Estorsioni a imprenditori e professionisti per favorire il Clan dei Casalesi. Un arresto a Soliera
Un arresto e perquisizioni anche a Modena nell'ambito dell'inchiesta della Dia di Trieste in collaborazione con i colleghi di Napoli, di Milano, di Padova e di Bologna
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MODENA. La DIA di Trieste, con l'ausilio della DIA di Napoli, di Milano, di Padova e di Bologna, nonché della Guardia di Finanza del capoluogo giuliano, sta eseguendo 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere, disposte dal GIP del Tribunale di Trieste, nei confronti di soggetti accusati di estorsione aggravata dal metodo mafioso, per avere costretto professionisti e imprenditori italiani e stranieri, attraverso minacce e intimidazioni, a rinunciare a ingenti crediti, per favorire gli interessi del clan camorristico dei Casalesi.
Una delle persone arrestate è il muratore Luciano Cardone, nativo di Torre dl Greco, 37 anni, residente a Soliera, dove lavora come muratore. Cardone non ha mai compiuto reati nel nostro terrritorio, ma avrebbe svolto degli incarichi per recuperare crediti presso degli imprenditori.
"E' stata un'inchiesta che si è articolata in più mesi con un forte impegno della Dia. Ma più che parlare di infiltrazioni mafiose in regione, parlerei piuttosto di insediamenti 'insidiosi' di criminalità organizzata sul territorio, con la presenza del clan dei Casalesi, uno dei più agguerriti come storia per la loro pertinacia". Lo ha detto il Procuratore Capo di Trieste Carlo Mastelloni aprendo la conferenza stampa indetta alla Dia di Trieste per l'operazione denominata "Piano B", peraltro non ancora conclusa, e che ha visto oggi eseguite sette ordinanze di custodia cautelare. Tutti gli indagati - ha precisato il Tenenete Colonello Giacomo Moroso Capo Sezione della Dia triestina - devono rispondere a vario titolo per aver partecipato ad estorsioni commesse in Croazia e pianificate in Italia, in danno di imprenditori e professionisti, alcuni dei quali italiani operanti nella cittadina croata di Pola e finalizzate, tramite minacce e intimidazioni e perciò con metodo mafioso, a favorire gli interessi del noto quanto famigerato clan camorristico dei Casalesi
. Nel corso delle indagini sono emersi numerosi elementi che hanno indotto gli investigatori a individuare nel 42enne Fabio Gaiatto, presunto intermediario finanziario di Portogruaro (Venezia), attualmente detenuto nel carcere di Pordenone, l'investitore di ingenti somme di denari, circa 12 milioni di euro, appartenenti a consorterie criminali riconducibili al clan dei Casalesi.
Gaiatto aveva allestito un complesso sistema di trading per investire illecitamente i capitali a disposizione, utilizzando diverse società con sede in Croazia, Slovenia, Gran Bretagna e Stati Uniti. Tramite anche una particolare piattaforma sarebbe giunto alla cifra di 3 mila investitori con una disposizione complessiva tra i 70 e gli 80 milioni di euro, somma questa che aveva indotto il clan dei Casalesi a eleggerlo come amministratore, assieme a un commercialista, dei loro beni da impiegare al Nord d'Italia ma soprattutto in Croazia.
Sono state successivamente le stesse
autorità croate, nei primi mesi del 2018, sulla base di denunce acquisite ed accogliendo le istanze di alcuni creditori che non si erano visti restituire il denaro, a procedere al pignoramento dei conti correnti delle società che facevano capo a Gaiotto, disponendo il blocco finanziario delle stesse ed impedendo di fatto al "promoter" di riconsegnare quanto investito anche agli uomini del clan. Da qui la messa in atto di condotte estorsive nei confronti di numerosi professionisti, italiani e croati.
Numerosi gli episodi estorsivi emersi che hanno evidenziato la determinazione degli arrestati ma anche i consistenti interessi economici in gioco, pari a un giro di affari di decine di milioni di euro ricostruito dalla Dia di Trieste che ha permesso l'arresto oltre che dello stesso Gaiatto, anche quelli di Francesco Iozzino di 56, Gennaro Celentano di 34, Mario Curtiello di 36, Valter Borriello di 42, Luciano Cardone di 37 e Domenico Esposito di 45.
Decine le perquisizioni in corso nei confronti di altri soggetti, tra cui diversi personaggi che hanno aiutato Fabio Gaiatto ad eludere le indagini dell'Autorità giudiziaria di Trieste. Complessivamente sono stati impiegati 100 uomini appartenenti alla Dia e al Nucleo di Polizia economica e finanziaria, reparti della Guardia di Finanza, nonchè militari della dell'8/o Rgt Genio Guastatori di Legnago (Vr). Le perquisizioni sono state effettuate nei territori della provincia di Napoli, Milano, Modena, Treviso, Padova, Portogruaro, Udine e Trieste.