Gazzetta di Modena

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La fiaccolata del Frignano per salvare il Punto nascite

di Daniele Montanari
La fiaccolata del Frignano per salvare il Punto nascite

Pavullo. Alle 20,30 in corteo verso l’ospedale contro la chiusura di Ostetricia L’associazione medici e dirigenti: «Un errore chiedere la deroga al Ministero»

26 luglio 2017
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PAVULLO. È l’ora della prima mobilitazione di piazza per il punto nascita a Pavullo. Stasera ci sarà la fiaccolata dalla chiesa dei frati (ritrovo alle 20.30) all’ospedale, dove si leggeranno testimonianze e interverranno i comitati. Corteo con le candele, ma anche maglietta d’ordinanza: quella col logo “Siamo tutti nella stessa pancia” creata per sensibilizzare alla tutela del punto nascita e dell’intero ospedale. Iniziativa composta, ma piena di significato, vedi la scelta della data che coincide con la ricorrenza di Sant’Anna, protettrice di mamme, partorienti e ostetriche.

«Perché investire in case accoglienza a Modena – si chiedono gli organizzatori della campagna unitaria – e disinvestire su una struttura adeguata che già c’è? Perché parlare di pericolosità quando i casi difficili sono stati pochissimi in un ventennio, rispetto alle migliaia di situazioni egregiamente gestite internamente o monitorate ed inviate in Neonatologia a Modena con successo? Il punto nascita deve continuare a funzionare bene, com’è sempre stato. Le mamme devono essere rassicurate e accompagnate in modo naturale verso il parto, senza instillare paure e senza medicalizzare la normalità».

 

Intanto però arriva la dura presa di posizione dell’Anaao, l’associazione di medici e dirigenti del Sistema Sanitario nazionale, contro la deroga di sei mesi chiesta dalla Regione al Ministero sia per Pavullo che per altri cinque punti nascita sotto ai 500 parti annui. «Un punto nascita deve avere almeno una guardia h24 del ginecologo, del pediatra, di due ostetriche, dell’anestesista oltre ad una radiologia, un laboratorio ed una adeguata dotazione tecnologica corredata da personale esperto in grado di utilizzarla» nota Sandro Macchia, segretario regionale del sindacato. «Qualora la Regione decidesse di sostenere una tale dotazione e ammesso di trovare i 7-8 pediatri, 10 ginecologi e tutto il resto di specialisti disposti a lavorare anche in sedi disagiate, garantire a tutti il mantenimento delle capacità professionali nel tempo sarebbe impossibile. Gli eventuali casi di rianimazione neonatale, emorragie post partum o distacchi di placenta, sarebbero gravati inevitabilmente da un tasso di esiti negativi inaccettabile». Esprime invece «grande soddisfazione» per la richiesta di deroga, l’Udi di Modena attraverso la coordinatrice Laura Piretti (responsabile nazionale). «La Regione – osserva - ha accettato di chiedere la deroga come a sua volta fatto dal sindaco di Pavullo, dopo una vasta mobilitazione culminata in una raccolta firme imponente. La possibilità era già stata segnalata dalla consigliera Paola Pasquali di Fanano, in virtù del DM dell’11/11/2015, la convergenza verso il no alla chiusura ha dato i suoi frutti». «L’idea che le donne potessero essere seguite prima e dopo il parto, ma non durante e spedite come pacchi altrove – rimarca l’Udi - ci sembrava surreale, ansiogena per le future mamme e foriera di un inevitabile aumento di parti programmati, dunque cesarei o comunque altamente medicalizzati».

L’Udi chiede però che a Pavullo sia garantita anche la possibilità di abortire, esprimendo il dubbio «che la chiusura del punto nascita fosse, in un certo senso, una risposta alla nostra protesta per il 100% di obiettori».