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Nicolò Paoli "Tra la via Emilia e il mare: così nasce la mia arte"

di Maria Vittoria Melchioni
Nicolò Paoli "Tra la via Emilia e il mare: così nasce la mia arte"

Il figlio di Gino e della modenese Paola Penzo parla di sè, del suo lavoro e della sua famiglia

25 gennaio 2017
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MODENA. Gli spilli che cadevano dal tavolo di lavoro dell'atelier della nonna, sono stati i primi strumenti attraverso i quali Nicolò Paoli ha dato sfogo al suo estro creativo. Spilli che con il tempo sono diventati chiodi, spesso presenti nelle sue opere. «Ho passato l'infanzia con i miei amatissimi nonni a Modena, mia mamma Paola è modenese e da lei ho preso la fantasia e la passione per l'arte, mentre a mio padre devo la mia introversione ligure, se non altro perché sono cresciuto a Genova». Il padre in questione è Gino Paoli, il cantautore per eccellenza, una presenza che a tanti potrebbe sembrare ingombrante, ma che per Nicolò è «semplicemente mio padre». E ad un primo colpo d'occhio non possono esserci due persone più differenti: Nicolò ha profondi occhi scuri, inquieti, che brillano ogni volta che una pazza idea passa per il suo cervello in moto perpetuo. I pungenti occhi azzurri di Gino li conosciamo tutti. «La cosa strana è che quando sono a Modena, mi sento genovese con quell'aria fané che ti si attacca addosso come la salsedine, con quella malinconia che ti fa sentire solo anche in mezzo alla folla, mentre quando sono a Genova, mi sento modenese ed esce il lato più estroverso della mia personalità». Artista, fotografo, pittore, grafico. Definirlo non è facile.

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«Da sempre mi porto dentro un'inquietudine che è anche la dinamo della mia creatività. Non saprei nemmeno io come definirmi, il che potrebbe far pensare ad una crisi di identità, che in realtà non ho perché se penso a me stesso, penso ad una moltitudine di esseri appassionati che a turno prendono il sopravvento l'uno sull'altro. Così un giorno c'è il fotografo, un giorno il performer, un giorno il pittore, un giorno anche la casalinga».

Inquietudine che si riflette anche nelle sue opere, spesso prive di colore. Come mai un uso così costante del bianco e nero?

«Il bianco e il nero sono tinte definite. Non le si può alterare perché diventerebbero immediatamente o grigio o beige o panna e questa loro netta demarcazione mi infonde sicurezza. Non hanno filtro, se non quello della luce che va, con la sua intensità, ad amplificare o smorzare una sorta di pessimismo e di rigore che mi caratterizza. Trovo il bianco e nero terapeutico, una bicromia che mi permette di seminare riferimenti celati nelle mie foto, nei miei disegni. Riferimenti che solo i miei occhi hanno catturato, e che spero riescano ad essere captati anche da chi si ferma a guardare ciò che faccio. Capisco che ci voglia uno spiccato sesto senso, ma basterebbe averne anche cinque e mezzo, per capire».

In realtà il suo humour ha molto del cinismo ligure, quindi possiamo dire che il pessimismo è solo un abito che si diverte ad indossare?

«Cerco di non avere sovrastrutture, di essere il più possibile spontaneo e senza filtri ed è quello che chiedo anche alle mie creazioni che siano foto di nudo femminile, l'acqua o le piante. Viviamo già in una realtà che paradossalmente non è vera, ma frutto di maschere e ritocchi, già ho i miei bei problemi a convivere naturalmente con tutte le persone che mi porto dentro, ci mancherebbe che ne creassi di proposito».

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Oltre alle persone che si porta dentro, ce ne sono di importanti che le vivono accanto. È inevitabile fare i conti con un papà “ingombrante” come il suo...

«La contrapposizione padre/figlio l'ho capita in modo totalitario solo quando anche io sono diventato padre. Ci accomuna questa grande sensibilità amplificata che abbiamo e che riproduciamo in modi differenti, io con le arti grafiche, lui con la musica, e non possiamo fare a meno di incanalarla perché se no patiamo anche fisicamente. Da quando è arrivato Leone, cinque anni fa (avuto dalla moglie Barbara, ndr), abbiamo un rapporto più maturo. È divertente vedere come Leone plasmi mio padre e gli faccia fare tutto ciò che vuole, cosa che a me e a mio fratello non riusciva così facilmente. La costante tra i rapporti figlio/padre e nipote/nonno è che mio padre impone sempre di seguire il proprio intuito, di essere se stessi e di lasciare fluire l'amore. Credo tantissimo nell'amore, ne incanalo tanto in tutto quello che faccio e provo quasi dolore a staccarmi da questo flusso. Per questo cerco di non dare una scadenza, una data precisa alle mie opere che voglio sempre in mutamento. Così scelgo spesso il ferro per creare per la sua mutevolezza: con l'aria si ossida, con l'acqua arrugginisce, con il fuoco cambia consistenza. Senza che si rovini, ma sia in continuo divenire. Ho ereditato da mia madre Paola questa percezione delle arti manuali, che trovo essere la forma primordiale e più ancestrale di arte che l'uomo possa esprimere».

Gino ha mai scritto una canzone per lei?

«Sì una ninna nanna, ma tutte le volte che la cantava, piangevo disperato».

UN CREATIVO DAI MILLE VOLTI

 

Nicolò nasce a Mirandola nel 1980 (la madre Paola Penzo è di origine modenese) e divide la sua esistenza tra l'Emilia e Genova, città adottiva di suo padre, il famoso cantautore Gino Paoli. Dopo aver frequentato il liceo scientifico al collegio Emiliani di Genova si iscrive ad architettura, facoltà che lascia dopo soli due anni perché non in linea con il suo estro e il suo anticonformismo. Opta così per frequentare l'Accademia di Belle Arti dove può dare libero sfogo alla sua creatività che si esprime attraverso la pittura, la fotografia (prediligendo il bianco e nero al colore), la grafica, le arti plastiche e anche con performance che catturano l'attenzione dei curatori di gallerie importanti. Ha esposto in musei, spazi privati e istituzionali in Italia (Sala Dogana-Palazzo Ducale, Museo di Sant'Agostino, Genova, per il Territorio Biellese museo per l'arte contemporanea Bassano BIC2013-Silvy, Biella, Bruna Solinas Artrè galleria d'arte contemporanea, Genova, Palazzo dei Congressi di Capri, la Casa Dante Club di Napoli, Soc. bal. Fine Arts artisti, Firenze, Milano, Modena, Cremona, Venezia, Bolzano, Alessandria, Novara, Livorno, Imperia ) e all'estero nella Repubblica Ceca (Praga), Bulgaria (Sofia), Svizzera (Lugano). È stato invitato nel 2011 e nel 2012 ad esporre dipinti Affordable Art Fair a Milano, nel 2012, un lavoro fotografico a Photissima Art Fair a Torino. Una selezione delle opere di Nicolò Paoli è visibile sul suo sito personale www.nicolopaoli.com (m.v.m.)