Gazzetta di Modena

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Uccisi con trenta colpi di roncola «Le prove incastrano Rainone»

di Stefano Totaro
Uccisi con trenta colpi di roncola «Le prove incastrano Rainone»

Provvedimento di fermo per il 57enne accusato di duplice omicidio con l’aggravante dello stalking  I fratelli sono stati ammazzati il giorno prima del loro ritrovamento. L’indagato non vuole parlare

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ZOCCA. Alla fine Angelo Rainone è stato fermato ed è ufficialmente accusato di aver ucciso i due fratelli Bertarini, Ugo e Breno colpendoli a morte con una roncola. Trenta colpi in tutto, quindici a testa, con quell’arnese agricolo che è una piccola falce da una parte e dall'altra è una piccola scure: ferite profonde nella parte alta del busto, al collo, alla testa, alcune dita che sono state mozzate perché sulla traiettoria dei colpi, con le braccia e le mani protese a coprire il viso, per cercare una istintiva protezione. Una violenza inaudita esplosa nei confronti dei due settantenni, due suoi parenti, per motivi economici, dopo ripetuti litigi spesso feroci e violenti e per i quali era già stato denunciato, sia da Ugo che dalla sua ex moglie. La Procura della Repubblica di Modena, nella figura del pubblico ministero Lucia De Santis che coordina le indagini, ha emesso un fermo di indiziato di delitto a carico del 57enne, ex genero di Ugo, ancora marito della figlia del 73enne per quanto la coppia si fosse di fato separata e da subito principale sospettato in questa terribile vicenda. Dieci minuti prima dell’una della notte tra giovedì e venerdì è stato emesso il provvedimento, dopo un interrogatorio durante il quale Rainone, assistito dall'avvocato Francesca Lazzeri, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Dunque il 57enne è accusato di omicidio volontario con due aggravanti: quella di aver agito contro persone vicine, in pratica contro dei parenti, in ambito famigliare, e quella dei precedenti episodi di stalking, atti persecutori che l’uomo ha continuato a commettere nonostante le denunce che, come detto, erano state avanzate recentemente nei suoi confronti. Denunce, come ha sottolineato ieri mattina il procuratore capo Lucia Musti alla presenza del comandante provinciale dei carabinieri e di tutte le altre figure dell’Arma che si sono prodigate, sin dal primo momento, giorno e notte, per cercare di risolvere questo delitto e di assicurare alla giustizia un presunto responsabile, che erano state sin da subito oggetto di indagine, erano state vagliate, valutate ovviamente prese in considerazione.

«Non si può dire - ha riferito il procuratore capo - che le denunce fossero state inascoltate. Addirittura una, presentata nel gennaio 2018 era già oggetto di delega di indagine da parte sempre della procura di Modena». Angelo Rainone, come è stato reso noto dalla Procura, aveva dei precedenti con la giustizia, un po’ lontani nel tempo: era finito nei guai per spaccio di sostanze stupefacenti e inoltre, relativamente ad una sua precedente attività, era stato dichiarato fallito. I due fratelli Bertarini erano l’anima dell'azienda agricola Monte San Giacomo che produceva prodotti biologici del sottobosco: nonostante l’età continuavano nell’attività che nel frattempo avevano ceduto alla figlia di Ugo, moglie di Rainone. Anche il 57enne ne era socio, ne possedeva l’uno per cento. Poi i continui attriti e rancori con il padre di lei, la rottura del rapporto con la moglie e la separazione (da qualche mese era andato ad abitare a Montalto di Montese): a quanto sembra Rainone voleva qualcosa di più, voleva forse una buona liquidazione, una grossa somma per togliere definitivamente il disturbo. Da qui le litigate sfociate - in base alla ricostruzione degli inquirenti - nel duplice omicidio. Un omicidio che, in base ai primi accertamenti del medico legale sarebbe stato consumato poco dopo le 7.40 di lunedì 26 febbraio. Proprio in quelle ore, grazie ai video delle telecamere dei privati installate in zona e in paese, lungo le strade che portano all’azienda agricola, è passato il furgone frigo della ditta che usava Rainone. Dopo l’uccisione con i trenta colpi dei due fratelli, il 57enne è rientrato a casa, ha bruciato giaccone e maglione, poi si è comportato come nulla fosse, andando al bar, concedendosi una partita a carte. Il giorno dopo la figlia di Ugo, che non aveva più notizie del padre e dello zio, ha fatto la macabra scoperta. I carabinieri del Norm e i Ris hanno trovato nella casa di Rainone tracce di sangue su una cartella, nel furgone, in uno straccio nel bagno.