Gazzetta di Modena

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IL PARROCO DI SAN VINCENZO 

Don Gianni: «Mai visto prima» E per i vicini è uno sconosciuto

Don Gianni: «Mai visto prima» E per i vicini è uno sconosciuto

«No, questo volto non mi dice niente». Don Gianni Gherardi, parroco di San Biagio - il sacerdote che ha in carico anche San Vincenzo e vi abita vicino - scruta la fotografia diffusa dalla polizia di...

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«No, questo volto non mi dice niente». Don Gianni Gherardi, parroco di San Biagio - il sacerdote che ha in carico anche San Vincenzo e vi abita vicino - scruta la fotografia diffusa dalla polizia di Mustapha Tahir, il 34enne marocchino arrestato perché ritenuto l’autore del furto della tela del Guercino.
Quando gli spiegano che Tahir abitava proprio in via Gherarda 4, il civico accanto al portone di servizio della chiesa di corso Canalgrande, scuote la testa. «Non so chi sia, non l’ho mai visto - risponde - in quel palazzo conosco molta gente, ma lui no».
Il sacerdote conferma che il palazzo ha una porticina comunicante con la chiesa. «Ma è impossibile che sia stata usata per il furto - specifica subito dopo - intanto quella porticina è sempre stata chiusa dall’interno della chiesa e non mi risulta che fosse aperta al momento del furto. Poi, come noto, la tela non può essere uscita da lì e neppure dal portone accanto: in via Gherarda, l’uscita è troppo stretta, la tela non sarebbe passata. È più facile pensare che i ladri l’abbiano fatta uscita dalla porta principale di San Vincenzo, in corso Canalgrande, magari con un furgoncino che li aspettava».
Ma Tahir non è sospettato solo per il furto. Secondo gli investigatori - e lo ha ribadito ieri il capo della Squadra Mobile Marcello Castello - è probabile che il marocchino abbia nascosto per qualche tempio la tela rubata e l’abbia smontata prima di avvolgerla nel tappeto e spedirla in patria.
In via Gherarda, all’ultimo piano, in casa di Tahir non c’è la compagna. È comprensibile: avrà trascorso la giornata cercando un avvocato e magari cercando di contattarlo in carcere. A casa restano i bambini accuditi dal fratello di lei, un minorenne. «Non so dove è andata - spiega - e non mi ha neppure detto quando torna».
In effetti, Tahir è uno sconosciuto per il vicinato. Il suo lavoro da carrellista lo portava fuori casa presto e tornava quando gli uffici erano già chiusi. «Siamo qui dal 2016 e non so chi sia - spiega una impiegata dell’ufficio di architetti che si trova la primo piano - non so cosa dire. Arriverà quando noi siamo già andati via». (c.g.)