno letto le poesie hanno detto che gli piacevano, ma è normale, loro sono un po’ di parte. Apprezzo molto il modo in cui mi hanno educato: mi hanno insegnato il principio per cui ognuno è libero di fare ciò che desidera e, infatti, quando è nata questa raccolta e ho deciso di provare a pubblicarla loro mi hanno sostenuto ed incoraggiato.
Hai pubblicato il tuo primo libro a 18 anni. È una cosa abbastanza inconsueta. Cosa ne pensi?
Oggi ci sono molte case editrici e quindi può sembrare semplice pubblicare i propri elaborati. Tuttavia, il mondo delle pubblicazioni scoraggia un po’ perché è molto difficile farsi notare. Io non so ancora come proseguirà questa mia esperienza, dal momento che il libro deve ancora uscire nelle librerie e online, ma posso comunque dire di essere soddisfatto di essere arrivato fino a questo punto.
Conosco molti miei coetanei che scrivono e che, per paura o perché non ne sentono il bisogno, decidono di non provare a pubblicare le loro produzioni. Far leggere i propri pensieri ad un pubblico non è, infatti, un sogno condiviso da tutti; è qualcosa che ci si deve sentire dentro, soprattutto quando si tratta di poesia.
Le tue poesie hanno un messaggio in particolare oppure le scrivi senza esserti prefissato un vero e proprio obiettivo?
Non sono un poeta vate. Le mie poesie sono frammenti che raccontano di varie fasi della mia vita e un posto rilevante è occupato sicuramente dalla mia infanzia e dai miei ricordi. Lo sfondo comune, come potrete notare, è la malinconia, perché si sa, chi è scettico nei confronti del futuro tende a rifugiarsi nel passato. Il tema unificante è quindi la tristezza, ma non credo di avere un vero e proprio obiettivo. Quando il libro sarà pubblicato e letto, spero soltanto che qualcuno penserà: “Però, non aveva tutti i torti”.
Parlando di futuro, pensi di continuare a comporre solo poesie o ti cimenterai anche in altri generi? Ti piacerebbe proseguire gli studi letterari anche all’università?
Oltre alle poesie di Frammenti di Noia ho scritto altri racconti in prosa collaborando con Francesco Malavasi, ex studente del liceo scientifico Wiligelmo.
Abbiamo messo insieme i nostri elaborati e mandato il manoscritto a varie case editrici.
Anche se la mia poesia sta subendo qualche mutamento, riscontrabile principalmente negli ultimi componimenti del libro, continuerò comunque a scrivere: non è qualcosa che posso smettere di fare.
Per quanto riguarda il mio futuro universitario, magari domattina esco di casa e vengo investito da una corriera, per cui non posso fare progetti troppo futuri. Devo dire di essere un po’ combattuto tra frequentare la facoltà di lettere classiche o quella di cinema, ma penso che alla fine troverò un modo per laurearmi in entrambe.